In difesa degli anziani insidiati dall'epidemia

Venerdì 28 Febbraio 2020
Matteo Collura
Questo stramaledetto virus, come ogni altro malanno trasmettibile da uomo a uomo, sta tirando fuori il meglio di noi (volontà di rendersi utili, di fare qualcosa per gli altri, oltre che per se stessi) ma anche il peggio. Ed è giusto rendersene conto. Come definire, infatti, l'alzata di spalle generalizzata, quel gesto che vuol dire era nel conto, quando a morire di contagio in questi giorni sono i vecchi? Vecchi che i gerontologi lo hanno chiarito di recente sono al massimo da considerare anziani con non poca vita davanti a loro? È giusto preoccuparsi dei giovani e dei bambini, ma non si può accettare in una società che si dice civile, questa rassegnazione, che sconfina nel cinico disinteresse, per gli anziani. O peggio, questo considerarli già mezzi morti e perciò una categoria che fa bene a fare un po' di posto ai nuovi arrivati sulla terra. E poi questo si pensa, mi dispiace dirlo, ma va detto perché spendere soldi e tenere occupati posti preziosi negli ospedali per esseri umani avviati al tramonto? Mi hanno portato a riflettere su questo i ragionamenti ascoltati in questi giorni, gli articoli che ho letto sui giornali, i dibattiti che ho seguito in tv.
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