L'ESITO
BELLUNO Finisce sei a quattro. Sei scranni vanno al centrosinistra, quattro

Martedì 18 Febbraio 2020
L'ESITO
BELLUNO Finisce sei a quattro. Sei scranni vanno al centrosinistra, quattro al centrodestra. Non è possibile stabilire se i rapporti di forza siano cambiati. All'ultima tornata c'era una lista unica composta in modo unitario. Questa volta, invece, si sono confrontate due compagini: una vicina al centrosinistra e l'altra composta da Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Tutti riconfermati gli uscenti che si sono ripresentati, ad eccezione del sindaco di Santa Giustina: Ivan Minella. Il compito più difficile ora spetta al presidente di Palazzo Piloni, Roberto Padrin. Il suo posto non è in discussione. Le elezioni di presidente e consiglio avvengono in tempi diversi (una delle tante storture della legge Delrio) né esiste la possibilità, tecnica, di un voto di sfiducia. Padrin dovrà a questo punto riuscire a ricomporre le spaccature. Provando a distribuire le deleghe a entrambi gli schieramenti.
LE RICHIESTE
A voto consolidato il centrosinistra rivendica un ruolo di peso dentro il nuovo consiglio. Il centrodestra ribatte che, se non fossimo davanti ad un voto ponderato, le singole preferenze avrebbero spostato gli equilibri a loro favore. In termini assoluti il centrodestra ha incassato 290 voti contro i 288 del centrosinistra. Il voto ponderato sposta però gli equilibri in modo rilevante, facendo pendere l'ago della bilancia dalla parte opposta (il voto di un consigliere comunale di Belluno valeva dieci volte quello di un collega di un piccolo Comune).
GLI ELETTI
Per la lista di Centrosinistra entrano Walter Cibien (consigliere a Belluno), Paolo Perenzin (sindaco di Feltre), Simone Deola (assessore a Borgo Valbelluna), Paolo Vendramini (primo cittadino di Ponte nelle Alpi), Fabio Luchetta (sindaco di Vallada) e il riconfermato Franco De Bon (sindaco di San Vito di Cadore). Per il Centrodestra, invece, entrano a palazzo Piloni Dario Scopel (sindaco di Seren) e Danilo De Toni (primo cittadino di Alleghe), oltre ai rieletti Serenella Bogana e a Massimo Bortoluzzi. Non ottiene il seggio il consigliere comunale di Cortina, Benedetto Gaffarini.
TENSIONI IN AUTOSTRADA
Al voto ci si è arrivati dopo giorni di tensione tra i due schieramenti che hanno in più occasioni mostrato i muscoli. Il centrosinistra ha presentato un programma, nonostante non ve ne fosse la necessità burocratica, mettendo nero su bianco il no al prolungamento dell'autostrada A27. Quanto è bastato per creare un casus belli con al Lega arrivata a ipotizzare di invitare gli eventuali destinatari di deleghe, del suo partito, a rifiutarle.
LE DICHIARAZIONI
Dopo il voto il primo a prendere parola è stato il deputato di Fratelli d'Italia, e sindaco di Calalzo, Luca de Carlo: «La vittoria del centrosinistra era scontata, il sistema premia con voti più pesanti i comuni più grossi. È necessario convocare subito un vertice per definire posizioni univoche sulle questioni chiave e poi andare a colloquio col presidente Padrin. Dovrà prendere atto che, se la parola venisse data agli elettori, il centrodestra in provincia avrebbe ampia maggioranza e quindi dovrà agire di conseguenza». A incontrare i giornalisti anche il centrosinistra con Cibien, Deola, Cason, Perenzin e il parlamentare Pd Roger De Menech («Il nostro è stato un bel lavoro di squadra che ho seguito più in veste di ex sindaco di Ponte nelle Alpi che di parlamentare»). Il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, ha spiegato che d'ora in poi sarà una questione di metodo: «Non vogliamo tutte le deleghe, c'è da fare per tutti». E sull'A27? «La nostra è una posizione frutto di un accurato studio. Se il centrodestra non è d'accordo gli spiegheremo come siamo arrivati alla nostra posizione».
Andrea Zambenedetti
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