IN STAZIONE
VENEZIA Non si può dire che il piazzale della Stazione ferroviaria

Giovedì 4 Giugno 2020
IN STAZIONE
VENEZIA Non si può dire che il piazzale della Stazione ferroviaria di Venezia ieri fosse pieno, ma nel giorno dell'apertura del traffico fra le regioni si sono visti parecchi trolley, zaini e borsoni tra le persone in arrivo. E, soprattutto, accenti diversi da quelli veneti che avevano caratterizzato la scorsa settimana. I treni a lunga percorrenza non sono molti e i passeggeri che sbarcano anche. Ma qualcosa si muove. Un indicatore attendibile dei flussi in arrivo era la grande biglietteria del trasporto pubblico locale: praticamente vuota.
IN VACANZA
Un treno buono per saggiare il cambio di passo era la Freccia Rossa Napoli-Venezia delle 11.34. Infatti, sono scese diverse persone provenienti dalla Capitale e dalle stazioni successive.
«Veniamo da Roma - dicono due signore sulla gradinata della stazione, dopo essersi scattate un selfie - appena è stato possibile abbiamo prenotato e siamo venute per vedere Venezia con tranquillità. Restiamo fino a sabato».
Un'altra coppia, lui tedesco lei emiliana, arriva da Reggio Emilia: «Stiamo due notti a Venezia, non abbiamo resistito». Una coppia più giovane arriva da Firenze: «Bello - dicono - non ci sembra vero che non ci sia la folla. Dobbiamo goderci questi due giorni finalmente in libertà».
La sorpresa sono gli stranieri: molti svizzeri e un inglese. Nessuno di loro vuole parlare, anzi sfugge appena vede giornalisti e macchine fotografiche. Uno svizzero scherza: «Sono clandestino». Poi spiega di essere rimasto molto tempo a Padova.
Dal regionale veloce 2230 da Bologna sbarcano altri passeggeri con valigia, ancora una volta italiani, tra cui una signora armata di visiera in plexiglas stile Sar Wars. È il segno che gli ingranaggi del turismo cominciano a ripartire e che la voglia di muoversi c'è. Si sta cominciando a movimentare anche il sistema di prenotazione di appartamenti e alberghi, sia pure con numeri piccoli.
A MESTRE
Ore 14. Il treno Freccia Rossa 9723 proveniente da Milano Centrale e diretto a Venezia Santa Lucia giunge al binario 7, anziché al 5, di Venezia Mestre. Dalle carrozze scende un numero davvero esiguo di persone, tutte provviste di mascherina, estremamente positive, ottimiste e soprattutto soddisfatte del viaggio, anche se alcuni, forse di fretta, risultano un po' restii a confidare le proprie impressioni sui chilometri appena percorsi. Nel primo giorno di riapertura dei confini regionali, quello delle ore 14 è però uno dei pochi treni con destinazione Venezia partiti dalla Lombardia, il territorio più ferito dall'emergenza pandemica. In stazione la segnaletica volta a dirigere il percorso pedonale dei passeggeri è di colore verde, molto diffusa, chiara e precisa, ampiamente riconoscibile dall'uniformità cromatica, anche se qualcuno viene comunque ripreso dai solerti addetti alla sicurezza, pronti a correggere dinamiche e comportamenti errati, indicando ai più distratti le frecce adesive per terra con laconici «guardi in basso».
TEMPERATURA
A ricordare in particolar modo il distanziamento sociale ci pensa anche la voce registrata degli avvisi vocali, mentre nel tunnel che conduce ai diversi binari è prevista la misurazione della temperatura corporea che, se superiore a 37,5 gradi, ne preclude l'accesso. «Per il momento non abbiamo trovato nessuno con queste condizioni fisiche - raccontano gli operatori - ma abbiamo respinto qualcuno sprovvisto del titolo di viaggio». Una mancanza, quella del biglietto, che non riguarda di certo il signor Ottorino, uno degli appagati passeggeri del treno 9723 proveniente dal capoluogo lombardo. «Siamo in perfetto orario - commenta poco prima d'imboccare l'uscita - a bordo ci hanno fatto mantenere il distanziamento, abbiamo dovuto igienizzarci spesso le mani, è stato un tempo davvero piacevole». Anche Sara si sofferma sulle misure di prevenzione al contagio: «Avevamo mascherine, guanti, poggiatesta, acqua, il tutto fornito dal personale, che è riuscito a garantire una tratta in piena sicurezza». Antonio è terribilmente di fretta, deve prendere una coincidenza, ma riesce fugacemente a confermare l'estrema pulizia dei vagoni e la svizzera puntualità del convoglio, trovando in Giada e Patrik due passeggeri della sua stessa opinione. E poi Emanuela, che è salita da quello che fu l'inferno di Brescia. «Abbiamo vissuto dei mesi orribili, di paura e dolore per tutti - dice quasi commossa - adesso ripartiamo, ma benché ce l'abbiano messa tutta, la diffidenza dei luoghi pubblici chiusi la sento ancora dentro di me». Per Matteo invece, stringendo forte la mano della sua ragazza che lo attendeva con ansia, il viaggio è stato «comodo, fresco, sicuro, in orario», addirittura «meglio di prima». Insomma, nonostante il classico cambio dell'ultimo minuto, questa volta dal 5 al 7, la riapertura del traffico ferroviario interregionale sembra essere sul binario giusto.
Luca Bagnoli
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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