L'OMICIDA
MESTRE «Il mio cliente è distrutto, disperato. Tra l'angoscia

Lunedì 6 Luglio 2020
L'OMICIDA
MESTRE «Il mio cliente è distrutto, disperato. Tra l'angoscia per ciò che è accaduto e il dolore all'arto ferito (una pallottola gli ha trapassato la mano sinistra, fratturandola; prima di finire in cella è stato medicato e ingessato, ndr.) non ha chiuso occhio. Non si capacita di ciò che è successo; dice che non voleva far male a nessuno, che non ha nemmeno toccato l'arma che si era messo alla cintura, che l'unico ricordo che ha è di lui accanto a Baldan, che chiede aiuto, che cerca di rianimarlo. E ripete: Non doveva finire così».
Parla l'avvocato Tiziana Nordio, difensore di Simone Meggiato, il 51enne che poco dopo la mezzanotte di venerdì ha ucciso il coetaneo Andrea Baldan, ex-marito della sua compagna (da circa un anno), Gemma.
«Conosco Simone da 25 anni: è una persona seria e pacifica, che ragiona, che non farebbe male a una mosca. Il rivale lo terrorizzava. È stata una fatalità». Il legale ha visto il suo assistito in carcere ieri pomeriggio. Oggi, alle 8.30, sarà con lui a Santa Maria Maggiore per l'udienza di convalida davanti al Gip Barbara Lancieri. Il pm Alessia Tavarnesi avanzerà un'accusa di omicidio volontario. L'avvocato Nordio è convintissima che si sia trattato di un tragico incidente, innescato dalla colluttazione fra i due uomini, e chiederà i domiciliari presso i genitori del consulente informatico, a Venezia: «E se il gip confermerà la detenzione in carcere, andrò al Riesame».
Avvocato, cosa le ha riferito Meggiato?
«È ancora confuso. L'unica cosa che rammenta è il tentativo di rianimazione della vittima, assieme alla vicina di casa infermiera. Poi è andato a mettere giù la Glock calibro 9 dietro al cancello e ha perfino detto a qualcuno di stare attento. Il mio cliente teneva armi per ragioni puramente sportive. Oltre alla Glock ne aveva alcune altre, tutte regolarmente registrate e tutte ora prese in custodia dagli inquirenti. È un appassionato di congegni, è radioamatore ed esperto di computer».
Quindi cosa sarebbe successo venerdì notte a Oriago?
«Dopo i passaggi in moto di Baldan, le scampanellate, il colloquio con il vicino di Meggiato, la vittima ha accennato ad allontanarsi. Simone, che - come è noto - era stato più volte molestato e minacciato dall'altro, anche di ridurlo in una sedia a rotelle, è sceso a vedere cosa stesse succedendo. Si è ritrovato di fronte al rivale, è scattato l'ennesimo litigio, sono venuti alle mani; Andrea, grande e grosso com'è, ha avuto rapidamente la meglio, lo ha schiacciato a terra. E sono partiti i colpi. Ma attenzione: il mio cliente in mano aveva solo una pistola al peperoncino, subito scaraventata via dall'avversario, la Glock era alla cintola. La pistola vera non gli è stata vista in pugno e del resto Simone ribadisce: Io non punterei un'arma contro nessuno».
Tre colpi esplosi non premendo il grilletto ma per effetto delle forze sprigionatesi nel corpo a corpo?
«Esatto. Le dirò di più: il primo potrebbe prima aver ferito Simone alla mano e poi attinto Andrea; poi potrebbe essere partita l'altra pallottola che ha raggiunto il Baldan e la terza recuperata essere caduta per scarrocciamento. Ma naturalmente attenderemo le perizie balistiche».
Ma Meggiato, visto che Baldan - a quanto pare - se ne stava andando, non poteva starsene a casa?
«Si fa presto a ragionare a freddo, dall'esterno. Si potrebbe rovesciare la cosa: ma Baldan non poteva fare a meno di andare a suonare a Meggiato di notte? Il mio assistito, ripeto, era terrorizzato dall'ex-marito della signora, che sicuramente sarà stata persona buona e disponibile con tutti - come riferiscono parenti e amici - ma non con Meggiato: la faccenda che lui si fosse messo con Gemma lo faceva impazzire, ci perdeva la testa. E del resto aveva ricevuto dal giudice l'ordine di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla ex-consorte, ovvero la dimora di lei, a Mestre, e di Meggiato, a Mira (i due non convivevano). Un provvedimento non da poco e freschissimo, datato 18 giugno. E poi c'è un altro aspetto. Tra le varie minacce, Andrea aveva fatto anche quella di dare fuoco alla casa. L'abitazione, di proprietà dei genitori di Simone, fa parte di una palazzina di 4-5 unità in cui vivono altre famiglie pure con bambini. Cosa sarebbe successo in caso di incendio? Secondo me, per senso di responsabilità, Simone ha voluto verificare che Andrea non avesse messo in pratica quell'intento, non avesse depositato qualcosa di pericoloso. E così purtroppo si sono incrociati».
Concludendo, lei si opporrà alla contestazione di omicidio volontario?
«Assolutamente sì. E per quanto riguarda la concessione dei domiciliari ribadisco che non ci sono pericoli di fuga e possibilità di inquinamento delle prove».
Bruno Cera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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