L'INIZIO
MESTRE È il 25 agosto del 2017. Alle prime ore del mattino viene

Sabato 14 Luglio 2018
L'INIZIO
MESTRE È il 25 agosto del 2017. Alle prime ore del mattino viene scoperto il cadavere di E.F. 37 anni. A trovarlo nel garage di casa in via Mestrina a Mestre, è la madre. Non riesce a contattarlo al cellulare e così lo cerca. La notizia della sua morte appare sui giornali, ma viene ascritta a un malore, pur riportando che in passato aveva avuto problemi di droga. Quel giorno il magistrato di turno in Procura è Paola Tonini, sostituto procuratore alla Distrettuale antimafia. Un altro decesso per overdose nel giro di venti giorni. Il 5 agosto, G.G., 44 anni, residente in Corso del Popolo, era stato stroncato da un infarto dovuto al caldo: così scrissero i quotidiani. Gli operatori del Suem lo trovarono in via Wolf Ferrari sotto l'albero cui si era seduto, si ipotizzò, per trovare un po' di refrigerio. La verità arrivò dall'autopsia.
SQUADRA MOBILE
La pm decide di andare a fondo e delega le indagini alla Squadra Mobile: è l'inizio dell'inchiesta che si conclude con la retata degli spacciatori lo scorso 10 luglio. Dieci mesi di indagini svolte in silenzio, lontano dai riflettori, nel più stretto riserbo, con l'unico obiettivo di fermare la strage. Un lavoro metodico e costante, gomito a gomito, quello tra procura e polizia. Ad agire sul campo, nelle vie dello spaccio, sono in particolare gli investigatori dell'Antidroga, coordinati dall'ispettore superiore Francesco Taschini. Migliaia di ore di appostamenti, altrettante di intercettazioni tradotte da un pool di interpreti, centinaia di ore di filmati registrati grazie alle telecamere fantasma installate nei luoghi cruciali delle attività illecite, e da quelle del sistema di videosorveglianza pubblico o di negozi, alberghi, istituti di credito situati in zona.
TABULATI
Vengono analizzati i tabulati dei cellulari delle vittime: dal traffico telefonico di E.F. alle 18.36 del 24 agosto, emerge una chiamata senza risposta all'utenza che risulterà intestata a Ifeanay Ahama, le celle sollecitate sono tra viale della Stazione e via Trento. Questo è l'unico, e l'ultimo, contatto fra i due. E.F. era tornato a casa da alcuni giorni dopo tre mesi in comunità di recupero per tossicodipendenti. Dalle 19, nemmeno mezz'ora dopo, il 37enne non risponde più alle chiamate dei familiari. Le analisi chimico-tossicologiche del sangue e delle urine evidenziano la presenza di eroina e del micidiale adulterante metorfano. La firma dell'organizzazione nigeriana. Dopo sei giorni, il 1. settembre a morire per strada in via Vespucci, davanti agli occhi dell'amico uscito da poco una clinica di disintossicazione, è I.S, vent'anni, figlia unica di Favaro.
EMERGENZA
È a partire da questo episodio che la cronaca registra l'emergenza, a parlare di eroina killer, a puntare l'attenzione sulla banda di nigeriani che ha spodestato dal mercato cittadino nordafricani, proprio perché vendono roba forte e a prezzi concorrenziali. Sarà letale per 12 persone. Ed è purtroppo una morte in diretta a segnare la fine dell'inchiesta: quella di T.B., 40enne di Murano. È il 4 giugno scorso. Le telecamere lo inquadrano alle 12.37 mentre acquista la dose da Ahama in via Monte San Michele, seduti sul marciapiede all'altezza del civico 36. Crollerà a terra alle 13.02, in via Monte Nero, al civico 25: i suoi ultimi istanti di vita vengono registrati dalle telecamere dell'Hotel Villa Costanza.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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