LA POLITICA
VENEZIA «L'Unesco ha sostanzialmente ragione, anche se Venezia

Mercoledì 23 Giugno 2021
LA POLITICA VENEZIA «L'Unesco ha sostanzialmente ragione, anche se Venezia
LA POLITICA
VENEZIA «L'Unesco ha sostanzialmente ragione, anche se Venezia non può essere paragonata a Damasco o Aleppo...». Andrea Martella, ex sottosegretario Pd alla presidenza del Consiglio del governo Conte, sul Dossier Venezia ci ha speso un bel po' di suo. L'Agenzia per la laguna, l'organismo che dovrebbe governare le politiche lagunari come un Magistrato alle acque allargato, è una sua creatura che, sei mesi dopo la sua approvazione, è rimasta allo stato di infante, impaludata da veti politici e dubbi. «Quello che ha detto l'Unesco va preso nella giusta considerazione - dice Martella - Ci sono tre questioni fondamentali sulle quali bisogna agire subito: il Mose, la grandi navi e l'agenzia per la laguna. Sul Mose siamo al punto che il Cipess ha deliberato i 538 milioni per la conclusione dell'opera e il pagamento delle imprese. Il Cvn sarà liquidato, come è nella missione del commissario Massimo Miani. Sulle grandi navi, a fine mese (il 29) sarà reso pubblico il bando internazionale per il porto fuori dalla laguna, che è esattamente quello che chiede l'Unesco. Il Comune tiene il punto su Marghera, ma quella è una soluzione temporanea. L'Unesco ci chiede una soluzione definitiva e il bando va in quella direzione. I posti di lavoro del Porto? Una transizione ben gestita e seguita passo passo può dare risposte sia al nodo occupazionale che a quello della tutela e difesa della portualità commerciale e crocieristica di Venezia, alla centralità di Venezia come città portuale».
«Infine l'Agenzia - conclude Martella - è un organismo che può dare alla laguna una gestione unitaria. È statale così come è statale il Mose, ma è prevista una ampia rappresentanza degli enti locali. È la cabina di regia politica e tecnica per la gestione della laguna. Anteporre a questa prospettiva per il futuro di Venezia, interessi di parte, impuntature su nomi e cariche, è veramente controproducente. Gli strumenti per adempiere alle raccomandazioni dell'Unesco, insomma, ci sono».
IL PD
Un tema, quello dell'Agenzia, rilanciato anche dal Pd Metropolitano. La commissaria Lia Quartapelle e il Segretario comunale Giorgio Dodi lanciano un appello a Parlamento e Governo. «Non c'è tempo da perdere - dicono - il rischio è che il prossimo inverno Venezia subisca danni ancora più gravi dal punto di vista ambientale. Chiediamo di far partire con la massima urgenza l'Autorità per la laguna, istituita nell'agosto del 2020, nominandone gli organi per avviare rapidamente le tecnostrutture necessarie alla sua operatività, anche acquisendo il personale già attivo presso il concessionario e le società da esso controllate. Chiediamo di trasferire all'Autorità per la laguna di Venezia tutti i fondi necessari al completamento e alla correzione del sistema Mose e alla realizzazione delle opere complementari previste - commenta Lia Quartapelle - in modo che sia questa a provvedere a saldare le imprese che hanno realizzato con incarichi successivi al 2015 le opere o loro porzioni trasferite all'Autorità. Fondamentale, infine, avviare il Centro internazionale di studi sui cambiamenti climatici a Venezia, previsto per legge e il cui finanziamento è già stato stanziato con la Legge di Bilancio 2020, magari prevedendo che abbia sede in Arsenale».
CINQUESTELLE
La senatrice 5Stelle, Orietta Vanin, evidenzia invece che le ragioni dell'ultimatum Unesco «stanno tutte nella evidente e perpetrata incapacità delle autorità, locali e nazionali che si dovranno prendere la responsabilità di non aver saputo gestire la città più bella del mondo e il suo fragilissimo ecosistema, favorendo scelte scellerate in modo diametralmente opposto ai parametri per i quali Venezia e la sua Laguna è stata eletta a Patrimonio dell'Umanità».
«Da anni - aggiunge - mi batto affinché Venezia e la sua Laguna siano rispettate, e perché si ponga termine allo sfruttamento sconsiderato messo in atto da decenni, perché il suo ecosistema lagunare non sia ulteriormente violentato e alterato per sempre, perché si scelgano politiche turistiche più idonee alla fragilità dell'ecosistema veneziano, perché la sua identità culturale sia preservata e non svenduta alla più becera globalizzazione. Venezia non è una infrastruttura bensì un ambiente complesso. Come tale va tutelato perché è patrimonio del mondo».
FRATELLI D'ITALIA
Dal fronte centrodestra, infine, Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale, afferma che «il rapporto dell'Unesco su Venezia non può passare inosservato e certifica l'irresponsabilità di tutti i governi che si sono succeduti nell'ultimo decennio: è chiaro che ora il Governo dovrà agire con urgenza per dare risposte non solo al tema delle grandi navi, ma anche a tutti quegli appunti mossi all'Italia nel documento».
«Per le grandi navi - aggiunge Speranzon - c'è comunque già una bozza di accordo e già dal 2017 il Comitatone aveva deciso di dirigerle a Porto Marghera. Fratelli d'Italia è stata l'unica in Parlamento a votare a favore del mantenimento del porto in laguna individuando Porto Marghera come soluzione alternativa: non si pensi comunque, come vorrebbe il ministro Franceschini del PD, ad allontanare le navi da Venezia per dirottarle su altri porti, dando un'altra mazzata alla nostra economia dopo quelle dell'aqua granda e del Covid.
Il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia crede fermamente che Venezia debba restare home port crocieristico, e come già fatto per gli aeroporti veneti ci batteremo per difendere l'arrivo dei croceristi a Venezia, in questo caso Marghera».
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