Infermieri contesi, le case di riposo ora pescano all'Usl

Mercoledì 20 Gennaio 2021
CASE DI RIPOSO
BELLUNO Quella degli infermieri è una coperta sempre più corta. Ogni struttura ne tiene un lembo e cerca di tirarlo dalla propria parte ma non tutti hanno la stessa forza. Allora si gioca d'astuzia. Se l'Usl 1 Dolomiti, tramite concorso pubblico indetto da Azienda Zero, ha assunto 103 infermieri, la maggior parte dei quali dipendenti delle rsa, queste non rimarranno di certo con le mani in mano. Alcune stanno cercando di intercettare quel personale ospedaliero scontento e desideroso di avvicinarsi a casa. Lamon, ad esempio, ne ha già trovati 2 attualmente in servizio all'ospedale di Feltre. Raggiungeranno Casa Charitas il 16 marzo. È una guerra senza vincitori né vinti. A rimetterci sono i pazienti degli ospedali e gli anziani delle case di riposo. D'altronde non ci sono infermieri e l'assunzione di massa dell'azienda sanitaria, per ora sospesa e posticipata a data da destinarsi, lascerà scoperte molte rsa. «Sono giorni in cui è difficile dormire» commenta la presidente di Casa Charitas Donatella Boldo. Nella sua struttura se ne andranno 6 infermieri su 9. La direzione ha già chiesto un colloquio con l'ufficio del personale per capire le tempistiche. «Tre di loro hanno già formalizzato le dimissioni spiega Donatella Boldo L'Usl ci permetterà di tenerli altri due mesi per darci la possibilità di trovare delle sostituzioni?». Due infermieri sono già stati contattati e convinti. Lavorano all'ospedale di Feltre: «Hanno un'età per la quale preferiscono avvicinarsi a casa. Coi neo-laureati non si riesce a fare lo stesso discorso perché hanno altre ambizioni. Noi stiamo cercando ovunque, anche fuori provincia». Tolti 2 infermieri, ne servono altri 4.
RETRIBUZIONI
Ma come rendere appetibile un posto in casa di riposo? Uno dei motivi più convincenti che spinge gli infermieri a fuggire nel pubblico è legato ai contratti. «Noi abbiamo deciso di aumentare gli stipendi del personale infermieristico in modo da renderli più simili a quelli ospedalieri» confida la presidente della rsa di Lamon. È un rischio che Donatella Boldo e il suo team hanno deciso di correre «anche se il bilancio andrà in perdita». Perché l'altro, di rischio, cioè quello di rimanere senza assistenza, sarebbe ancora più grave: «Non dimentichiamoci che siamo a Lamon e i tempi di percorrenza dell'ambulanza possono diventare biblici. Avere un'assistenza h24 significa poter tamponare un'emergenza in attesa dei soccorsi». Rimane tuttavia il problema di reperire il personale mancante: «Ora l'emergenza sta rientrando. Serviranno davvero all'usl tutti e 103 gli infermieri che ha assunto? Ma parliamo anche in generale, fuori dall'area covid, quelli che sono andati a compensare pensionamenti e Quota 100: li impiegheranno tutti?».
CONTAGIO NELLE RSA
Che il virus sia meno aggressivo lo dimostra anche la situazione epidemiologica nelle rsa. «Il 13 dicembre c'erano 315 anziani positivi in tutta la provincia specifica Maria Rita Gentilin di Spi Cgil Rappresentavano il 9,1% del totale. Un dato molto più basso rispetto alla media regionale che si attestava al 12.8%. Oggi (ieri per chi legge, ndr) i positivi sono 53». In altre parole: sono un sesto rispetto alla fotografia scattata un mese fa. Inoltre la maggior parte si è vaccinata ma «bisogna garantire anche la seconda dose». Quanto alla fuga degli infermieri la soluzione non può passare, secondo Spi Cgil, attraverso gli oss specializzati: «Gli ospiti delle rsa hanno bisogno di un'assistenza sicura. Le prestazioni sanitarie devono essere garantite da operatori sanitari adeguati. Siamo molto preoccupati».
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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