In Veneto restituiti 182mila euro ma 68mila sono ancora in un cassetto

Mercoledì 14 Febbraio 2018
In Veneto restituiti 182mila euro ma 68mila sono ancora in un cassetto
I CONTI
VENEZIA 182.074,86 euro. È la somma restituita a partire dal giugno 2015 dai consiglieri regionali veneti del Movimento 5 Stelle, secondo quanto figura nel sito pentastellato tirendiconto.it. In realtà un terzo di questa cifra giace da qualche parte in attesa di destinazione: 68.177,95 euro non sono stati infatti ancora assegnati. Ma, mentre infuria la polemica sulla cosiddetta rimborsopoli, c'è chi chiede che, conti correnti alla mano, venga dimostrato che quei soldi sono stati effettivamente restituiti. A chiederlo è il capogruppo della Lega in consiglio regionale del Veneto, Nicola Finco: «Ai contribuenti veneti voglio ricordare che i Cinque Stelle costano gli stessi soldi degli altri consiglieri regionali. In questi anni hanno solo gettato fumo negli occhi dei cittadini parlando di trasparenza e onestà per poi rivelarsi peggio di certi politici della Prima Repubblica». In una nota diffusa ieri, Finco chiede ai cinque pentastellati di «pubblicare gli estratti conto che testimoniano gli avvenuti bonifici con la restituzione dello stipendio. Un'operazione trasparenza doverosa dopo quanto emerso a livello nazionale con molti esponenti di spicco dei pentastellati scoperti con le mani nella marmellata, o meglio, con il mouse sul tasto cancella dell'home banking». E ancora: «Ci spieghino dove versano i soldi, in quale conto corrente e chi è l'intestatario. Siamo curiosi di conoscere anche le iniziative legate al microcredito per le pmi del territorio messe in campo in questi anni».
LA ONLUS
Richiesti di una replica attraverso l'ufficio stampa del gruppo, i consiglieri regionali pentastellati Jacopo Berti, Erika Baldin, Manuel Brusco, Simone Scarabel hanno preferito non rispondere. Solo Patrizia Bartelle, come già aveva fatto dopo un analogo attacco in aula lo scorso mese, è intervenuta: «Come si può vedere nel mio sito, dove sono riportate le singole voci, ho restituito un totale di circa 50mila euro dal giugno 2015 al 31 ottobre 2017, soldi che vanno anche a implementare il fondo per il micro credito alle imprese». Mentre Patrizia Bartelle destina parte dello stipendio di consigliere al fondo nazionale per il microcredito, gli altri quattro consiglieri hanno costituito in data 27 giugno 2016 l'Associazione MoVimento 5 Stelle Veneto, poi, a distanza di pochi mesi, il 15 settembre 2016, ne hanno costituito una seconda chiamata 5 Stelle del Veneto - ONLUS. La sede è a Padova, a casa di Berti, che è anche segretario e tesoriere, mentre Brusco è presidente e Scarabel vice. La restituzione di parte delle indennità di consiglieri regionali doveva avvenire attraverso questa associazione. Nel sito tirendiconto.it - come si può vedere nella tabella - non viene specificato come vengono raccolti i soldi, ma solo la loro destinazione. E ciascun consigliere dettaglia per sommi capi le spese sostenute (l'unica ad elencarle voce per voce è Bartelle, ma solo nel proprio sito), anche se a fronte di un rimborso forfettario di 4.500 euro l'impegno assunto in campagna elettorale era di spenderne la metà. Non tutti i cinque cittadini veneti, tra l'altro, hanno messo da parte la stessa cifra: paradossalmente Bartelle, che prende meno di Berti, Baldin e Scarabel perché come Brusco non ha indennità di funzione (stiamo parlando di aggiunte di stipendio sull'ordine di 2.100/2.400 euro al mese), ha restituito più di tutti. E a proposito di indennità: il nuovo statuto del M5s dell'èra Di Maio/Casaleggio jr vieta dal 2018 di incassare quella di funzione, cioè i 2100/2400 euro attualmente destinati al capogruppo, al vice e al consigliere segretario. Per sapere se i cittadini veneti si allineeranno a tali disposizioni, dando mandato alla Regione di applicare l'articolo 8 ter della legge 5/1997 che prevede la possibilità di restituire i soldi, bisognerà attendere la pubblicazione del cedolino di gennaio.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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