L'ALTRA FAMIGLIA
PADOVA Un filo diretto tra Vigonza e Sherbrooke, con un occhio

Domenica 6 Gennaio 2019
L'ALTRA FAMIGLIA
PADOVA Un filo diretto tra Vigonza e Sherbrooke, con un occhio e un orecchio sempre rivolti all'Africa. Sono tre i continenti interessati da questa storia ancora avvolta dal mistero. Ieri la sorella di Luca Tacchetto è riuscita finalmente a parlare con i famigliari di Edith, che vivono in una città canadese localizzata nell'estremo sud della provincia del Québec, vicino alla frontiera degli Stati Uniti.
A Sherbrooke abitano la mamma di Edith, Jocelyn Bergeron, e la sorella maggiore Melanie. «Il grande sogno di mia figlia è sempre stato quello di vedere tutto il mondo - racconta la madre, disperata -. Ha sempre viaggiato, fin da quando aveva diciotto anni, tornando da me una volta all'anno. A volte si fermava per due mesi, altre volte per otto mesi. Ma lei voleva viaggiare, viaggiare e ancora viaggiare. Non sapeva se nei prossimi mesi si sarebbe fermata a vivere in Europa o in America. Lei, per ora, non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Era un'avventuriera, ma con Luca si sentiva al sicuro».
L'AUSPICIO
Il suo ultimo viaggio, però, si è interrotto all'improvviso in circostanze completamente misteriose. Cosa può essere successo alla sua Edith? «Ho parlato con il ragazzo che li attendeva in Togo, mi ha spiegato che già in passato è capitato che alcune persone siano state sequestrate dalla polizia. So che avevano avuto un problema con il visto, altro davvero non so». Nessuna ipotesi concreta, solo una grande speranza: «Mi auguro che mia figlia sia viva, che stia bene e che non sia stata torturata. Mi auguro che possa uscire da tutto ciò sana, fisicamente e mentalmente, assieme a Luca».
Già, Luca, il ragazzo che lei aveva conosciuto solamente attraverso un piccolo schermo. «So chi è questo ragazzo italiano - conferma - e vedevo le loro bellissime foto assieme. Sicuramente non era una storia semplice vista la distanza dei loro Paesi, ma sembrava proprio che avessero un grande momento. Io - aggiunge - purtroppo non l'avevo mai conosciuto di persona. Ma ci eravamo parlati su Messenger, assieme ad Edith».
LA MOBILITAZIONE
La famiglia di Edith contesta al governo canadese un'eccessiva lentezza nel procedere («qui le cose non si muovono affatto velocemente, per questo ora abbiamo interessato due deputati della nostra città» dice la madre), intanto la sorella maggiore si è attivata creando una pagina Facebook ad hoc con i nomi dei due ragazzi scomparsi, chiedendo la massima diffusione della notizia.
«Erano attesi dai loro amici dell'organismo zion'Gaia molto prima di Natale - spiega Melanie -, ma alla fine pare non abbiano mai attraversato il confine e nemmeno chiesto il visto per entrare in Togo. Sappiamo solo che avrebbero dovuto dirigersi verso Ougadougouper soggiornare quattro o cinque giorni e possibilmente vendere la loro auto. Le avvertenze di viaggio del governo del Canada mettono in guardia contro i rischi di banditismo che la coppia doveva attraversare per raggiungere la destinazione finale - ammette la sorella -. Siamo molto preoccupate: le comunicazioni erano state molto frequenti e sono cessate bruscamente. Grazie a chiunque ci aiuterà a trovarla».
L'ultima volta che madre e figlia si sono scritte è stato il 13 dicembre, poi c'è stata solo una foto inviata due giorni dopo. Apprensione anche per il padre Andre, che invece è di pochissime parole: «Siamo in attesa». Un'attesa che unisce drammaticamente Canada e Italia.
G.Pip.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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