La madre di Teresa in aula con Giosuè: cerco di ignorare chi ha ucciso mia figlia

Sabato 8 Dicembre 2018
La madre di Teresa in aula con Giosuè: cerco di ignorare chi ha ucciso mia figlia
LE MADRI
TRIESTE Due madri, un unico indicibile dolore. In aula sono sedute una accanto all'altra, poco distante c'è Giosuè Ruotolo, il giovane condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso Teresa Costanza e Trifone Ragone. «Cerco di ignorarlo - afferma Carmelina Parello, la mamma di Teresa - È difficile avere davanti l'assassino di mia figlia». Il Natale che si avvicina acuisce il dolore. «Durante le udienze si rivive tutto, però ci facciamo forza, vogliamo essere presenti perchè i nostri figli devono avere giustizia - afferma cercando con lo sguardo il marito Rosario Costanza - I ragazzi stavano vivendo la loro vita, erano tranquilli, felici nel loro nido d'amore e non è giusto quello che gli è successo, meritano giustizia». Anche per i fratelli di Teresa le udienze sono motivo di ulteriore sofferenza. «Sono molto impegnati con il lavoro e non riescono ad essere presenti, veniamo noi, bastiamo noi», spiega la madre. Racconta di come sia difficile andare avanti. «Teresa manca, Teresa non tornerà mai più e ne siamo consapevoli - spiega - Adesso viene Natale, dovrebbe essere un momento di festa, rientra mio figlio più grande che lavora all'estero, ma non sarà una festa vera perchè la famiglia non è completa. Per noi è un dolore che non finirà mai, i veri condannati siamo noi... ce l'abbiamo noi la condanna».
Eleonora Ferrante, molto credente, nella preghiera è riuscita a reprimere la rabbia e trovare la forza di perdonare, anche se spesso i toni nei confronti di Giosuè sono molto aspri. Ha viaggiato tutta la notte in corriera per arrivare a Trieste in tempo per l'udienza e al termine è subito ripartita alla volta di Bari. Stinge le mani ai suoi legali, grata per le puntualizzazioni fatte alla Corte. «Sono certa che Trifone e Teresa avranno giustizia anche in terra, oltre alla giustizia divina - afferma - Sono qui, anche con grande difficoltà perché sto viaggiando con mezzi pubblici, perché devo rappresentare mio figlio. Mio figlio c'è, ma non si vede, fisicamente lo rappresento io, sono la sua incarnazione. Ho notato che la mia vita è molto cambiata, Trifone mi ha dato una grande eredità morale: ho sempre il sorriso sulle mie labbra».
I legali della famiglia Costanza ieri hanno ricordato come Teresa, una ragazza che amava studiare e si impegnava a fondo nel lavoro, fosse un punto di riferimento per la famiglia «Era il sole che illuminava la casa. Il padre che doveva portarla all'altare, l'ha invece accompagnata in cimitero», ha detto l'avvocato Carla Sgarito. Durante la discussione le vite delle vittime sono stati messe in contrapposizione con quelle di Ruotolo e della sua fidanzata: Teresa e Trifone si impegnavano sul lavoro e stavano progettando una vita assieme, volevano formare una famiglia; Giosuè e Mariarosaria molestavano Teresa con messaggi pieni di cattiveria che hanno rischiato di mandare all'aria il fidanzamento con Trifone e sarebbero stati poi all'origine dell'esecuzione avvenuta il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport, quando sei colpi di pistola Beretta 7,65 sono stati esplosi contro Teresa e Trifone.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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