L'ipotesi choc: «Forse si sono trovati davanti un ostacolo»

Giovedì 19 Settembre 2019
L'ipotesi choc: «Forse si sono trovati davanti un ostacolo»
LE VOCI
VENEZIA Appena sceso dall'imbarcazione che ha salutato per sempre Fabio Buzzi e due dei tre compagni di gara, Sebastiano Scarpa, campione di motonautica, ancora non ci crede. «Fa impressione, sembra perfetta. Sì, ha qualche striscio sotto la prua, la sola elica di destra accartocciata, ma come accade quanto finiamo in qualche secca. Non c'è nulla che possa fare pensare a qualcosa di pazzesco. Con un po' di manutenzione domani potrebbe esser in grado di uscire».
LE IPOTESI
Scarpa, amico e compagno di gare di Buzzi è attonito: «Non so cosa possa esser successo, non so perché stessero ancora correndo, è tutto il giorno che ne parliamo tra colleghi. Ciò che posso immaginare è che al traguardo si siano fatti i complimenti, si siano dati il cinque e in quel momento la barca abbia perso il controllo». L'analisi del campione prosegue: «Non sono al corrente di molte cose che possano esser accadute, se ci fosse stata una luce si sarebbe vista, ma quella barca a cento chilometri all'ora è come se fosse ferma, non è incontrollabile. Pesa tra le 5 e le 8 tonnellate tra benzina e motore, è lunga 18 metri e ha tutta la strumentazione elettronica». A parlare per Scarpa sono i numeri: «Il record è stato omologato, c'è una media di 100 chilometri all'ora, diciamo che per quel tipo di barca corrispondono alle velocità dei nostri barchini in laguna. Non è come quando Fabio (Buzzi) fece il record di velocità a 277 chilometri all'ora con offshore che sono fogli di carta, questa è una barca tranquilla, con cui i rischi sono molto bassi».
OSTACOLO IMPREVISTO
Il dubbio riguarda quindi il posizionamento delle boe d'arrivo: «Non so dove fossero, mi auguro che non fossero davanti a un sasso, è una cosa inspiegabile, credo abbia preso qualcosa e sia decollata», continua Scarpa. Un'altra ipotesi emersa dalle considerazioni del pilota è che ci possa esser stata una manovra d'emergenza: «Sì, credo più ad un imprevisto perché Fabio aveva 76 anni, che è una bella età, ci vedeva poco, ma per fare un record si devono rispettare alcune caratteristiche e superare le visite mediche. So che era molto assistito dall'elettronica, più che guardare dai finestrini preferiva il monitor, che tra radar e telecamere forniva immagini chiarissime. E poi, erano in quattro, tutte persone preparate ed eccezionali».
Il ricordo di Scarpa scivola quindi sull'amico: «Era una persona deliziosa, sapeva guardare oltre tutti gli altri, le barche che oggi usano Finanza e Capitaneria per rincorrere i contrabbandieri sono evoluzioni dei suoi studi».
I DIPORTISTI
Anche Mirco Bodi, del gruppo facebook Diportisti della laguna veneta, si chiede cosa sia successo: «L'impresa è ardua, venti ore di barca possono portare ad arrivare affaticati, forse c'è stato un problema tra chi guidava e il radarista sulla lunata. Quello che si dice è che questa barca abbia preso il volo e sia poi colata a picco». Per lo stesso Bodi non sussistono però problemi legati alla normativa: «Sono persone che facevano quello da una vita, credo che Buzzi fosse una sorta di Lauda o Senna della motonautica, per cui non è un problema di sicurezza. Però nel nostro caso guidiamo barche piccole, fatte per la laguna, nel diportismo chiedo sempre a tutti di rispettare i limiti di velocità, sia per la sicurezza, che per il fatto che gli scafi sono ridotti. Oltre a questo, c'è da considerare che le normative interne sono più blande di quelle del mare, ma anche per una questione di moto ondoso. Diciamo che, proprio alla luce di fatti come questo, è meglio essere più cauti».
I SOCIAL
E proprio dal mondo social si contano decine di messaggi di cordoglio, sia dal gruppo Diportisti, che da Assonautica, dove si riporta il genio di Buzzi e la terribile ricostruzione della tragedia. Da Chioggia azzurra invece si ipotizza un errore di calcolo e misurazione, mentre il Panathlon ricorda lo sportivo Buzzi.
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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