L'ultima foto con i colleghi «Chiara e Matteo, i più bravi»

Lunedì 16 Dicembre 2019
L'ultima foto con i colleghi «Chiara e Matteo, i più bravi»
NOVENTA DI PIAVE
Chi fuma nervosamente, chi ha in mano una tazza di tè caldo, chi parla piangendo al cellulare. Sono sul retro dello stabile che ospita il Roadhouse - la nota catena di ristoranti specializzati in carne alla brace - a Noventa di Piave, di fronte all'uscita del casello dell'A4, a due passi dell'outlet e dal centro cittadino. Non si danno pace. Si abbracciano. Si consolano, si disperano. Tra meno di mezz'ora, a mezzogiorno orario ufficiale di apertura, devono iniziare il turno: non si chiude nemmeno di fronte al fatto che due di loro sono morti nella notte. Già perché Chiara Brescaccin, 23 anni di Noventa, e Matteo Gava, 20 anni di Salgareda, erano loro colleghi. E loro sono stati gli ultimi a vederli in vita. Li avevano salutati da poco. Forse 15, venti minuti prima.
«Eravamo andati tutti insieme a mangiare alla Tana del Luppolo a San Donà - racconta Anna, gli occhi gonfi, la voce che trema - una piccola festa per Eugenia, un'altra collega che dopo oggi (ndr ieri per chi legge) cambia sede di lavoro. Se avevamo bevuto? Ma no, al massimo una birra. Chiara e Matteo erano bravissimi, non avrebbero fatto del male a una formica. Matteo aveva lasciato la sua macchina qui al parcheggio e Chiara lo stava riportando a prenderla, e poi sarebbero andati a casa. Poco fa sono venuti i suoi genitori a ritirarla. Erano distrutti».
L'ULTIMA FOTO
«Matteo e Chiara erano i più bravi di noi» aggiunge Diana, mostrando quelle che nessuno mai avrebbe potuto immaginare essere le ultime foto di Chiara e Matteo sorridenti come sempre. Matteo spicca in tutte perché è il più alto. La più bella è quella quando sono ancora a tavola: «Guardi come sono felici, la prenda, la pubblichi pure».
In quel momento arriva Rupi, non sa ancora nulla. Le dicono: «Oggi sarai sola in cucina». Lei sgrana gli occhi grandi e neri: «Matteo e Chiara non ci sono più». Stenta a realizzare. Poi c'è solo spazio per le lacrime. «Matteo era il griglista esperto, e Chiara invece era la cuoca - spiega Ilaria - due colonne del locale, due punti di riferimento preziosi e non solo dal punto di vista professionale. Non a caso avevano un contratto di assunzione a tempo indeterminato. Erano qui dall'inaugurazione, vale a dire da agosto. In tutto siamo una ventina, dai 18 ai 25 anni. E siamo tutti amici, abitiamo in zona. Chiara era di Noventa ma si era trasferita da poco a Eraclea con il compagno, avevano acquistato casa, c'era il mutuo da pagare». E ancora Diana: «Di Chiara sapevamo tutto. Le piaceva parlare di sé, delle sue aspirazioni e aspettative. Matteo invece era più discreto ed era sempre pronto a dare una mano a tutti».
AL LAVORO
Mezzogiorno è arrivato. Indossano la divisa e il sorriso di ordinanza. Per le ragazze anche un po' di trucco aiuta a nascondere i segni del dolore. All'ingresso c'è già la fila di gente che aspetta per entrare e pranzare. Sono i clienti più mattinieri dell'outlet, dall'altra parte del grande rondò, e dell'attiguo centro commerciale con Diffusione tessile e Calzedonia, ma anche gli ospiti del vicino polo alberghiero.
Nel giro di poco più di trenta minuti tutti i tavoli sono occupati e chi si siede per ordinare, scegliendo dal variegato menù, trova la solita gentilezza e la solita disponibilità. Chissà se qualcuno si accorge degli sguardi velati e vuoti di cameriere, camerieri e cassieri. Il business va avanti. Si fermerà il giorno dei funerali.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci