«L'indennità è un'elemosina: la nostra vita vale pochi euro»

Mercoledì 8 Luglio 2020
«L'indennità è un'elemosina: la nostra vita vale pochi euro»
LA SORPRESA
BELLUNO Prima le parole spese durante l'emergenza che andavano da «eroi» ad «angeli», poi la dura realtà con l'arrivo della busta paga. È accaduto a infermieri e operatori socio sanitari che nella busta paga di fine giugno hanno trovato 5 euro e 16 centesimi di indennità Covid per i giorni lavorati in prima linea alle prese con i contagiati. Uno schiaffo che ha scatenato anche una lettera di protesta da parte di un operatore socio sanitario, Ignazio Catalano.
LA LETTERA
«In data 24 Giugno 2020 -scrive - ho consultato la mia busta paga e mi sono accorto che ci hanno pagato l'indennità COVID relativa ai mesi di Marzo e Aprile con un importo di 14 euro. Io ed alcuni mie colleghi siamo rimasti increduli di fronte a tale cifra: pensammo ad un errore, ma successivamente fu rilevato un orrore alla dignità di un lavoratore ospedaliero». «Non ci sono parole - prosegue - per descrivere quando la vita di un sanitario viene paragonata a un euro giornaliero. Premetto che noi sanitari non ci definiamo degli eroi e non eravamo a conoscenza che ci fosse stata un'indennità di rischio infettivo nei mesi di Marzo e Aprile, anche perché un lavoratore sanitario è sempre a rischio, nonostante il COVID, e per questo che, ripeto, non ci consideriamo degli eroi ma persone che rispettano il proprio lavoro e dovere».
LA VERA GENEROSITÀ
«Volevo ringraziare - prosegue Catalano - a nome di tutti i lavoratori dell'ospedale le aziende esterne che ci hanno premiato con dolciumi, pizze, uova di cioccolata, colombe. Ciò è stato più gratificante rispetto ai 14 euro di indennità trovati nella busta paga. Parlando con una mia collega, che ha lavorato vicino ai pazienti positivi al virus, mi ricordava la sua esperienza dopo i turni lavorativi, quando tornava a casa con l'incertezza di essere stata infettata e delle sue notti insonni (dettagli che lo stato ha trascurato pensando di colmare gli stati d'animo di un operatore con una misera cifra)». «Io personalmente -conclude - non voglio questi soldi anche se è una direttiva regionale e propongo ad alcuni colleghi (se vogliono aderire) a un'iniziativa di beneficenza: anche se non è una cifra alta, sommando tutte le piccole indennità, possono aiutare qualcuno più bisognoso che ancora oggi, non ha ripreso il lavoro. Oggi ringraziamo lo Stato per queste prese in giro che servono soltanto per far arrabbiare chi è veramente vicino alle persone che soffrono. Se ci sarà ancora bisogno di noi, ci saremo sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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