L'INDAGINE
ERACLEA Tenta di vendere centomila euro falsi a un finanziere sotto

Giovedì 21 Febbraio 2019
L'INDAGINE
ERACLEA Tenta di vendere centomila euro falsi a un finanziere sotto copertura e viene arrestato. Siamo nel 2009 a Udine. A finire in manette è Vincenzo Vaccaro, pluripregiudicato campano, che lavora alla Donadio Costruzioni, azienda nell'orbita del clan dei casalesi di Eraclea. L'uomo decide di parlare e, in stretto contatto con gli investigatori, continua a rimanere alle dipendenze del boss Luciano Donadio, raccogliendo e fornendo informazioni preziose. Il suo pentimento segna di fatto l'ingresso nelle indagini del Gico di Trieste che si affianca alla Squadra Mobile di Venezia dando nuovo impulso a una attività investigativa mai sopita di fatto, fin dal 2001, quando la polizia ipotizza che dietro alle bombe lanciate contro l'agenzia immobiliare Universo di Eraclea e al panificio Bordon di San Donà di Piave ci potesse essere la criminalità organizzata. E nell'ordinanza, la stessa gip Marta Paccagnella, dedica alcune pagine ai collaboratori, le cui dichiarazioni hanno contribuito a formulare la contestazione del 416 bis nei confronti dei principali indagati dell'operazione di polizia e guardia di finanza battezzata At last - dal nome della barca sequestra al boss - coordinata dal pm Roberto Terzo della Procura distrettuale antimafia di Venezia.
COLLEGAMENTI
Salvatore Laizo, Roberto Vargas, Raffaele Piccolo e Franco Bianco, che sono inseriti anche con posizioni di rilievo all'interno della struttura associativa storica sorta a Casal di Principe, confermano il rapporto diretto tra Donadio e la famiglia egemone degli Schiavone. Mentre lo stesso Vaccaro, Umberto Manfredi e Giuseppe Calabretta, attivi nel Sandonatese e gli ultimi due solo contigui al gruppo di Donadio, nei loro interrogatori delineano i tratti caratteristici dell'associazione mafiosa del sodalizio attecchito nel veneziano.
AFFILIATI
Laizo, affiliato al clan Schiavone, insieme al fratello Crescenzo assassinato nel 2010, aveva lavorato in passato alle dipendenze di Donadio: dichiara che Donadio investiva i soldi del clan camorristico negli appalti acquisiti sia nella provincia di Venezia che in altre regioni del sud. Bianco, appartenente all'omonima famiglia di Casal di Principe conosce Donadio fin da bambino perché abitavano vicino e nel 98 va a Eraclea per lavorare don Donadio: Lui era socio di mio cugino Renato Bianco e lavoravano a Eraclea nell'edilizia. Racconta quindi dell'ingente disponibilità di liquidità di Donadio (paga con 40mila euro in contanti una Bmw e addirittura con 130mila euro in contanti acquista una casa a Casal di Pirncipe) riconducendola all'attività usuraria che svolgeva, insieme a Buonanno, con Michele Pezone.
Manfredi, da sempre gravitante fra Jesolo e San Donà, ex genero di Silvano Maritan, si divide fra spaccio e sfruttamento della prostituzione e a Donadio pagava un pizzo di mille euro la settimana per la protezione delle sue donne. Di Donadio - dichiara nel 2010 - posso dire che è un referente dei Casalesi e che qui è il capo per la zona di Eraclea, San Donà, Mogliano e Preganziol e si sta allargando. Nello stesso interrogatorio racconta che Donadio lo aveva incaricato di gambizzare Finotto, il quale lo aveva accusato davanti a carabinieri (si tratta dell'indagine Fenus che costò a Donadio l'arresto e la condanna per usura) e di parlare con Gianni Montagner perché aveva un grosso debito con i Casalesi: Mi fu detto d Basile che se non avesse capito spontaneamente gli avrebbero tagliato la testa mettendola sul primo palo della luce di San Donà. Ci sono voluti quasi vent'anni per infliggere il colpo mortale alla camorra di Donadio & co. travolgendo per sempre l'immagine di un territorio se non immune, almeno, recalcitrante all'infiltrazione della criminalità organizzata. Sono 18 i veneti arrestati: magari anche qualcuno di loro deciderà di rompere il patto e di collaborare con la giustizia.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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