L'ALLARME
MESTRE Nella disperazione, c'è chi è più disperato di

Domenica 5 Aprile 2020
L'ALLARME MESTRE Nella disperazione, c'è chi è più disperato di
L'ALLARME
MESTRE Nella disperazione, c'è chi è più disperato di altri. Sono i papà e le mamme dei malati di Sla e dei disabili gravissimi. E più ancora i papà e le mamme dei bambini, dai cinque anni in su, che vedono allontanarsi ogni possibilità di recupero per i loro piccoli, martoriati da malattie che li costringono in carrozzina o addirittura a letto. Che cosa è successo? Che i fisioterapisti, per ovvi motivi di sicurezza, non vanno più a casa dei pazienti a fare riabilitazione. Il risultato è drammatico perchè fra i gravissimi ci sono i malati di Sla e di distrofia muscolare che, semplicemente, possono andare da un momento all'altro in deficit respiratorio e dovranno per forza essere ricoverati in Rianimazione spiega Luciano Favaretto, presidente veneziano dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Con il risultato di portar via il posto letto ad un malato di corona virus. Vuol dire che i 50 disabili gravissimi della nostra Ulss potrebbero andare ad aggravare le condizioni della terapia intensiva e sub intensiva dell'ospedale che già deve fare i salti mortali per il corona virus. Ora, la decisione da parte della Regione di non far rischiare i fisioterapisti, mandandoli a domicilio, è altamente comprensibile, resta il fatto però che forse, con le opportune accortezze, qualcosa si potrebbe fare secondo Luciano Favaretto il quale già la scorsa settimana ha sollecitato la Regione Veneto a dare una risposta. Adesso torna alla carica e invita l'assessora Manuela Lanzarin a fare in fretta perchè la situazione peggiora di ora in ora.
PREOCCUPAZIONE
Anche Davide Giorgi, che gestisce la piscina giallo-azzurra sul Terraglio, una eccellenza nelle cure riabilitative ai disabili è preoccupato. «Abbiamo 120 bambini, dai cinque anni in su, che se non fanno riabilitazione ci vorranno anni per farli tornare a livelli ai quali erano arrivati prima di questa epidemia». Non che stiano meglio gli altri 300 disabili più o meno gravi che erano ormai abituati a trovare sul Terraglio la risposta alle loro esigenze di indipendenza e mobilità. Dal 15 febbraio sono tutti a casa e Giorgi è alle prese, tra l'altro, con il fatto che gli unici che non si sono dimenticati della piscina giallo azzurra sono quelli che mandano le bollette di luce, acqua e gas, «e non so come pagare visto che l'Ulss ci ha sospeso convenzione e quindi soldi non ne arrivano né dall'Ulss né dai privati che in un periodo come questo avrebbero affollato la piscina. Ho scritto al sindaco Brugnaro che le bollette non sono in grado di pagarle, ma il rischio è che non riusciamo nemmeno a riaprire se ci tagliano le utenze. Ma questo mi preoccupa fino ad un certo punto, non dormo la notte al pensiero dei bambini che sono immobilizzati a casa, con conseguenze catastrofiche anche sotto il profilo psicologico, per loro e per le famiglie». La stessa preoccupazione di Luciano Favaretto della Uildm, che ha messo in campo cinque volontari almeno per portare a casa le spese e per dare una mano alle famiglie, ma è chiaro che si cerca di svuotare il mare della disperazione delel famiglie con un secchiello. «Ci vuole una deroga da parte della Regione spiega Favaretto Una deroga che consenta ai fisioterapisti di tornare nelle case dei disabili. Io penso che, se si potesse fare un tampone al paziente e se il paziente risultasse negativo, con mascherine, visiera, guanti e camice, che noi abbiamo già comperato, l'operatore dovrebbe poter entrare in sicurezza nelle case. Magari non con la frequenza di prima, ma qualcosa è meglio di niente. Però bisogna far presto, altrimenti non recuperiamo più quello che abbiamo conquistato in anni di lavoro».
Maurizio Dianese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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