LA MANIFESTAZIONE
SACILE «Viva la libertà, viva il lavoro». E

Mercoledì 28 Ottobre 2020
LA MANIFESTAZIONE
SACILE «Viva la libertà, viva il lavoro». E la piazza, fino a quel momento silenziosa, si scoglie in un applauso. C'è anche qualche lacrima, che dagli occhi si asciuga sul bordo delle mascherine. E un cartello: «Riaprite la pizzeria di papà». Lo tiene tra le mani un bimbo, è quasi più grande di lui, in tutti i sensi. È potente, più di un lacrimogeno o di una molotov, tutte cose che non servono. Sono le immagini e i suoni della prima vera protesta contro le chiusure anticipate imposte dall'ultimo Dpcm. Arrivano da piazza del Popolo, Sacile. Una cittadina che sul commercio ha fondato la sua fortuna. E che oggi respira a fatica.
IL SIT-IN
Erano in duecento, ieri pomeriggio. Ristoratori, baristi, dipendenti dei locali. Ma anche cittadini. Una protesta pacifica, nemmeno un corteo. Una presenza silenziosa ma significativa. «Dopo il 18 maggio - spiega Salvatore Staiano, titolare del Madeira e organizzatore del sit-in - avevamo una carica incredibile. Abbiamo investito epr adeguarci, rispettando le norme, ma adesso richiudiamo. È una mazzata». «Non vogliamo sussidi, ma lavoro. Se avessi voluto vivere di sussidi, avrei insegnato a mio figlio a non lavorare», ribatte la titolare del ristorante Fassina di Fontanafredda. Più lontano un gruppo di bariste. Hanno appena finito il turno di lavoro, le loro colleghe stanno pulendo i dehors del bar in piazza del Popolo. «Temiamo che il nostro settore possa morire - dicono - e quindi di rimanere senza un lavoro, senza un reddito». Ci sono anche tanti semplici cittadini. «Mi si stringe il cuore - spiega una donna -, tutte queste persone hanno lavorato sodo e adesso rischiano. Dobbiamo essere dalla loro parte». Alla protesta si unisce anche il sindaco, Carlo Spagnol. E lo fa con un messaggio forte, che arriva dal palazzo del municipio, due finestre più in alto rispetto ai duecento ristoratori in piazza. «Se sarà necessario - dice Spagnol - andremo a protestare fino a Roma. Io sono dalla vostra parte senza esitazioni - prosegue -, perché i provvedimenti presi domenica ed entrati in vigore lunedì sono eccessivi, sia per un territorio come il nostro che per una categoria come quella dei ristoratori, già duramente colpita dalla pandemia e dai divieti. Abbiamo avuto una settimana per metabolizzare i primi limiti e subito dopo è arrivata un'altra stretta. È stato un colpo decisamente basso».
I MESSAGGI
I primi manifestanti sono arrivati in piazza del Popolo con dei cartelli gialli. «Difendiamo il nostro diritto al lavoro». «Non ci hanno chiuso, ma socchiuso». «Avete abolito l'articolo 1 della Costituzione». Questi alcuni dei messaggi comparsi tra i manifestanti. E poi quello già citato, scritto da un bimbo.
LE INIZIATIVE
Ma in realtà in provincia c'è anche qualcosa di più grosso che bolle in pentola. Nelle chat che riuniscono i principali ristoratori di Pordenone e circondario, infatti, si sta facendo largo un'idea forte, lanciata da alcuni membri della Confcommercio: venerdì, infatti, tanti ristoranti di Pordenone potrebbero tenere aperto oltre le 18 per lanciare un messaggio ancora più potente di quello affidato alle singole manifestazioni. Sono in corso riunioni continue e nelle prossime ore si saprà se l'idea andrà in porto. Intanto il titolare del King Pub, sempre a Pordenone, conferma la sua volontà di tenere aperto il locale oltre le 18. Lo farà molto probabilmente domani sera. «Pagherò volentieri la multa», ha ribadito. Il clima resta caldo, anche in una provincia definita come sonnolenta.
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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