LA GIORNATA
ROMA Nelle quaranta pagine di contratto di governo c'è un punto

Giovedì 17 Maggio 2018
LA GIORNATA
ROMA Nelle quaranta pagine di contratto di governo c'è un punto a cui sia Lega che Cinquestelle tengono molto: le autonomie. «Verrà sancito un nuovo patto tra la Repubblica e la sua Capitale, restituendole nuova e definitiva dignità», si legge nel contratto.
SCOMPIGLIO
Non c'è più, invece, l'uscita dall'euro che era presente fino a domenica scorsa e che aveva gettato lo scompiglio che poi si è riflesso nella reazione nervosa dei mercati ieri: Piazza affari che sfiora quasi un calo del 3% e poi chiude bruciando il 2,3% e lo spread che sfonda il 150, balzando di quasi 20 punti in un giorno. «Più ci attaccano, più ci motivano!», ha reagito Di Maio. Da Bruxelles, già l'altro ieri, erano arrivati forti moniti dei commissari UE. Ieri invece il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha detto: «L'Ue non sarebbe completa senza l'Italia. Amo questo Paese, amo il suo genio, ma non farò commenti sul processo politico in corso. Vediamo quale sarà il risultato e poi commenteremo».
«Ai risparmiatori diciamo: state sereni», dice il deputato leghista Claudio Borghi. Il nodo del debito pubblico va risolto secondo M5S e Lega ma non con il rigore. Il deputato pentastellato Stefano Buffagni riassume la situazione citando Winston Churchill: «Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico».
L'INCONTRO
Ma, attenzione, il contratto di governo è ancora una bozza. Deve essere vidimato dai leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio che ieri in serata si sono incontrati anche per parlare di chi potrà rivestire il ruolo di premier. Su questo la trattativa andrà avanti a oltranza. Il vertice serale di ieri è durato circa tre ore: al vaglio tutti i nomi in ballo per Chigi. Ieri è circolata la seconda, ennesima bozza poi dichiarata «superata». Dal Colle hanno fatto sapere che «il presidente non guarda bozze ma testi definiti, frutto delle responsabilità dei partiti che concludono accordi di governo». Sergio Mattarella attende quindi, senza stressare, al massimo per lunedì il nome del candidato premier con un occhio ai programmi e alla loro credibilità. Nella bozza c'è la richiesta di scorporo dal computo del rapporto debito-Pil dei titoli di stato di tutti i Paesi europei ricomprati dalla Bce. E poi il taglio delle pensioni d'oro, ma solo quelle derivanti da retributivo, c'è la revisione della legge Fornero, i rimpatri più facili, il reddito di cittadinanza e la flat tax ma anche nuovi temi complicati su cui dovranno decidere i leader come i vaccini o la Tav. Sui vaccini non si mette in discussione il decreto Lorenzin ma si parla di affrontare «la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all'istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale a causa delle ultime disposizioni». La proposta è identica al disegno di legge presentato proprio ieri dal senatore leghista Paolo Arrigoni. Nel contratto c'è anche un codice etico per i membri del consiglio dei ministri: via se hanno condanne, se sono massoni o sono in conflitto di interessi con «la materia oggetto di delega».
CONFLITTO
Le due visioni non combaciano alla perfezione e lo si intuisce dalla vaghezza con cui sono trattati alcuni temi: l'immigrazione, la sicurezza, le grandi opere, il fiscal compact e, non ultimo, il conflitto di interessi. Sull'Europa il contratto è un abile lavoro di parole che tradisce comunque la forte impronta euroscettica. «Quello che si chiede è una procedura ordinata qualora qualcuno volesse uscire dall'euro», spiega il leghista Claudio Borghi. Oggi Di Maio sarà in Brianza e visiterà Sergio Bramini, l' imprenditore fallito per colpa dello Stato, eletto a vittima simbolo da Matteo Salvini. Gianluigi Paragone, senatore M5S, ha già chiesto ai due leader di portarlo al governo come consulente.
Stefania Piras
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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