La guerra in Libia

Mercoledì 17 Aprile 2019
IL CASO
ROMA Per i vertici militari e per il ministero della Difesa è uno «sconfinamento». Perché è anche a loro che il ministro dell'Interno Matteo Salvini si è rivolto con l'ultima direttiva Antiterrorismo: è l'ennesimo corto circuito nel governo. Per il titolare del Viminale l'occasione era imperdibile: l'allarme terrorismo che arriva da Tripoli, «con 400 soldati dell'Isis già fermati a Misurata e 800mila persone pronte ad arrivare sulle nostre coste», e la contestuale richiesta francese di prorogare la chiusura delle frontiere con l'Italia, sono l'assist per una nuova direttiva che blindi i porti italiani. Poco importa se le cifre e la minaccia di Tripoli sono già stati letti dall'intelligence come una richiesta di armi e la Francia ha sospeso Schengen dal 2015: l'ordine è per tutti e arriva nel giro di qualche ora. Anche se è limitato all'unica ong di casa nostra, la Mediterranea Saving Human, salpata con la nave Mare Jonio sei giorni fa da Marsala. Le quattro pagine sono destinate al capo della Polizia, ai comandanti generali di Carabineri e Guardia di Finanza, ma anche al capo di Stato maggiore della Marina, al comandante della Guardia costiera e al capo di stato maggiore dell'Esercito. Pasticcio istituzionale. Marina ed Esercito dipendono dal ministero della Difesa. Dicastero Cinquestelle in mano ad Elisabetta Trenta. E il primo segnale che la tensione sta per diventare scontro lo dà una dichiarazione di Luigi Di Maio: «Se veramente abbiamo il problema di 800mila migranti in Italia, di certo non li fermi con una direttiva che nessuno ha mai ascoltato». E continua: «Se vogliamo aiutare l'Italia molliamo quei Paesi che non accolgono i migranti, invece di allearci con essi», come fa Salvini, «da Orban in giù».
LA DIRETTIVA
Il provvedimento riguarda la Mare Jonio, già arrivata in acque internazionali davanti alla Libia. «L'intimazione», rivolta «alle autorità militari e di polizia», prevede che si debba «vigilare» affinché il comandante e la proprietà della nave si attengano «alle vigenti normative nazionali ed internazionali» per quanto riguarda il coordinamento dei soccorsi, per l'idoneità dei mezzi impiegati e per il rispetto delle «prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate» ad intervenire, vale a dire la Guardia Costiera libica.
LA POLEMICA
L'irritazione per lo sconfinamento del Viminale non viene celata: «È stata superata una linea rossa», commentano dalla della Difesa. «Una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica - dicono fonti dello Stato maggiore - Quel che è accaduto è gravissimo perché viola ogni principio, ogni protocollo e costituisce una forma di pressione impropria nei confronti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. Non è che un ministro - proseguono - può alzarsi e ordinare qualcosa a un uomo dello Stato. Queste cose accadono nei regimi, non in democrazia. Noi rispondiamo al ministro della Difesa e al Capo dello Stato, che è il capo Supremo delle Forze armate». Salvini rispedisce le accuse al mittente: «Siamo tranquillissimi perché il Viminale è la massima autorità per la sicurezza interna. Quindi la direttiva sui porti è doverosa, oltre che legittima, a fronte di un pericolo imminente».
L'ALLARME
Il messaggio che lunedì Fayez Al Serraj aveva consegnato a Giuseppe Conte, Ahmed Maitig, il suo vice, lo ha ribadito ieri mattina a Salvini: l'Italia sostenga con più convinzione il governo di Tripoli e la smetta con la politica del dialogo inclusivo con Khalifa Haftar. Perché il generale della Cirenaica «ormai ha fallito, abbiamo bloccato il suo blitz». E soprattutto perché c'è «il concreto rischio di una guerra civile». L'allarme, secondo Serraj, riguarda la partenza di almeno 800mila persone. Maitig alza il tiro: «È una cifra per difetto», profughi pronti a sbarcare sulle coste italiane, insieme a plotoni di foreign fighter dell'Isis, attualmente rinchiusi nelle prigioni di Misurata. Numeri iperbolici agitati, secondo l'Intelligence, per convincere l'Italia a inviare armi e a intervenire militarmente. Ma la preoccupazione per le infiltrazioni, tra le poche migliaia di persone che potrebbero effettivamente partire, secondo gli 007, che da anni paventano un simile rischio, è concreta. «Abbiamo preso 400 terroristi, ma potrebbero fuggire in Italia approfittando del caos», ha avvertito il braccio destro di Al Serraj.
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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