L'INTERVISTA
CARBONERA «L'Italia possiede il 70% del patrimonio mondiale.

Venerdì 11 Gennaio 2019
L'INTERVISTA
CARBONERA «L'Italia possiede il 70% del patrimonio mondiale. Ma il ritardo culturale e politico rispetto alla gestione di questa miniera d'oro è sotto gli occhi di tutti». Alberto Passi di Preposulo non è semplicemente proprietario di uno dei gioielli del Nordest, villa Passi a Carbonera. E' un imprenditore che ha fatto rivivere la civiltà in villa trovando un equilibrio tra economia e tutela. E presiede l'Associazione Ville Venete, ente di riferimento dei proprietari di Villa Veneta dal 1979, impegnata in una campagna permanente legata alla tutela e valorizzazione delle ville. Un mecenate per Villa Emo, probabilmente proveniente dal Sudest asiatico. Avevate contezza della notizia? «No in effetti. Ma è un dato di fatto che i miliardari asiatici abbiano messo gli occhi sul patrimonio italiano. Penso al recente acquisto di villa Cornaro a Piombino Dese o a Palazzo Pisani Moretta a Venezia, pare ad opera di due imprenditori cinesi».
Ritiene giusto alienare il patrimonio culturale ai privati? «Credo che il tema non sia se è opportuno alienare il patrimonio culturale ai privati. Nel caso delle ville venete, 4000 edifici di cui 3900 in Veneto e 100 in Friuli, l'85% degli immobili lo è già. Poi abbiamo un 6% di proprietà ecclesiastica. Al pubblico resta un residuale 5/6 %. Con l'istituzione, 60 anni fa ad opera di Bepi Mazzotti dell'Istituto delle ville venete gli acquirenti privati hanno usufruito di mutui agevolati per poter comprare luoghi che diversamente forse non sarebbero sopravvissuti».
I privati dunque hanno fatto la loro parte nel mettere mano al restauro di queste dimore.
«Senza dubbio. Il dato importante è che il patrimonio in mani private sta molto bene: il 75% delle ville venete è in uno stato di conservazione tra la fascia buona e ottima. Il patrimonio dunque non è da salvare, i privati hanno fatto il loro dovere».
Il problema semmai è lo stato delle ville pubbliche.
«Senza dubbio. Ci sono luoghi come villa Contarini a Piazzola sul Brenta, villa Manin a Passariano e villa Pisani a Stra che in forma museale vivono. Ma non sempre va così. Poi sono persuaso che l'ente pubblico non debba avere una funzione commerciale».
Quindi lei è favorevole alla cessione di immobili anche nel territorio trevigiano, ad esempio villa Margherita?
«Certo. A patto di capire bene la destinazione d'uso. Ovvero assicurandosi che chi compra abbia il senso del bene e della sua storia. Credo molto nell'imprenditorialità turistica nel settore culturale, il futuro va in questa direzione».
Come riescono i privati a mantenere edifici così onerosi?
«Nel caso delle grandi metrature, negli ultimi 15 anni si sono sviluppate diverse prospettive. Alcune, penso a villa Condulmer e villa Braida, sono diventate alberghi. Altre abbinano spazi privati a spazi pubblici ad uso foresteria per ospitalità extra-alberghiera. Raramente vedo la conversione alla ristorazione, mentre fioriscono attività culturali come visite guidate nei parchi, laboratori e musica. L'ultima tendenza, molto interessante, riguarda quella dell'eno turismo. Le ville aprono le proprie cantine».
Come si costruisce un circuito turistico virtuoso?
«Mettendo insieme pubblico e privato. L'ente ha delle precise responsabilità: non deve mettere a disagio il turista che viene a visitare il patrimonio. Ha l'obbligo di lavorare sulla viabilità la cartellonistica, fornire servizi aggiuntivi, ampliare l'offerta. Uno studio rileva che il per ogni euro che il visitatore lascia nella villa, ne spende da 4 a 6 sul territorio per mangiare, dormire o fare acquisti. I bandi europei e l'Ocse parlano chiaro: il turismo culturale è foriero di economie e indotto».
Elena Filini
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