Il nuovo volto di Luca così l' erede della Dc è diventato uomo forte

Mercoledì 21 Novembre 2018
L'ANALISI
segue dalla prima pagina
Ma anche da oltre 3 elettori su 4 di FI. Da 2 pentastellati su 3. E da quasi 6 su 10, nel PD. Insomma: Zaia piace, molto, a destra. Ma anche a sinistra. E agli incerti: più di 7 su 10. Unico a reggere il confronto: il vice-premier Salvini. Leader nazionale del suo partito. La Lega. Anche se Zaia è diverso da Salvini. Perché il governatore è un post-democristiano. Raccoglie l'eredità del partito che ha governato in Veneto nel corso della Prima Repubblica. La DC. Sfidata e, quindi, rimpiazzata, nei suoi territori storici e tradizionali proprio dalla Lega. E, prima ancora, negli anni Ottanta, dalla Liga Veneta. Portavoce e amplificatore - della domanda di contare di più a Roma, espressa da aree e ceti produttivi che si sentivano centrali economicamente, ma periferici sul piano politico.
I LEADER
Naturalmente, Salvini interpreta un'altra Lega. Una Lega nazionale. Che, negli ultimi anni, ha conquistato lo spazio di destra, occupato, in precedenza, da Forza Italia. Ma anche da AN e dai FdI di Giorgia Meloni. La Lega di Salvini, è vicina, anzi, parente stretta, del Front National di Marine Le Pen. E dei partiti al governo nei Paesi post-sovietici. Per prima: l'Ungheria di Orbàn. Appartiene, apertamente, alla famiglia dei partiti sovranisti, come si è soliti definire, oggi, i soggetti politici che rivendicano la sovranità nazionale contro la minaccia dei poteri globali. Contro i mercati. Contro la Ue. L'Europa dei burocrati, che minaccia la nostra autonomia. Il contrario del passato. Visto che, negli anni Novanta, la Lega di Bossi e Maroni - invocava l'Europa per difendere il Nord dal potere nazionale di Roma. Più vicini all'Europa, più lontani dall'Italia, recitava uno slogan leghista in vista del voto europeo del 1999.
Ma, si sa, i tempi cambiano in fretta. E cambiano in fretta anche le posizioni politiche. Anche se la domanda di in-dipendenza regionale rimane inalterata.
Oggi, infatti, Zaia è invocato dai veneti, e non solo dai leghisti, per affermare e rilanciare l'autonomia regionale del Veneto. Votata a larghissima maggioranza nel referendum che si è svolto un anno fa.
LE AVVERSITÀ
Per rafforzare la rivendicazione autonomista di fronte al governo Salvini-Di Maio. Cioè, di fronte al governo guidato dal suo stesso partito. Perché Salvini, assai più di Di Maio e del Premier, Giuseppe Conte, ne rappresenta il vero uomo forte. Zaia, dunque, è chiamato a difendere le aspirazioni indipendentiste dei veneti di fronte al centralismo e al sovranismo leghista. Un paradosso apparente. Perché i veneti, in fondo, pensano che Roma l'autonomia non la riconoscerà mai. Tanto meno l'indipendenza. Figurarsi. Tuttavia, Zaia è l'unico di cui si fidino davvero, come sindacalista del territorio. L'unico a cui affidino le loro richieste. E speranze. Per quanto residue. Anche per questo il gradimento del governatore è sempre alto. E nell'ultimo periodo, è cresciuto molto. Di slancio. In due mesi: 7 punti in più. Spinto dalle tempeste. Letteralmente. Perché l'emergenza e i danni prodotti dal maltempo in molte aree della regione hanno creato molti problemi, a Zaia. E al governo regionale. Ma anche molta visibilità. Molte occasioni per stare sul territorio, nelle zone e con le persone colpite dal disastro meteorologico. Puntualmente seguito rilanciato - dai media. Un passo dopo l'altro.
Così Zaia, otto anni dopo la sua prima elezione, continua a ottenere un gradimento altissimo tra i veneti. Senza distinzione di parte. In questo, forse, sta la differenza con i democristiani, di cui è legittimo erede. Perché rispetto a loro, rispetto ai leader di quella tradizione e di quella appartenenza politica, Zaia ottiene un consenso ancora più ampio. Ancora più trasversale. Comunque, riceve minore opposizione. Forse proprio perché non c'è più opposizione
Solo qualche resistenza romana. Dove è probabile che il ministro dell'Interno e Capo nazionale della Lega guardi questa performance con qualche preoccupazione. Anche se si tratta di un leader del suo partito.
O, forse, proprio per questo...
Ilvo Diamanti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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