L'ANALISI
VENEZIA L'incubo delle categorie, a quanto pare, sembra essersi realizzato.

Giovedì 24 Giugno 2021
L'ANALISI VENEZIA L'incubo delle categorie, a quanto pare, sembra essersi realizzato.
L'ANALISI
VENEZIA L'incubo delle categorie, a quanto pare, sembra essersi realizzato. La pandemia ha aperto le porte alle organizzazioni criminali che, approfittando della crisi, sono riuscite a infilarsi tra le maglie del tessuto economico. Riciclaggio, reimpiego di denaro, controllo di attività, traffico di stupefacenti, contraffazione di beni, commercio abusivo di carburanti: la guardia di finanza, in Veneto, ha aperto nel corso del 2020 (esattamente a partire dal 1. marzo, giorno zero dell'inizio ufficiale dell'emergenza sanitaria) 130 inchieste sull'apertura (o chiusura) sospetta di attività con circa un migliaio di persone indagate. Di queste indagini venti sono già finite sul tavolo dei procuratori della direzione distrettuale antimafia. I settori sono tanti, ma quelli più colpiti sono l'immobiliare, le rivendite di auto e il tessile.
GLI ALBERGHI
Per quanto riguarda Venezia, invece, la situazione più delicata, come spiega il comandante regionale, il generale Giovanni Mainolfi, riguarda le strutture ricettive. «Non parliamo di grandi alberghi, ma degli hotel di fascia intermedia - dice - quelli da tre stelle». Il problema l'aveva già annunciato l'Ava (l'Associazione veneziana albergatori) ancora un anno fa: il rischio è che alcune strutture, strozzate dai debiti, decidano di cedere a chi è disposto di pagare tutto e subito, anche sotto costo. Affari così, solitamente, nascondono la mano della malavita. E proprio a Venezia la finanza sta indagando su due casi: due alberghi per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. «Ma non c'è solo il centro storico - continua Mainolfi - questa è una questione che riguarda l'intera provincia: penso anche al litorale, Jesolo e Caorle».
I SETTORI
Nell'ambito di queste inchieste le fiamme gialle hanno potuto vedere, in qualche caso, delle nuove holding criminali, patti trasversali tra organizzazioni che prima erano rivali (ndrangheta e camorra) e che ora invece sembrano condurre più di qualche affare in tandem.
Ma dove si è concentrata l'attività di contrasto delle forze del'ordine? «La crisi post pandemia è stata asimmetrica - aggiunge il comandante interregionale della Finanza, il generale Bruno Buratti - alcuni settori sono precipitati, altri no. La criminalità ha la capacità di individuare chi è diventato più debole e approfittarne. Noi abbiamo quindi deciso di intervenire principalmente su quelle tre tipologie di crimini che possono frenare la ripresa economica: traffico illecito dei carburanti, false fatture e la contraffazione dei prodotti».
Nel primo caso, si tratta essenzialmente di due percorsi: truffe per evadere iva e accise o carburanti immessi sul mercato col sistema delle frodi carosello, ovvero un sistema fatto di società fittizie all'estero riconducibili però a titolari italiani. La porta attraverso cui entrano questi carburanti in Italia è il Nordest: Friuli e Trentino. Poi ci sono le false fatturazioni: società cartiere che si caricano di debiti che non salderanno mai consentendo così ad altri soggetti di andare a credito di Iva. «Questo crea una concorrenza sleale - continua Buratti - perché qualcuno così avrà sempre un margine del 20 per cento in più rispetto agli altri». Per quanto riguarda la contraffazione, la preoccupazione principale arriva dalla Cina. «C'è un enorme tasso di evasione - conclude il generale- e soprattutto i prodotti vengono travestiti da made in Italy, oltre al contraccolpo d'immagine c'è ovviamente il danno economico alle ditte e la sicurezza per i consumatori, che si trovano avere dei prodotti realizzati con materiali e procedimenti non certificati».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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