L'invito alla coesione contro i rischi di un voto anticipato

Venerdì 26 Aprile 2019
IL RETROSCENA
ROMA Celebrando il 25 aprile l'unico possibile riferimento al dibattito politico in corso Sergio Mattarella lo concede nei suoi discorsi quando parla a Vittorio Veneto ricordando che «quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva». Nell'era dei sovranismi e della rimozione della memoria collettiva, non è poco anche se molto altro il Capo dello Stato avrebbe forse da dire ad una litigiosissima maggioranza e ad un governo che spesso piega anche le istituzioni che rappresenta ad esigenze da campagna elettorale.
LA FINE
Ciò che invece il presidente della Repubblica disegna celebrando la festa del 25 aprile, è un campo largo dentro i quali possono riconoscersi tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Quindi anche la Lega che sulla ricorrenza si è divisa, con Salvini a Corleone a parlare di mafia e Zaia a Vittorio Veneto che accoglie Mattarella e si dice onorato di essere conterraneo della staffetta partigiana Tina Anselmi.
Il Capo dello Stato vola sopra i posizionamenti da campagna elettorale che contrappongono i due vicepremier parlando di «identità della nostra Nazione» ricordando che «la fiera rivolta contro il nazifascismo» coinvolse tutti, «uomini, donne, militari, studenti di varia provenienza sociale, culturale, religiosa e politica». Una «rivolta morale» che ha unito un popolo e nel ricordo di quei giorni e della lotta partigiana alla fine ci si trova anche Salvini quando, in occasione dello striscione di Milano, esprime «tolleranza zero per chi guarda a ideologie sconfitte dalla storia».
Nella attualizzazione che fa il Capo dello Stato dei motivi che spinsero uomini e donne a resistere alla violenza nazifascista, si rintraccia una sorta di nuovo arco costituzionale che alla fine lascia fuori sparuti gruppetti di nostalgici - magari anche occupanti abusivi - e qualche storico revisionista.
Oltre, Mattarella non è voluto andare con i riferimenti al presente e al futuro dell'attuale maggioranza gialloverde. Ammesso, peraltro, che anche al Quirinale sappiano bene cosa intendano fare M5S e Lega dopo le elezioni Europee. I rapporti tra palazzo Chigi e Quirinale sono ottimi, ma lo scontro tra i due contraenti il contratto ha assunto toni altissimi e paradossali sui quali il Quirinale si guarda bene dall'intervenire.
Ieri Salvini è tornato a sostenere che «ad ore» ci sarà la firma del capo dello Stato alla legge sulla legittima difesa. Ciò è possibile, anche perchè domenica scadono i termini. Come è probabile che la firma sia accompagnata ad un messaggio sui contenuti più controversi della legge.
L'INIZIO
Che le elezioni Europee siano diventate il traguardo immediato al quale guarda la maggioranza per regolare i conti, è ormai convinzione di tutti. Ma sul dopo le incognite sono molte e non dipendono solo dai risultati elettorali. Ciò che filtra, e non da ieri, è che qualora l'attuale maggioranza dovesse dissolversi non resterebbe che la strada delle urne anticipate. D'altra parte i segnali di una liquefazione dell'esecutivo non mancano, ma oltre al se ci sarà la crisi, è importante il quando. Dopo le elezioni Europee di maggio l'unica finestra possibile sarebbe quella autunnale. Più volte, in diverse occasioni e altrettanti diversi governi, si sono ipotizzate elezioni anticipate ad ottobre, ma poi non si sono mai tenute. Il motivo è più o meno stato sempre lo stesso e legato all'esigenza di mettere in sicurezza i sempre traballanti conti dello Stato prima di aprire una campagna elettorale.
I segnali perchè questo motivo torni d'attualità non mancano ed è significativo che l'attenzione con la quale al Colle segue ormia da settimane l'andamento della nostra economia e dei mercati.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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