LA MISSIVA
ROMA Conferma dei numeri già inseriti nel Draft Budgetary Plan

Lunedì 22 Ottobre 2018
LA MISSIVA
ROMA Conferma dei numeri già inseriti nel Draft Budgetary Plan (Dpb) inviato a Bruxelles una settimana fa, e riepilogo della manovra di bilancio costruita dal governo, con particolare insistenza sulla sua capacità di spingere la crescita grazie agli investimenti e alle altre misure messe in cantiere. Non conterrà particolari novità né svolte la lettera che stamattina parte da Via Venti Settembre destinata alla commissione europea. L'eventualità di una qualche concessione in materia di deficit è stata valutata dal governo ma rapidamente accantonata in nome di preoccupazioni politiche. Nessuna marcia indietro insomma e questo vuol dire - lo stesso esecutivo ne è ben consapevole - che la decisione europea sarà rapida e sfavorevole al nostro Paese, per il quale inizierà il percorso verso la procedura per disavanzo eccessivo. Un percorso destinato comunque ad incrociarsi con gli appuntamenti politici della prossima primavera, in particolare il voto per il Parlamento di Strasburgo e il possibile cambio degli equilibri nella commissione stessa.
L'ARGOMENTAZIONE
Come anticipato in queste ore da Conte e Di Maio, il ministro tenterà di controbattere l'affermazione di Dombrovskis e Moscovici, secondo cui la posizione italiana rappresenta una deviazione «senza precedenti» dalle regole europee. L'argomentazione è questa: il disavanzo tendenziale per il 2019 indicato ad aprile dal precedente governo allo 0,8 per cento del Pil ma questa percentuale era già salita all'1,2 per effetto della minor crescita e economica e dell'aggravio della spesa per interessi, derivante dall'aumento dei rendimenti. Aggiungendo i 12,5 miliardi necessari per annullare gli incrementi delle aliquote Iva si arriverebbe in prossimità del 2 per cento, quindi lo spazio in più che l'Italia si è presa equivale solo ad uno 0,4-0,5 per cento di Pil.
Dal punto di vista della commissione però le cose stanno un po' diversamente: la contestazione riguarda non il livello assoluto dal deficit ma la distanza tra l'impegno preso dal nostro Paese (migliorare il bilancio strutturale dello 0,6 per cento tra 2018 e 2019) e il numero contenuto nel Dpb, che indica al contrario un peggioramento dello 0,8. Il disavanzo strutturale viene calcolato al netto dell'andamento del ciclo economico e delle voci una tantum. Per Bruxelles non è poi rilevante il costo della cancellazione degli aumenti Iva, perché sarebbe toccato al governo italiano sostituirli con altre misure.
LE MISURE
Saranno poi ricordate le ragioni della scelta fatta: la bassa crescita italiana che impone uno sforzo più intenso di quello messo in campo negli anni precedenti. Verrà ribadita la fiducia nella possibilità di spingere la crescita all'1,5 per cento attraverso i nuovi investimenti e le misure a favore della popolazione in difficoltà, come il reddito di cittadinanza. Il ministero dell'Economia confermerà quindi la volontà di collaborazione con le istituzioni europee, nell'ambito di quel dialogo costruttivo evocato anche dai due commissari. E a riprova della volontà italiana di non abbandonare nel medio periodo il risanamento dei conti verrà citata la prevista discesa del debito pubblico, che dal 130,9 per cento atteso alla fine di quest'anno dovrebbe calare al 130 e poi ridursi ancora.
Al momento di inviare la propria risposta, Giovanni Tria avrà anche un quadro della reazione dei mercati finanziari agli eventi di queste ultime ore. Una reazione che secondo le attese degli analisti non dovrebbe essere particolarmente violenta.
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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