L'INTERVISTA
VENEZIA Sindaco, manca meno di un anno alla fine del suo mandato.

Domenica 28 Luglio 2019
L'INTERVISTA
VENEZIA Sindaco, manca meno di un anno alla fine del suo mandato. Il primo, visto che si ricandiderà. Nel 2015 anni fa si presentò con lo slogan Ghea podemo far. In questi 4 anni c'è qualcosa che non avete potuto fare?
«Sì certo, tanti interventi diffusi, il lavoro non è stato completato. E ho le certezza che se non ho la possibilità di completarlo io, con questa amministrazione, con questa classe di amministratori, tutta la fatica di questi 4 anni viene sprecata. Soprattutto mi sta a cuore raggiungere gli obiettivi principali...».
Quali?
«Rendere la città vivibile per i residenti, efficiente, basata sulla meritocrazia. Dove i bravi emergono non per fedeltà politica, ma per bravura nel risolvere i problemi, nel dare risposte, nel trovare soluzioni. Che siano impegnati a costruire, non a bloccare Vorrei concretezza, praticità, voglia di fare. Sono stanco di strumentalizzazioni di piccolo cabotaggio di chi pensa di guadagnare qualche voto con le vecchie logiche del pubblico che deve farsi carico di tutto, salvo poi creare buchi spaventosi. Scene che abbiamo già visto...».
A cosa si riferisce?
«Prendiamo l'Umberto I. Quando si usa carta intestata di un partito che ha combattuto ben altre e più nobili battaglie, per dire che il Comune deve spendere 15 milioni per comprare un'area che poi chissà cosa farà... E quando si portano i comitati a protestare davanti al commercialista dove si sta decidendo l'affidamento, con quella che potrebbe configurarsi come turbativa d'asta, mi chiedo: davvero certa gente crede che i problemi si risolvano così? Che basti cercare questo consenso per fare il bene della città e delle casse pubbliche Questa economia comunista ha prodotto disastri. Alla fine però l'Umberto I è andato a un gruppo (Alì, ndr) che non vede l'ora di sviluppare il suo progetto».
Diciamo che si riferisce al Pd? Proiettiamoci allora al 2020. Cosa la preoccupa di più: un rivale del Pd, un 5 Stelle, un civico sostenuto da qualche alleanza trasversale, un leghista...
«Preoccupato io? Ma io vado per la mia strada, figuriamoci se sto qui a preoccuparmi. Attenzione a quello che succede sì, preoccupazione mai».
Che alleanza punterà a costruire?
«La stessa che mi ha sostenuto, vale a dire di centrodestra».
Con la Lega?
«Certo, anche con la Lega».
Si dice però che al Carroccio Venezia faccia gola...
«Non mi interesso di giochi e strategie politiche, non mi interessano le finte, io guardo la palla. La Lega per me è un alleato».
Ma mettiamo che domani la Lega le offrisse un posto nel governo da ministro? Magari anche solo per avere campo libero a Venezia...
«Io a fare il ministro. Ma assolutamente ora non ci penso nemmeno, ho sancito un patto con i veneziani, mi voglio occupare di questa città. Qui c'è tutto. Ma le pare che andrei a fare il ministro? Per decidere di cosa? No no, io resto qui».
Il suo feeling con Zaia può portare a qualche progetto politico?
«Con Zaia ci intendiamo anche senza sentirci, per quanto mi riguarda il rapporto è ottimo, siamo sulla stessa lunghezza d'onda proprio. Penso che sarebbe un'ottima risorsa per il Paese, ma egoisticamente spero resti in Veneto».
Il governatore ha parlato di una lista egli amministratori. Una sorta di riedizione dell'ex movimento dei sindaci, per dare una spinta alla rappresentatività del territorio. Nel 2020 si voterà anche per la Regione...
«Sono d'accordo. Se lui vuole, un Brugnaro per Zaia nel 2020 c'è tutto. Ma è lui che deve decidere, ovviamente. Sarebbe però ora che Venezia avesse una rappresentanza di rilievo in Regione, tanto in Consiglio quanto in Giunta».
In questi 4 anni siete intervenuti sull'organizzazione del Comune, sul bilancio, ha creato una sua squadra. Nel 2020 se fosse eletto riconfermerebbe tutti?
«Sì, credo che andrei avanti con questa squadra che è cresciuta con me. Ma voglio anche puntare di più sui giovani, inserirli nella macchina amministrativa. Ditelo che guardino sul sito del Comune i nuovi bandi. Assumeremo forze nuove in Comune e nelle aziende. E anche in politica lavoreremo pancia a terra per formare ragazzi da portare avanti. Del resto anche molte nostre iniziative nella residenza, ad esempio, sono nel segno dell'aiuto ai giovani. Per i bandi dei nuovi vigili, per dire, daremo ai più meritevoli anche una casa a Marghera e potremmo farlo anche a Venezia. C'è una forza in giro che non avete idea e che va colta. Se non puntiamo sui giovani, come la ripopoliamo Venezia?».
Cosa risponde a chi l'ha accusata di aver pensato finora più a Mestre che a Venezia?
«Che lo dicono perché a loro fa comodo dividere le due realtà. Come al solito si critica senza avere come obiettivo la soluzione dei problemi, ma il consenso immediato ma fragile, alla fine».
Però non c'è dubbio che ci sono fronti aperti. Prendiamo la pressione del turismo su Venezia e ora anche su Mestre...
«Se dicessi che è tutto risolto, potremmo andare a casa domani. Abbiamo iniziato a dare risposte, abbiamo adottato provvedimenti, anche in fase sperimentale, come mai nessuno prima e abbiamo avviato un percorso accolto dall'Unesco».
I nuovi hotel di Mestre portano migliaia di persone sui mezzi di trasporto...
«Ma secondo lei, se ci sono nuovi hotel di fronte alla stazione, gli ospiti vengono a Venezia in bus o in treno? Ho sempre visto bus per Venezia carichi in certe ore del giorno. Non credo che l'impatto già oggi sia devastante, no? Quell'operazione ha riqualificato Mestre. Sul litorale aprono alberghi a tutto spiano con gente che viene Venezia, e il problema sono quegli hotel di via Ca' Marcello? Mah... In realtà abbiamo chiaro il disegno di città e per realizzarlo ci vogliono altri anni».
Quale disegno?
«Venezia e Mestre sono permeabili, avremo sempre più persone che dal centro storico si spostano a Mestre per divertirsi, ad esempio, come a Forte Marghera. Venezia è un centro storico unico, sull'acqua, una zona monumentale che va rispettata ma anche vissuta. Per questo incentiveremo la residenza, rinforzando quei bandi che abbiamo già proposto».
Però è innegabile che su certi bus e sui vaporetti si viaggia come sardine...
«Abbiamo iniziato a ridurre la pressione, lo posso garantire. E continueremo. Per quanto mi riguarda i vaporetti sono e restano il mezzo più adatto, cercheremo di fare in modo che ci vadano meno persone per consentire ai residenti di vivere meglio. Quando introducemmo l'accesso prioritario fummo criticati, ora credo che i veneziani lo apprezzino. Bisogna procedere gradualmente».
Senta: tre anni fa, quando la Reyer vinse il suo primo scudetto dopo 74 anni, lei si presentò in consiglio comunale piazzando la coppa sullo scranno per rivendicare l'urgenza del palasport ai Pili. Quest'anno ancora niente. Ha cambiato idea?
«Assolutamente no, anzi: già che ci penso stavolta potrei portare anche la seconda coppa e magari aggiungerci anche quella della Europe Cup...».
Lei ha affidato la società che gestisce i Pili a un trust, un pool di avvocati newyorkesi, per eliminare il rischio di conflitto di interessi, visto che quei terreni erano suoi. Ma il progetto a che punto è?
«Deve presentarlo il trust. Spero che lo facciano».
E lo stadio?
«Quello è a un passo successivo, è più avanti. Il Venezia ha avuto l'incertezza della categoria, ma ora che ha avuto conferma della B Tacopina sa che da parte dell'amministrazione avrà tutto l'appoggio».
Prima ha detto che non ci pensa nemmeno a fare il ministro. Ma ha aggiunto per ora. E in futuro, dopo che non sarà più sindaco? Pensa di continuare? Magari in Regione?
«No no, in Regione no. A me interessa fare, incidere, andare a fondo delle cose, sviluppare. Mi piace le ricerca continua, Non so, non ci ho ancora pensato. Intanto mi godo la squadra di basket».
La Reyer?
«No, il San Giobbe Basket Chiusi...».
Prego?
«Un anno fa a Chiusi, in val di Chiana dove ho la tenuta, ho comprato una squadretta, legandola al progetto Reyer. Siamo partiti dalla Promozione toscana, abbiamo vinto tutte le partite e siamo stati promossi in D. Un squadron, abbiamo in roster anche 2 americani... Ora abbiamo acquisito un titolo sportivo di serie C Gold. L'obiettivo è arrivare in A2».
Davide Scalzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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