L'ANALISI
VENEZIA Effetto Covid-19 sull'economia veneziana. Si è detto e

Sabato 8 Agosto 2020
L'ANALISI
VENEZIA Effetto Covid-19 sull'economia veneziana. Si è detto e scritto molto della crisi, della perdita dei post di lavoro e delle conseguenze del blocco. Stavolta però la Camera di commercio e Unioncamere forniscono un'analisi con due volti: da una parte c'è sì la crisi, ci sono le difficoltà delle aziende. Ma dall'altra c'è anche lo scenario di un cambiamento nel mondo del lavoro, con l'analisi della domanda di occupazione da parte delle imprese e le previsioni di nuovi ingressi di occupati. Un'economia a due volti, dunque, che fotografa un processo di mutazione difficile, ma in atto.
GLI EFFETTI NEGATIVI
Cala la produzione, crollano i posti di lavoro. L'indagine Veneto Congiuntura, condotta da Unioncamere Veneto sul trimestre aprile-giugno, prendendo a campione 225 imprese con almeno dieci addetti in provincia di Venezia, evidenzia che i mesi segnati dal Covid-19 come preventivabile hanno registrato variazioni negative ancora più forti dopo i tre all'inizio dell'anno, già faticosi. Nella nostra provincia la produzione industriale è scesa del 25,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre gli ordini interni sono diminuiti del 24,4% e quelli esteri del 33,4%. La media del Veneto, utile per il confronto, segna -22,4% per la produzione, -22,9% per gli ordini interni e -24,7% per quelli esteri. Secondo Veneto Lavoro i posti di lavoro persi sono 24.500, con 31 milioni di ore di cassa integrazione erogate.
«Nel 2019 spiegano da Unioncamere la situazione economica in Italia presentava già segnali di debolezza e il recupero del prodotto interno lordo è stato lento con un peggioramento marcato nell'ultimo quadrimestre. Per l'anno in corso, i ricercatori ritengono che l'impatto derivante dalla crisi sanitaria e dalle conseguenti politiche di lockdown sia tra i più importanti del dopoguerra».
Dal rapporto Excelsior di Unioncamere emerge che per l'area veneziana dalla ricerca emerge che il 9,3% delle imprese dichiara di aver sospeso l'attività e sta valutando la chiusura, il 58,8% ha ridotto le attività e il 31,9% l'ha mantenuto a regimi simili a quelli precedenti all'emergenza.
I TEMPI DELLA RIPRESA
Si prevedono tempi lunghi per la ripresa: al di là di una quota minoritaria dell'11,6%, che riferisce di non aver subito perdite in questa crisi, il 55,1% stima che la propria attività potrà tornare ai livelli pre-crisi non prima di giugno 2021, mentre solo il 15% vede più vicino, tra luglio e ottobre, il ritorno ad una situazione accettabile e circa il 30% traguarda questo obiettivo per fine del 2020. Sempre Excelsior evidenzia che durante il lockdown circa un'impresa su cinque ha introdotto il lavoro agile con 26mila addetti impiegati da casa, mentre più di una su 10 (il 12,3%), dichiara di voler estendere il ricorso a questa modalità; percentuale che aumenta al 23,8% per le imprese esportatrici e al 21,7 per quelle che hanno adottato piani d'investimento integrati tra gli ambiti della trasformazione digitale. Se per la produzione e l'occupazione l'andamento è negativo, va meglio invece per quanto riguarda il numero delle imprese attive calcolato dalla Camera di commercio di Venezia e Rovigo.
«ll tessuto imprenditoriale viene spiegato resta fondamentalmente in una situazione di stallo, registrando trend simili ai mesi precedenti all'emergenza Covid-19, con una contrazione delle localizzazioni del -0,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, ma un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni nel secondo trimestre 2020, dato dalla diminuzione delle chiusure. Una diminuzione che può essere correlata al periodo di lockdown e al rallentamento generale amministrativo; ad alcuni fattori dissuasivi alla chiusura d'impresa come i vincoli legati alle procedure di scioglimento e licenziamenti; e agli aiuti e ai sussidi messi in campo dalle istituzioni e dagli stessi enti camerali che hanno indotto gli imprenditori a prendere tempo, per capire se possano migliorare le condizioni di mercato. Solo per fine anno si potranno analizzare le reali ripercussioni del Covid-19 sulla natalità e mortalità delle imprese».
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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