La Francia respinge tutte le accuse Ma resta il patto segreto con Haftar

Mercoledì 5 Settembre 2018
La Francia respinge tutte le accuse Ma resta il patto segreto con Haftar
LA POLEMICA
PARIGI «Gli sforzi della Francia non sono diretti contro nessuno, tantomeno contro l'Italia, di cui sosteniamo l'iniziativa di organizzare una nuova conferenza su questo dossier importante per i nostri due paesi»: il dossier è la Libia, chi parla è una fonte del Ministero degli Esteri francese, che davanti alle accuse di Salvini, risponde ricordando che appena sabato scorso, Roma ha sottoscritto un comunicato congiunto con Parigi, Londra e Washington, dunque in perfetta sintonia sulla questione, per «condannare fermamente la continua escalation di violenza a Tripoli e dintorni» e invitare tutte le parti ad astenersi «da qualsiasi azione che possa mettere in pericolo il quadro politico stabilito con la mediazione dell'Onu». La Francia agirebbe dietro le quinte per i propri interessi? «La posizione francese è di sostegno agli sforzi delle Nazioni Unite per una soluzione politica della crisi» ha aggiunto il Quai d'Orsay, facendo riferimento alle due riunioni organizzate per iniziativa di Macron nel luglio del 2017 alla Celle-Saint-Cloud (senza l'Italia) e poi a maggio, all'Eliseo, anche con l'Italia.
IL PATTO CON IL GENERALE
Ma in realtà, la nota ufficiale non può cancellare il rapporto molto stretto tra Parigi e Khalifa Haftar, l'ex generale dato per morto qualche mese fa e invece tornato più forte di prima. Ci sarebbe lui, infatti, dietro l'attacco al governo di Serraj, con il doppio obiettivo di mettere in difficoltà l'Italia sul fronte migranti e su quello del petrolio. Il patto sotterraneo dunque resiste. E le dichiarazioni di ieri non possono farlo scomparire.
«La Francia ha aggiunto di nuovo il funzionario del ministero agisce con l'insieme dei paesi coinvolti con la crisi libica, che si tratti dei paesi vicini, Algeria, Tunisia, Ciad, Egitto, o il Regno Unito, gli Stati Uniti e naturalmente l'Italia», tutti paesi, ha ricordato, presenti alla conferenza a Parigi del 29 maggio in cui è stata stabilita una road map che dovrebbe portare alle elezioni in Libia il 10 dicembre. Una road map che però anche in Francia sembra sempre più difficile da rispettare, vista soprattutto la situazione di scontri e violenze sul campo e il ritardo nell'organizzazione (soltanto il 50 per cento degli elettori libici si sarebbe iscritto sulle liste elettorali e più che incerta resta la questione della protezione e organizzazione dei seggi).
PUGNO DURO
Su questo, però, Macron, tiene duro, e il 27 agosto, davanti agli Ambasciatori riuniti all'Eliseo, ha ripetuto la determinazione a «far rispettare gli accordi di Parigi». «Credo profondamente al ripristino della sovranità libica e all'unità del paese, è un elemento essenziale per stabilizzare l'intera regione» ha detto Macron, proprio mentre a Tripoli esplodevano i primi scontri tra le milizie. Il presidente francese ha definito «decisivi i prossimi mesi», quando sarà necessaria la totale «mobilitazione per sostenere il lavoro dell'inviato speciale delle nazioni Unite Ghassan Salamé».
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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