La mamma accusa il paese: «Sapevate com'era andata»

Giovedì 14 Settembre 2017
LECCE - «Lo sapevate, lo sapevate tutti che lui l'aveva ammazzata». Non si dà pace mamma Imma Rizzo. Aveva provato in ogni modo a convincere sua figlia Noemi, 16 anni, che era meglio lasciarlo perdere quel ragazzino che l'amava in maniera così morbosa. Che non voleva uscisse con altri, che frequentasse gli amici, soprattutto che la picchiava. Perché mamma Imma prima dell'estate aveva provato anche a denunciarlo L.M., il fidanzatino-assassino. Ma senza risultati. Davide, il cugino di Noemi, continua a gridarlo: «Noemi era una vittima, lui la picchiava, adesso deve pagare». Mamma Imma ha un malore nel palazzo della prefettura di Lecce dove ieri intorno alle 13 era andata per seguire le ricerche e dove invece ha appreso la terribile notizia: il corpo di Noemi era stato ritrovato in un campo a Castrignano del Capo, sepolto dalle pietre, di quelle usate nel Salento per comporre i muri a secco tra un podere e l'altro. Il fidanzatino di Noemi aveva confessato. In paese, a Specchia, cinquanta chilometri a sud di Lecce, Imma e chiusa in casa con la figlia più grande Benedetta. Il piccolo centro di case bianche, cinquemila anime, è sprofondato nel dolore.
«Ho visto Noemi per l'ultima volta il sabato precedente alla scomparsa - dice singhiozzando il nonno, Vito - era tranquilla». L'uomo piange quasi costantemente, cerca di darsi forza appoggiandosi al muro di un'abitazione, a pochi metri da quella della sua nipote, e fuma nervosamente un piccolo sigaro. A chi gli mette una mano sulla spalla per consolarlo, lui risponde: «La forza prima o poi se ne va». Scuote la testa quando gli si dice che la mamma di Noemi aveva denunciato per due volte per violenze il fidanzato di sua nipote. «L'ho visto solo una volta» ricorda, forse pensando se avrebbe mai potuto fermarlo.
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