L'INTERVISTA
TREVISO È stato un anno intenso per la sanità trevigiana.

Domenica 9 Dicembre 2018
L'INTERVISTA
TREVISO È stato un anno intenso per la sanità trevigiana. Il primo problema è la carenza di medici specialisti. L'Usl della Marca ha anche provato a cercarne nell'Est Europa, ma senza successo. L'altro fronte è quello delle liste d'attesa. A livello generale i tempi vengono rispettati, ma si può fare meglio. A cominciare dal pronto soccorso del Ca' Foncello, che ha appena iniziato a sperimentare una nuova organizzazione. In caso di sospetta frattura, i pazienti vengono subito dirottati dal triage al settore radiologico, senza bisogno di attendere la visita nell'area delle urgenze. Una mezza rivoluzione che riguarderà circa 30mila pazienti all'anno, un terzo di quelli che si rivolgono al pronto soccorso di Treviso.
Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl provinciale, cambia il modello del pronto soccorso?
«Stiamo sperimentando il fast track radiologico. I pazienti con sospette fratture vanno immediatamente a fare le radiografie. Senza più aspettare un minuto. Prima, tra visite e spostamenti, potevano passare anche due o tre ore. Adesso si cambia. Se le fratture vengono confermate, si va dall'ortopedico. Altrimenti scattano le dimissioni con la prescrizioni di antinfiammatori e di tutto quel che serve. Un modello organizzativo che abbiamo messo a punto per ridurre le attese. E abbiamo altre novità in programma».
Di che cosa si tratta?
«Stiamo lavorando per mettere in rete via internet tutti gli ospedali. Creeremo una guardia attiva a Treviso con dei radiologi che vedranno le immagini di tutte le Tac e le risonanze effettuate nella Marca e faranno i referti. Ci sarà una piattaforma unica anche per lo screening mammografico: i risultati degli esami verranno letti da un unico gruppo di esperti. Contiamo di partire per febbraio. Ciò ci consentirà di ottimizzare il personale e di ridurre il rischio di errori».
Ci sono poi le liste d'attesa per visite ed esami. Il governo sta pensando di bloccare la libera professione nel momento in cui diventano troppo lunghe.
«Qui lo facciamo già. Quando le liste si allungano, chiediamo ai nostri operatori di fare ore in più. Il problema è che c'è una normativa europea assurda che impone 11 ore di riposo tra un turno e l'altro. Un'ora in più, quando necessario, non rovinerebbe la vita. A questo si aggiunge la carenza di specialisti. Le università dovrebbero abolire il numero chiuso e consentire la formazione direttamente negli ospedali».
Dove sono le liste d'attesa più lunghe?
«Radiologia, urologia e un po' anche cardiologia. Poi c'è il problema della ginecologia. Non si trovano specialisti. Nemmeno all'estero. A Castelfranco abbiamo rischiato l'interruzione di pubblico servizio. Abbiamo risolto prendendo dei liberi professionisti a contratto».
A proposito di punti nascite, ci saranno chiusure?
«Assolutamente no. Solo Vittorio Veneto è sotto i 500 parti. Però si trova in un'area complessa come quella della pedemontana. A livello generale, la novità è che le ostetriche seguiranno direttamente i parti fisiologici, senza complicazioni. La sperimentazione a Treviso è andata bene. Ora si farà in tutti gli ospedali della Marca».
Gli esami di notte e nei giorni festivi come procedono?
«Si continua, ma le macchine sono piene. Abbiamo chiesto alla commissione regionale di avere una nuova Tac per l'inizio del 2019. Così organizzeremo un turno in più di pomeriggio e fino a sera, in particolare per i mezzi di contrasto, molto richiesti soprattutto dai pazienti oncologici».
Il programma delle assunzioni è rispettato?
«Abbiamo già inviato i telegrammi per assumere 10 cardiologi. Non avremo problemi a trovare i 12 chirurghi che mancano: in lista ce ne sono 150. Ci servirebbero 12 ginecologi. Al concorso se ne sono presentati nove. Li assumeremo tutti. E copriremo il resto con contratti in libera professione. Mancano anche 15 radiologi. Sono a Treviso ne servirebbero 5. Stiamo organizzando il concorso. Purtroppo, come i ginecologi, sono merce rara. Per fine gennaio, inoltre, assumeremo 70 infermieri. Più 20 garantiti dalla Regione extra turn-over per le aree più in difficoltà».
Qual è il suo bilancio alla fine di quest'anno?
«Sono soddisfatto al 70%. C'è ancora da fare. Ringrazio tutti i collaboratori perché stanno lavorando tanto. Sono convinto che il prossimo anno riusciremo a raggiungere tutti gli obiettivi riguardanti le reti cliniche, il day surgery da concentrare a Vittorio Veneto e l'aumento dell'attrattività di pazienti da fuori regione. L'impegno sarà massimo».
Mauro Favaro
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