L'INTERVISTA
BELLUNO «Le Olimpiadi di Cortina 2026 cambieranno la storia

Sabato 4 Luglio 2020
L'INTERVISTA BELLUNO «Le Olimpiadi di Cortina 2026 cambieranno la storia
L'INTERVISTA
BELLUNO «Le Olimpiadi di Cortina 2026 cambieranno la storia della montagna bellunese». Il presidente della Regione, Luca Zaia, traccia il futuro della provincia di Belluno. Un futuro fatto di grandi eventi, dai Mondiali 2021 alle Olimpiadi 2026, e di investimenti.
Partiamo dai Mondiali: alla fine si faranno nel 2021, nonostante lei fosse per il rinvio.
«Questi Mondiali li abbiamo voluti con la determinazione di una coppia che non riesce ad avere un figlio. Abbiamo perso sette volte la candidatura. Ricordo che ero a Barcellona nel 2014, proprio per la candidatura, quando in Veneto sono scattati gli arresti per il Mose. Non dimenticherò mai quella giornata, diventata un trauma personale. Per questo ritenevo fosse più prudente investire nel rinvio al 2022. Nel caso in cui dovesse tornare il Covid nella migliore delle ipotesi si gareggerà a porte chiuse, nella peggiore vengono cancellati. In ogni caso parliamo dei Mondiali di sci, non di una garetta scapoli ammogliati. Perché qui siamo abituati bene tra Mondiali e Olimpiadi».
Parliamo della gara a cinque cerchi. Cosa cambierà per Belluno?
«Le Olimpiadi a Cortina arrivano perché è un'idea mia. Io ho fatto la domanda, lo chiarisco perché non ci siano dubbi su questo. Non c'era scritto da nessuna parte che dovevo candidare Cortina. Potevo starmene tranquillo. Lo dico non perché sono un esaltato, ma perché vorrei far capire che presentare una domanda come questa esponeva anche al rischio di perdere tutto. Si trattava di gettare il cuore oltre l'ostacolo, mettendoci oltre alla faccia anche qualche altra parte del corpo. I bellunesi devono essere orgogliosi di questo evento».
Ma sul fronte infrastrutture per i Mondiali non saremo pronti.
«Ricordo che non sono cantieri nostri ma di Anas, questo non toglie che la preoccupazione ci sia. Comunque i progetti vanno avanti. Il nostro obiettivo sono i Mondiali 2021 ma poi abbiamo le Olimpiadi. Ovvio che Belluno vive il problema di un territorio poco popoloso con le difficoltà di un territorio montano».
Altra questione mai risolta è quella del treno delle Dolomiti, il territorio è molto diviso sui tracciati. La Regione quale appoggia?
«Abbiamo pronto lo studio, fatto in maniera indipendente sui quattro tracciati. È bene che ci sia stata una digestione lenta. Come al solito, quando io parto con questi progetti tutti mi dicono che è un'utopia, una presa in giro. È successo con i Mondiali e si è ripetuto con le Olimpiadi. Se altri ci credessero di più potremmo fare tutto più in fretta. Io penso che il treno delle Dolomiti debba essere ripristinato. Sicuramente per portare i turisti fino a Cortina ma anche valutando, se avessimo tante risorse, la creazione di un anello di visita delle Dolomiti. Abbiamo le montagne più belle del mondo: non è facile da realizzare ma se riuscissimo avremmo una novità da paura».
Rimaniamo sul fronte opere. Gli industriali non arretrano sulla richiesta di uno sbocco a nord.
«Penso che ci sia un doveroso rispetto nei confronti di chi ha una sensibilità ambientale e che avanza delle perplessità. Io faccio parte di quelli che sostengono che il ragionamento debba essere portato avanti, ma non come una battaglia tra guelfi e ghibellini. Parto da un assunto: se Belluno fosse collegata a Monaco, nel vecchio tracciato erano 213 chilometri, Belluno entrerebbe a pieno titolo nella Mitteleuropa. Tutta la Baviera si riverserebbe a sciare a Belluno. Cambierebbe il mondo. Dopo di che c'è chi dice che il mondo non deve cambiare, ne prendo atto. Questa provincia perde mille abitanti all'anno, a me sembra un fatto grave».
Come si inverte la rotta? Come si fanno rimanere i bellunesi a Belluno?
«I veri temi per risollevarla sono i grandi eventi, le Olimpiadi, i Mondiali. Non bastano le idee che hanno risvolto economico pari a zero ma penso anche che questo territorio non possiamo riempirlo di fabbriche, la prima fabbrica deve diventare il turismo. Altre comunità in giro per il mondo lo hanno fatto».
Sul fronte dei collegamenti intervallivi ci sono novità?
«Sosteniamo i collegamenti con Civetta e con Arabba. Vorrebbe dire, se riusciremo a realizzarli, che avremmo il doppio del circuito del Sella Ronda».
Ma a Livinallongo sono contrari.
«La perplessità in democrazia è da rispettare. Detto questo, cinema o gelato. Possiamo anche decidere che la montagna debba essere mummificata ma dobbiamo prevedere di spostare i cittadini e portarli altrove. Facciamo il mega parco senza neanche il boscaiolo che va a tagliare le piante. Può essere una visione, io sono per la natura, per la salvaguardia di flora e fauna e vorrei ricordare che l'uomo è una specie animale, che in montagna è in via d'estinzione».
Altro tema caldo il collegamento sciistico del Comelico con la Pusteria, su questo fronte come si schiera la Regione?
«Io sono sostenitore del collegamento con la Val Pusteria. Alla fine avremo ragione ma è valsa la pena perdere tutto questo tempo? Il Comelico senza quel collegamento, lo scriva pure, è morto».
C'è poi il capitolo sanità. Cosa sta facendo il Veneto per la sanità bellunese?
«È bene dire una cosa: questa provincia, nonostante l'adagio popolare, ha avuto un occhio assolutamente di riguardo, dati alla mano, da parte della Regione. Oltre a non aver chiuso niente abbiamo inaugurato sale operatorie e terapie intensive a Feltre dove abbiamo speso 40 milioni di euro. Nel 2010 quando sono arrivato ho trovato le proteste per le riforme. Io inviterei tutti ad andare da chi ha raccontato per dieci anni che chiudevamo gli ospedali e chiedere loro se hanno la lista degli investimenti che abbiamo fatto. Se vogliono gliela diamo. Siamo, inoltre, l'unica Regione che non applica tasse. Sulla sanità montana si può fare di più, non c'è dubbio. Ma abbiamo la coscienza pulita».
E nel futuro della sanità bellunese cosa c'è?
«Attenzione che da qui ai prossimi anni dovremmo investire ancora e rendere più performante la sanità. Passiamo da una sanità analogica a una sanità digitale. I territori poco popolosi, dove le distanze sono un limite, saranno molto aiutati da questa sanità digitale. Il mondo va verso la telemedicina, ci sono nuove tecniche di indagine e su questo investiamo».
Belluno sarà la prima provincia ad avere questi benefici?
«Sicuramente sarà la prima provincia dove questo effetto della sanità del futuro si coglierà. I bellunesi si fidino: dopo dieci anni posso dire che uno è in grado di valutare cosa ho detto e cosa ho realizzato in questi dieci anni».
C'è poi la questione Vaia, di cui lei è commissario straordinario. A che punto siamo con i lavori?
«Stiamo rifacendo il lago di Alleghe nuovo, stiamo rifacendo i Serrai di Sottoguda. Abbiamo portato in triennale quasi un miliardo di euro di cantieri. Belluno è un formicaio di cantieri della Regione. Per questo dico che bisogna uscire da questo fado».
Cioè?
«Il 50 per cento dei fondi di sviluppo rurale sono destinati alla montagna veneta. Lo chiamo fado perché sta diventando una leggenda metropolitana. Ricordo che Vaia ha raso al suolo 100mila ettari e noi siamo pronti con le opere».
L'impressione è che i problemi di questa provincia non siano legati ai soldi. Allora cosa manca?
«Io dico che i bellunesi sono eccezionali, perché sono innamorati della loro terra. È un grande merito, non è scontato. Pro capite, gli investimenti fatti li non li abbiamo fatti da nessun'altra parte e continueremo. Per questo dico finiamola, perché il rischio diventa quello di continuare a piangersi addosso. Se continuiamo sul piano autolesionista finisce che qualcuno ci crede. Invece dobbiamo essere orgogliosi di questa provincia».
Andrea Zambenedetti
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