L'APPELLO
FAVARO La situazione nelle case di riposo è alquanto complicata,

Giovedì 3 Dicembre 2020
L'APPELLO FAVARO La situazione nelle case di riposo è alquanto complicata,
L'APPELLO
FAVARO La situazione nelle case di riposo è alquanto complicata, sia per chi ha la responsabilità di gestire la struttura e fare il possibile per evitare che il contagio coinvolga i propri ospiti, che per i famigliari che si devono, talvolta, accontentare solo di un veloce contatto via tablet con i congiunti e avere notizie sul loro stato di salute esclusivamente attraverso gli operatori. Conciliare i due aspetti non è per niente semplice e a confermarlo ci sono le contestazioni dei parenti degli anziani ospiti della Rsa Anni Azzurri di Favaro, i quali ritengono che i provvedimenti assunti all'interno della struttura di via Gobbi per prevenire i contagi siano troppo rigidi, decidendo, cosa che già in occasione della prima ondata del Covid avevano fatto, di scrivere nuovamente alla direzione locale, al gruppo (Kos Care srl) che gestisce la Rsa e per conoscenza anche al direttore generale dell'Ulss 3, Giuseppe Dal Ben. In particolare i famigliari lamentano di non avere da oltre un mese la possibilità di incontrare i propri congiunti (incontri che prima, comunque, avvenivano attraverso una vetrata di spesso cristallo), ma di poterli ora contattare solo per 5/10 minuti attraverso il tablet 2 volte la settimana. «A seguito del prolungamento dell'isolamento da voi stabilito in conseguenza della positività di tre dipendenti e di due ospiti scrive il Gruppo dei famigliari i nostri cari soffrono sempre più di solitudine, di depressione da abbandono e per i disservizi legati allo stato di emergenza che ancora non sono stati risolti. L'unico contatto che possono avere è con gli addetti all'assistenza che purtroppo sono anche gli unici responsabili dell'ingresso del virus nella struttura. Questa condizione di isolamento si legge - ha già prodotto delle conseguenze fisiche e cognitive che riscontriamo sempre più spesso attraverso i contatti al cellulare o con le videochiamate. Vorremmo, quindi, che ci comunicaste proseguono i famigliari - le norme giuridiche o le linea guida che vi portano ad adottare tali misure e se corrisponde al vero che è stata l'Ulss 3 a disporre l'isolamento a tempo indeterminato di persone totalmente negative a tutti i test e tamponi da voi messi in atto. Se dovessimo riscontrare che tali comportamenti fossero il frutto di una vostra scelta discrezionale, che non ci trova concordi perché punitiva e vessatoria, saremmo costretti a prendere in considerazione la possibilità di adottare adeguate iniziative come, ad esempio, anche l'autoriduzione o la momentanea sospensione dei pagamenti delle rette, poiché non è ammissibile pagare per servizi che non vengono erogati e che non possiamo verificare ormai da 10 mesi. Riteniamo, inoltre prosegue la lettera - che una eventuale sospensione o riduzione delle rette mensili rappresenti un parziale risarcimento del danno fisico e morale a cui sono sottoposti i nostri familiari, per tutte le anomalie e disservizi che abbiamo segnalato. Nella copia inviata al direttore generale dell'Ulss 3 i firmatari della lettera citano come esempio positivo l'iniziativa messa in atto dalla direzione della Rsa Domenico Sartor di Castelfranco. In quella struttura scrivono è stata realizzata, nel rispetto di tutte le norme sanitarie anticontagio e con il patrocinio dell'Ulss e degli enti locali, la Stanza degli abbracci che in tutta sicurezza consente a familiari e ospiti anziani di vedersi, stringersi le mani e abbracciarsi. Non vediamo, dunque, perché una semplice soluzione come questa, che contribuirebbe a ridurre un po' la distanza fisica e affettiva tra gli ospiti e i loro familiari, non possa, in questo particolare momento, essere adottata anche da noi».
Mauro De Lazzari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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