L'INTESA
BELLUNO L'accordo è stato trovato. I 103 infermieri che passeranno

Martedì 19 Gennaio 2021
L'INTESA
BELLUNO L'accordo è stato trovato. I 103 infermieri che passeranno in ospedale, grazie al concorso pubblico indetto da Azienda Zero, non lo faranno subito. Per lo meno quelli, e sono la maggior parte, che lavorano nelle rsa. L'Usl 1 Dolomiti ha ritardato le assunzioni ma ogni Centro gestirà il passaggio in modo diverso. Alcuni sono riusciti a dilatare questa bolla temporale fino a metà aprile. Intanto si cercano soluzioni. Perché il rischio concreto è di lasciare gli anziani senza assistenza. «O qualcuno risolve la situazione o non potremo mantenere il servizio commenta Paolo Santesso, amministratore unico di Sersa I problemi ci sono già, solo che non si manifestano appieno perché le rsa hanno posti vuoti a causa del covid. Noi, ad esempio, abbiamo 111 ospiti su 155». Secondo le previsioni due infermieri su tre, nel peggiore degli scenari, abbandoneranno le rsa della provincia. Alla Gaggia Lante-Sersa di Belluno si parla di 10 infermieri su 16. Alla Casa Charitas di Lamon sono invece 6 su 9. Mentre alla Asca di Agordo 3 su 14. Per Chiara Santin, amministratore unico della rsa agordina, la sospensione delle assunzioni non può rimandare la soluzione del problema: «Il dibattito è interessante ma chi si occuperà dei nostri anziani? Ben venga la proroga. Tuttavia se non faremo qualcosa di concreto, tra qualche mese saremo ancora qui a parlarne». Una soluzione, per alcuni l'unica percorribile, è legata agli oss specializzati.
LA VIA DEGLI OSSS
«Inutile insistere sugli infermieri, non ce ne sono continua Chiara Santin Quindi è necessario puntare sugli osss con tre s che possono essere formati in pochi mesi a differenza degli infermieri». Il corso di scienze infermieristiche dura infatti tre anni. Ma è possibile sostituire l'uno con l'altro? «Da direttore generale dell'azienda feltrina li ho già sperimentati racconta l'amministratore unico di Asca Una decina di anni fa li assunsi per le rsa di Feltre, Cesiomaggiore e Lentiai. Ed è un'esperienza assolutamente positiva che dura ancora, quindi funziona». Per gli oss specializzati sarebbe necessario partire subito: «Basta che la Regione metta in atto la formazione complementare e so che ci sta già lavorando. È questione di qualche mese». I mesi concessi dall'azienda sanitaria sono una boccata d'ossigeno ma, di fatto, servono solo a rimandare un problema che rischia di lasciare scoperte le rsa. Anche Santesso, di Sersa, si dice favorevole agli oss specializzati. «Se in questo momento ci sono tante attività in capo all'infermiere chiarisce o si tagliano i suoi compiti o si permette ad altri di farli al suo posto o qualcuno muore nel tragitto. Ma quest'ultima non deve essere un'opzione».
CABINA DI REGIA
E poi lancia una provocazione: «Ci sono altri spazi su cui ragionare. Nella prima fase della pandemia il sistema di contact tracing era in mano solo alle professioni sanitarie. Ora c'è un esercito di infermieri che segue la vaccinazione, anche alla presenza di medici. Si tratta di un'operazione meccanica con cui si inietta il vaccino nel muscolo della spalla». Snocciolato, il ragionamento è questo: nel caso in cui ci fosse bisogno di infermieri dove li mettereste? «Entriamo in questo ordine di idee e valutiamo dove il rischio pesa di meno sul piatto della bilancia». L'appello delle rsa è diretto ancora una volta alla Regione affinché crei una cabina di regia unica «in grado di farsi carico di tutte le esigenza del territorio e decidere chi possa essere sacrificato. Magari siamo noi, ma ho paura che attualmente sia così solo perché abbiamo meno forza di contrattazione».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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