L'AUTONOMISTA
VENEZIA Stefano Zecchi, già candidato sindaco col Partito

Venerdì 25 Settembre 2020
L'AUTONOMISTA
VENEZIA Stefano Zecchi, già candidato sindaco col Partito dei Veneti, analizza gli esiti delle elezioni comunali e conferma che resterà in Consiglio comunale. Ma, a sorpresa, è lui stesso a dire che potrebbe succedere qualcosa di non preventivato: non è escluso che possa entrare in maggioranza con un posto in Giunta, magari alla Cultura.
Professore, come valuta il trionfo di Brugnaro?
«Mi congratulo con lui per la vittoria con un consenso largo. Questo risultato dimostra che i cittadini hanno fiducia nell'Amministrazione che li ha guidati in questi ultimi cinque anni e che li guiderà per i prossimi cinque. Vincere al primo turno significa che il suo operato ha soddisfatto i cittadini».
Che suggerimento darebbe al sindaco?
«Mi auguro che la stessa attenzione che presta alla terraferma la possa dare nei prossimi anni anche al centro storico di Venezia».
La lista fucsia ha stravinto e per Brugnaro il modello di una civica alleata al centrodestra potrebbe essere esportata a livello nazionale.
«Il sindaco ha certamente velleità nazionali».
Come commenta i risultati del centrosinistra, il cui candidato Baretta non ha superato il 30%, mentre Casson cinque anni fa aveva toccato il 38?
«Deludenti. Il centrosinistra ha governato la città per 30 anni e ha dissipato tutto. L'ultimo sindaco di quell'area, Orsoni, vinse al primo turno, sembra un'era geologica fa. Manca una proposta alternativa per la città. Ha vinto solo a Venezia, ma credo che lì la gente abbia votato più contro Brugnaro che per Baretta».
L'unica municipalità andata al centrosinistra è Venezia con l'affermazione di Borghi.
«È l'ultimo feudo rosso, ma Brugnaro dovrà davvero essere sindaco di tutti come ha promesso. Dopo di questo non potrà avere un altro mandato, mi auguro che curi di più le relazioni con la città».
Il crollo del Movimento 5 Stelle?
«È in linea con l'andamento nazionale. Paga l'evoluzione-involuzione, tipico di tutti i movimenti populisti quando entrano nella stanza dei bottoni. Lì la protesta deve diventare proposta e non sempre sanno farlo».
Le civiche hanno funzionato: Gasparinetti, lei e Martini avete superato il quorum del 3% conquistando ciascuno la rappresentanza in Consiglio.
«Direi di sì, parliamo di un 10-12% di voti in libera uscita. Ma va riconosciuto che la politica si fa con i grandi numeri e questa è anche un'autocritica».
Pensa che stia crescendo una nuova classe dirigente veneziana? «Non mi pare. Vedo che i consiglieri più votati sono i consiglieri Sambo e Venturini, entrambi sotto i 40 anni. Sono entrambi molto bravi. Ma all'orizzonte non si stanno profilando grandi novità in termini di ricambio».
Lei resterà in Consiglio comunale?
«Sì e mi batterò per lo Statuto speciale, che potrebbe portare grandi vantaggi a Venezia, e per la cultura, un settore fondamentale per la città. In quest'ultimo ambito, in particolare, mi metto a disposizione».
Sta dicendo che se glielo chiedessero farebbe l'assessore?
«Qualche ambasciata è arrivata. Vedremo. Noi siamo un partito, se ci sarà una richiesta ufficiale la sottoporrò al direttivo».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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