LA FAMIGLIA
VIGONZA «Luca ama conoscere ed esplorare il mondo e tutto quello

Sabato 5 Gennaio 2019
LA FAMIGLIA
VIGONZA «Luca ama conoscere ed esplorare il mondo e tutto quello che ci sta dentro. Ma non dimentica mai la sua famiglia e, soprattutto, i suoi fratelli. Sono giorni di grande preoccupazione e angoscia per tutti noi». Con il cellulare sempre in tasca, Nunzio Tacchetto, ex sindaco di Vigonza e ora presidente del consiglio comunale, anche se sono giorni di ferie per le festività natalizie si tiene occupato con qualche lavoro nei campi. Un modo per scaricare la tensione. Con lui c'è anche Marta, una delle due figlie, che lo aiuta. Ma è il loro pensiero va sempre a Luca, il figlio e fratello che sembra inghiottito nel nulla, svanito in Burkina Faso dal 15 dicembre. Con lui viaggiava anche una ragazza originaria del Canada, Edith Blais, 34 anni, che Luca aveva conosciuto qualche tempo fa proprio durante un viaggio in Canada.
IL RACCONTO
«Luca è partito il 20 novembre da qui, da via Luganega, con la Renault Megan Scenic che avevamo fatto mettere a posto proprio per il viaggio. Il giorno prima aveva festeggiato il compleanno per i suoi 30 anni - racconta il papà Nunzio, indicando ancora i festoni appesi in sala e le foto scattate con la polaroid proprio quel giorno -. Io avrei preferito che affrontasse il viaggio in aereo, ma lui ha deciso di andare in auto». Luca ed Edith erano diretti verso la capitale Ouagadougou del Burkina Faso ma la loro destinazione finale era il Togo. «Luca doveva collaborare con un amico franco tongolese conosciuto l'anno scorso in California nella realizzazione di un villaggio in Togo prosegue Tacchetto -. E proprio per questo aveva scelto di partire in auto; doveva arrivare per i primi di gennaio e fermarsi per un mese. Prima di scomparire aveva già fatto 9 mila chilometri e ne mancavano mille. I posti più critici e pericolosi li aveva superati e c'è una sola strada che dal Burkina porta in Togo. Dopo l'ultimo messaggio con una foto ricevuto il pomeriggio del 15 dicembre, non abbiamo più avuto sue notizie».
LA SORELLA
Da Vigonza, Luca ha fatto tappa in Liguria per salutare alcuni amici, poi è passato a Tolosa a salutare la sorella Marta che studia nell'università francese; da qui ha proseguito per la Spagna, poi ha passato lo stretto di Gibilterra, è arrivato a Casablanca in Marocco, poi Mauritania, Mali e infine Burkina Faso. «In uno degli ultimi messaggi Luca mi ha detto che avevano conosciuto alla frontiera Mauritania-Mali un francese sposato con una donna del Burkina ed erano stati invitati a cena da loro continua Tacchetto e mi ha mandato una foto. E poi più niente. Non riusciamo a capire cosa sia accaduto, e come sia possibile che siano svaniti nel nulla. Io sono molto preoccupato. Continuiamo a chiamare il numero del suo cellulare ma scatta sempre la segreteria. Sarei partito immediatamente per andare in Burkina, ma poi ne abbiamo parlato in famiglia e abbiamo deciso di muoverci con i carabinieri e la Farnesina».
L'ATTESA
Ad attendere notizie dal Ministero degli Esteri ci sono anche la moglie Rosanna, e i figli Tommaso, 26 anni che studia in Australia; la gemella di Luca, Eleonora; e Marta, 23 anni che studia in Francia. «Prima di partire avevamo ospitato qui anche la ragazza canadese perché doveva farsi i vaccini. Edith ha la qualifica come cuoca e per diletto fa la pittrice, e come ricordo e regalo per l'ospitalità che le abbiamo dato ci ha realizzato due murales sulla parete della sala: uno rappresenta le montagne del Canada, e l'altro è un tramonto africano - conclude Nunzio Tacchetto -. Io e la mia famiglia stiamo vivendo giorni angoscianti. Tutti ci incoraggiano e ci dicono di aver fiducia, ma è davvero dura: Luca è uno spirito libero, ama viaggiare e scoprire il mondo, ma non ci avrebbe mai lasciato tutti questi giorni senza dare notizie di sé. In questi giorni abbiamo avuto modo di verificare, tramite la Farnesina e le forze dell'ordine, che di Luca e di Edith non ci sono tracce negli ospedali della zona, e nemmeno nelle carceri. Quindi davvero la situazione è molto complicata, perché non si riesce a capire cosa sia potuto accadere. Non c'è nessuna traccia nemmeno dell'auto».
Lorena Levorato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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