IL NEGOZIATO
ROMA Week end di trattative serrate tra M5s e Lega sul decreto fiscale

Domenica 14 Ottobre 2018
IL NEGOZIATO
ROMA Week end di trattative serrate tra M5s e Lega sul decreto fiscale collegato alla manovra. Gli sherpa dei due partiti che compongono la maggioranza stanno cercando di trovare una soluzione che metta tutti d'accordo ma la quadratura del cerchio appare ancora lontana. Così non è ancora chiaro l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di lunedì: oltre al decreto, il presidente del Consiglio Conte avrebbe voluto inserire il vero e proprio disegno di legge di Bilancio, per il quale la scadenza di legge è fissata a sabato 20; ma anche sugli altri temi, dal reddito di cittadinanza alla revisione della legge Fornero, ci sono vari dettagli ancora da mettere a punto. Così la riunione formale dei ministri sarà preceduta da un vertice di maggioranza.
GLI INTROITI
Sul fisco, il lungo negoziato ha partorito, al momento, una intesa di massima sulla rottamazione-ter (che riguarda le cartelle Equitalia relative al periodo 2000-2017 già notificate ai contribuenti) e sulla sanatoria relativa alle liti presso le commissioni tributarie. Ma il problema è che non c'è accordo sulla parte più importante che riguarda il provvedimento: la cosiddetta Pace fiscale dalla quale la Lega, in particolare, punta ad incassare 3,5 miliardi nel 2019. Da una parte i pentastellati dicono no a un'operazione eccessivamente favorevole, per chi non ha messo in dichiarazione taluni redditi, temendo la nascita di una operazione che potrebbe configurarsi come un vero e proprio condono. Dall'altra il Carroccio che continua a parlare di saldo e stralcio e tira diritto con l'intento di portare a casa una norma che sia coerente con quanto promesso all'elettorato. Ieri il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri, ha esplicitato lo schema che ha in mente il partito di Matteo Salvini chiarendo che la pace fiscale potrebbe comportare tre scaglioni di pagamento al 6%, al 10% e al 25% a seconda della posizione patrimoniale e reddituale del contribuente che ne fa richiesta. E, a titolo esemplificativo, Siri ha aggiunto che l'aliquota del 6% potrebbe per esempio essere riservata ai contribuenti monoreddito con un figlio minorenne a carico. In pratica, i contribuenti non ancora raggiunti da alcun verbale del fisco potrebbero dichiarare, attraverso una formula integrativa, quanto nascosto all'erario e versare su quel volume, a titolo di imposta sostitutiva, una delle tre aliquote prefigurate dal sottosegretario della Lega. «Qualcuno dei tecnici dice che il saldo e stralcio crea un buco nel bilancio dello Stato, ma la si sta facendo più complicata di quella che è. Non ha nessun senso tenere a bilancio partite che sono come limoni secchi» ha detto ancora Siri. Un altro problema piuttosto spinoso da superare è quello dell'eventuale limite oltre il quale la sanatoria potrebbe essere interdetta. La Lega partiva da un milione di euro, 5 Stelle da 100 mila, la soluzione potrebbe essere quota 200 mila ma la situazione è in continuo movimento. «Il provvedimento non è per gli evasori, ma per chi non ha risorse per pagare perché ha difficoltà economiche e alla fine M5S si convincerà» dicono sicuri gli uomini più vicini a Salvini. Trova conferma, invece, la scelta del governo di procedere con l'annullamento di tutte le cartelle Equitalia di importo inferiore a mille euro relative al periodo 2000-2010. Il piano consentirebbe di cancellare il 25% di tutte le cartelle presenti nel magazzino dell'agente della riscossione. Su questa impostazione, è comunque in atto una ulteriore riflessione con i tecnici del ministero del Tesoro. Oltre alla rinuncia ad una fetta consistente di gettito, si aprirebbe infatti il problema della disparità di trattamento con chi ha già aderito alla rottamazione bis e che con la prima rata ha già versato il 40% del dovuto.
L'ABBATTIMENTO
Nessun dubbio, invece, sugli importi superiori a mille euro e comunque successivi al 2010: previsto il versamento per intero delle imposte contestate con la cancellazione però delle sanzioni e degli interessi di mora, mentre gli interessi legali (lo 0,3% annuo) verrebbero mantenuti. Trova conferma, nelle bozze del provvedimento, l'idea di inserire anche l'Iva e i dazi doganali tra le poste oggetto della sanatoria. Confermata anche l'intenzione di aprire la sanatoria alle liti fiscali ancora in corso presso le Commissioni tributarie. In questo caso, lo Stato proporrà un abbattimento dell'imposta fino al 66% nel caso in cui il contribuente abbia già incassato una sentenza favorevole in secondo grado e sia in attesa dell'ultimo giudizio.
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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