LA PROPOSTA
VENEZIA (f.rep.) L'Associazione pubblici esercizi (Aepe) chiede formalmente

Mercoledì 14 Aprile 2021
LA PROPOSTA
VENEZIA (f.rep.) L'Associazione pubblici esercizi (Aepe) chiede formalmente alle autorità di redigere insieme all'associazione regole, protocolli, linee guida «per assicurare l'apertura delle imprese, anche al sorgere di una nuova possibile ondata di contagi». Ma anche «l'elaborazione di criteri di sicurezza sanitaria ai quali i pubblici esercizi dovranno attenersi per consentire la propria regolare apertura e accogliere la clientela in completa sicurezza». Elio Dazzo, presidente Aepe, ha inviato ieri una lettera protocollata, avente come oggetto la dicitura protocollo aperture a Vittorio Zappalorto (prefetto), Luca Zaia (presidente Regione Veneto) e Luigi Brugnaro (sindaco), per far presente che sulla categoria dei pubblici esercizi è «calato il grave provvedimento dell'esecutivo nazionale la chiusura delle aziende».
«Le forzate chiusure preventive delle nostre imprese scrive Dazzo si sono dimostrate soluzione non determinante per l'andamento dei contagi, visto il loro svincolato fluttuare, slegato dalle aperture o chiusure delle imprese. Purtroppo, il proseguire dello stato di crisi, comporta una sofferenza economica insostenibile. Il prolungarsi della chiusura forzata, non supportata da sostegni adeguati e soprattutto senza alcuna cancellazione dei costi fissi aziendali, sta portando inesorabilmente al rischio di non riaprire più l'attività».
«Urge conclude - intervenire, per evitare la distruzione dell'organizzazione delle aziende e fermare i conseguenti inevitabili fallimenti, con gravissime conseguenze sulle famiglie e sulla tenuta sociale dell'intera comunità, e per non aprire la strada ad infiltrazioni malavitose verso il nostro settore». A sottolineare che è urgente e necessaria la programmazione di riaperture in sicurezza è Ernesto Pancin, direttore Aepe. «Ogni giorno di chiusura in più commenta Pancin è un pezzo di futuro che si sgretola. Fortunatamente con l'accelerare delle vaccinazioni si vede una luce in fondo al tunnel. Ma se si chiude un'altra volta la metà delle aziende salta. I nostri associati sono 750, tra bar e ristoranti. In questo tragico momento l'incertezza continua ad essere il nostro peggior nemico, perché non garantisce pianificazione futura e certezze. Dalla pandemia si esce con il contributo di tutti, non sacrificando alcune categorie considerandole untori».
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