Kostruttiva: «In questo momento preoccupa il vuoto istituzionale»

Sabato 14 Settembre 2019
Kostruttiva: «In questo momento preoccupa il vuoto istituzionale»
IL NUOVO CORSO
VENEZIA «Quello che ci preoccupa di più, in questo momento, è questo vuoto istituzionale. Non entro nel merito delle scelte, ma mancano proprio gli interlocutori: manca il commissario straordinario che pure era previsto da una legge dello Stato e manca il Provveditore alle Opere pubbliche, che è andato in pensione».
Questa la posizione di Devis Rizzo, giovane presidente di Kostruttiva, il Consorzio rinato dalle ceneri del Coveco, formato oggi da un'ottantina di imprese per un totale di circa 400 dipendenti e che sostituisce la compagine aziendale precedente, travolta dagli scandali giudiziari. Kostruttiva ha ottenuto in affidamento una parte degli ultimi lavori per un centinaio di milioni di euro, a completamento del Mose.
Opera che - da quanto si legge nel bilancio 2018 appena licenziato dagli amministratori straordinari del Cvn - dovrà essere pronta da cronoprogramma al 31 dicembre 2021.
«Non sto a discutere se il commissario serve o meno. Ma è una figura prevista per legge e con il cambio di Governo si è bloccato tutto - prosegue Rizzo - E anche il fatto che manchi il provveditore è un problema. Prima si risolve questo impasse, meglio è: c'è la necessità di tornare a un rapporto istituzionale corretto, per velocizzare le decisioni, entrare più rapidamente nel merito delle questioni e procedere in modo più spedito. Si tratta di una situazione già complicata di suo, se ci aggiungiamo questa fase di stallo...Quello che percepiamo è un senso di vuoto, come se mancasse il padrone di casa».
In un recente convegno, Kostruttiva aveva lanciato l'allarme anche a proposito dell'iter dei pagamenti. Ora che le grandi imprese si sono sfilate dal Consorzio - e oggi fallite - le piccole sono passate in prima linea. Ma sono l'ultima spiaggia. Non c'è nessun altro dietro di loro.
«Noi stiamo proseguendo la nostra attività di progettazione - continua Rizzo - ma il problema è stringente. Oggi non sono tanto i pagamenti il primo problema, che pure esiste, ma la mancanza di un contributo della politica sul Mose».
L'unico dato di fatto e che tutti i rappresentanti politici, a tutti i livelli, anche coloro che alla prima ora erano fortemente contrari, ora stanno dicendo che la grande opera, arrivata al 95 per cento della realizzazione, deve essere finita.
«Non stiamo costruendo una rotatoria in tangenziale, è un sistema integrato. E integrata dev'essere anche l'azione politica perchè se ne venga a capo. Bisogna che si faccia squadra».
Appello che per ora cade nel vuoto. Stando alle scadenze del bilancio a giugno 2020, cioè fra nove mesi, dovrebbe essere conclusa la parte impiantistica, fino alla chiusura dei cantieri entro il 2021. Anche se il valore della produzione del 2018 si è fermato a 74milioni di euro e l'obiettivo per il 2019 è di raddoppiarla.
Raffaella Vittadello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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