L'INIZIATIVA
PIEVE DI CADORE Una scatola con le croci al centro della piazza

Lunedì 4 Maggio 2020
L'INIZIATIVA
PIEVE DI CADORE Una scatola con le croci al centro della piazza più bella del comune, a decretare la morte delle partite iva. Dentro le chiavi delle botteghe di Pieve e di Tai, il tessuto economico di un territorio fiaccato dall'attesa e dalla mancanza di liquidità. Anche le terre alte della provincia sono scese in strada. L'hanno fatto ieri mattina con un flash mob partecipato da una cinquantina di esercenti in piazza Tiziano. Tra i manifestanti anche il sindaco Bepi Casagrande e, poi, il sindaco di Calalzo Luca De Carlo, vicini alla loro gente che soffre e lotta. Il Cadore, terra silenziosa e laboriosa, oggi alza la testa e dice basta. Lo urla al Governo.
LA PROTESTA
E' filato tutto liscio. Le forze dell'ordine c'erano e hanno osservato l'evento senza intervenire, mentre i commercianti a oltre un metro di distanza tra loro, con guanti e mascherina d'ordinanza, reggevano i loro cartelli di protesta e poi sfilavano, in ordine uno alla volta, fino al centro della piazza per inserire le chiavi dei loro negozi, ristoranti, bar, pub, centri estetici, uffici dentro la cassetta sormontata da due croci. Il funerale delle partite iva è stato silenzioso e dignitoso. Né una parola di troppo, né un tono di voce concitato. Non servivano. Quello che resta, a fine giornata, è un senso di unione ritrovata, un senso di appartenenza ad una comunità che soffre insieme e che insieme cerca di rialzarsi. «E' andata molto bene spiega Marco Buset titolare, insieme al socio Elvis Doriguzzi, della fioreria Angolo Verde di Pieve e tra gli organizzatori del breve momento di protesta -. Siamo contenti perché ci siamo ritrovati in molti in piazza ed è stato bello, perciò, sentirci meno soli, tutti insieme nella stessa barca. Siamo tutti stanchi, letteralmente esasperati da questa situazione dove non troviamo risposte né certezze».
LE ISTANZE
Non chiedono, come i colleghi di Belluno, l'annullamento fino alla fine dell'anno delle imposte comunali. No, le istanze della categoria cadorina vanno dritte dritte a Roma, rea di non aver ancora studiato misure in grado di sgravare le partite iva dai costi fissi. «Già prima avevamo l'acqua alla gola, figuriamoci ora commenta Buset -. Io per pagare l'affitto ho utilizzato i miei risparmi e per fortuna avevamo pagato la merce in anticipo altrimenti ci saremmo trovati in difficoltà, io e il mio socio. So di negozianti che hanno rimandato indietro gli ordini e di altri che sono dovuti ricorrere ad un prestito per pagare tutto. Oltre a questo noi abbiamo il pensiero dei nostri dipendenti. Come possiamo vivere, pagare le spese e dare certezze ai nostri collaboratori con i 600 euro che ci sono arrivati? E' una situazione assurda».
IL FUTURO
Insomma, la voglia di riaprire c'è ma sono tante le paure e il futuro, è chiaro a tutti, più incerto di così non potrebbe essere. Una speranza su tutte abita però i cuori dei commercianti cadorini: che la comunità si ricordi di loro e consumi prodotti locali, acquisti in loco d'ora in avanti invece di rivolgersi all'online o ai grandi centri commerciali, magari fuori provincia.
Alessia Trentin
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