L'EMERGENZA
BORGO VALBELLUNA Grido di allarme dalla Ideal Standard di Borgo Valbelluna:

Giovedì 25 Febbraio 2021
L'EMERGENZA BORGO VALBELLUNA Grido di allarme dalla Ideal Standard di Borgo Valbelluna:
L'EMERGENZA
BORGO VALBELLUNA Grido di allarme dalla Ideal Standard di Borgo Valbelluna: «Ci sono voci che ci indicano la volontà dell'azienda di delocalizzare e chiudere lo stabilimento di Trichiana», affermano i sindacati che proclamano per domani 8 ore di sciopero. A rischio ci sono 475 lavoratori. L'azienda però nega tutto e rispedisce al mittente le accuse.
LA PAURA
A disegnare una panoramica della situazione dell'azienda che produce sanitari è il Segretario Generale della Filctem Cgil di Belluno Denis Casanova: «All'inizio dello scorso anno abbiamo avuto il problema della cassa integrazione, e Trichiana è stato lo stabilimento più interessato dall'utilizzo di questo ammortizzatore. Già allora avevamo chiesto alla proprietà i dati produttivi, ma non abbiamo mai avuto risposta. A novembre abbiamo quindi chiesto appuntamento al Mise e alla Regione perché volevamo che l'azienda desse delle garanzie rispetto al piano industriale. Azienda che si è presa l'impegno di farci avere il piano industriale, ma qualche settimana fa ha comunicato alla Regione di non avere intenzione di fornircelo».
LE INIZIATIVE
«Arriviamo ad oggi prosegue la Casanova -, con delle voci che ci dicono che l'azienda intende spostare i volumi produttivi in altri paesi, Cina, Bulgaria ed Egitto, dove il costo del lavoro è più basso. L'azienda, al Mise, ha negato questa intenzione ma non ha neppure portato qualcosa per dimostrare il contrario». Un'incertezza insostenibile che ha spinto il sindacato a muoversi, convocando ieri le assemblee che si sono tenute in fabbrica ed ad organizzare uno sciopero di otto ore per domani. Ma non solo. «Siamo poi pronti a dare il via a tre cause spiega ancora la sindacalista -. La prima per truffa perché negli anni hanno chiesto dei sacrifici per mantenere lo stabilimento: cosa che non sta avvenendo. La seconda per attività antisindacale. La terza per la restituzione ai lavoratori di ciò che è stato tolto loro indebitamente». I dipendenti si sono infatti visti decurtati dallo stipendio 170 euro al mese per cinque anni per fare degli investimenti all'interno dell'azienda. Giorgio Agnoletto della Uil aggiunge che domani «ci troveremo per pianificare le azioni da intraprendere nelle prossime settimane». «Intendiamo coinvolgere le istituzioni- dice -, in primis il sindaco Cesa. Le indicazioni nel breve periodo sono positive, perché stiamo lavorando, ma le prospettive ci preoccupano». «La proprietà ci deve dare delle risposte sottolinea Bruno Deola della Cisl Belluno Treviso -. Noi auspichiamo che lo stabilimento vada avanti e che l'azienda ci dia prova che intende rimanere qui. La chiusura metterebbe in difficoltà il tessuto economico e sociale del territorio, già provato». Infine un messaggio positivo: «L'azienda alle nostre richieste non dice nulla, ma non c'è niente di scritto. Siamo pronti a cercare di dialogare per cambiare le cose».
L'AZIENDA
Ma se da una parte i sindacati parlano di chiusura, dall'altra l'azienda nega qualsiasi azione in tal senso. «Quello che noi vogliamo ricordare - dice un portavoce - è che l'azienda ha fatto cospicui investimenti sullo stabilimento di Trichiana. Parliamo di 12 milioni di euro dal 2016 al 2020. Nel 2020, l'anno della crisi e del Covid, abbiamo investito 2 milioni di euro per la realizzazione di una nuova linea, abbiamo preservato il 100% della forza lavoro ed anzi abbiamo assunto 25 unità. Un'azienda che intende chiudere farebbe tutti questi investimenti?». «Siamo preoccupati che le iniziative sindacali che saranno messe in atto possano rallentare la produzione - prosegue - e non ci permettano di soddisfare gli ordinativi, perdendo nel lungo termine credibilità, clienti e fornitori». In merito alla non presentazione del piano industriale per i prossimi anni, «stiamo vivendo in una situazione in cui è difficile fare una previsione di qualunque tipo. Credo che, al di là delle chiacchiere, sia importante vedere ciò che è stato fatto».
LA STORIA
Negli ultimi 12 anni, 4 stabilimenti su 5 del gruppo Ideal Standard hanno chiuso in Italia: il sito di Trichiana l'ultimo un baluardo. Nel 1999 Ceramica Dolomite venne acquistata dalla Ideal Standard, dal 2007 della multinazionale Bain Capital, a cui nel 2014 si è aggiunto il fondo australiano Anchorage.
Eleonora Scarton
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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