La protesta partita da Aviano si allarga alle altre basi Usaf

Mercoledì 13 Maggio 2020
IL CASO
AVIANO Dopo la protesta delle dimissioni da parte dei rappresentati dei lavoratori per la sicurezza alla Base Usaf di Aviano, la battaglia per un lavoro sicuro non si ferma. Anzi, esce dai confini pedemontani della cittadella militare statunitense e arriva anche nelle altre basi Usa italiane. Il sindacato pordenonese dei dipendenti civili è in contatto con i colleghi delle altre quattro importanti basi americane in Italia. E si sta lavorando per intensificare il coordinamento con le strutture di Vicenza, Napoli, Sigonella e Livorno. «Nelle altre basi come sottolineano i rappresentanti sindacali avianesi Eugenio Sabelli (Cisl) e Angelo Zaccaria (Uil) la situazione non è molto diversa. Da quello che ci dicono i colleghi vi sono gestioni che non tengono conto delle regole e dei protocolli molto simili a quelle che stiamo denunciando noi». Anche se ancora in nessuna delle altre basi si è arrivati alle dimissioni in massa da parte dei rappresentanti sindacali per la sicurezza. In ogni caso il rafforzamento del coordinamento della rete sindacale delle basi americane potrebbe portare ad azioni di protesta nazionali e di denuncia direttamente al governo.
NUOVA CONVOCAZIONE
Nel frattempo il comando dello stormo di F-16 Usaf, ha convocato una nuova riunione del comitato previsto dal protocollo anti-Covid per domani. La convocazione avviene, però, con i componenti sindacali della sicurezza dimissionari. E quindi la riunione potrebbe non avere l'efficacia che è prevista dalle stesse norme del protocollo che affidano al comitato anche i compiti di verifica sull'applicazione delle regole che devono garantire la sicurezza sanitaria nei posti di lavoro. «Alla riunione fanno sapere Sabelli e Zaccaria - per senso di responsabilità noi parteciperemo. Ma ovviamente non nella veste di rappresentanti della sicurezza, ruolo dal quale come gli altri quattro nostri colleghi ci siamo dimessi per dare un segnale alle istituzioni di come all'interno della base protocolli e decreti ministeriali, in più occasioni, diventano carta straccia». Nell'incontro di domani i rappresentanti italiani ribadiranno la necessità che vengano rispettate le norme sia nei negozi interni che nella mensa. Ma anche negli uffici. «Chiederemo di lavorare in sicurezza».
La preoccupazione degli operatori italiani è anche legata all'annuncio della Regione sulle riaperture del prossimo 18 maggio. «Il nostro timore sottolinea il sindacato che chiede anche l'intervento del presidente Massimiliano Fedriga è che con le riapertura vi sia una sorta di interpretazione a maglie larghe delle nuove misure di sicurezza. Insomma, non vorremmo che fuori dalla base si riapra e si riparta in sicurezza e nel rispetto delle norme mentre all'interno, come avvenuto nella fase cruenta della pandemia, si gestisca senza l'applicazione rigorosa delle misure previste Ci risulta che siano stati annullati gli ordini di pannelli separatori in plexyglass destinati a negozi e uffici». Il sindacato denuncia poi il richiamo dallo smart working di molti addetti amministrativi. «È stato fatto senza una verifica delle condizioni, quando il decreto dice che la modalità del lavoro agile deve essere quella ordinaria fino alla fine dell'emergenza. Anche in questo caso in Base le leggi vengono interpretate a piacimento degli statunitensi».
d.l.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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