Il manager inglese di casa negli States che vuole far crescere il marchio Jeep

Domenica 22 Luglio 2018
IL DESIGNATO
ROMA Nessun periodo transitorio, nessuna divisione di deleghe, il consiglio di amministrazione di Fca guidato dal presidente John Elkann ha deciso di nominare subito il nuovo amministratore delegato che prenderà il posto di Sergio Marchionne. Sul tema, il cda con Elkann e Marchionne stesso lavoravano da tempo e probabilmente non è stato necessario prendere alcuna decisione, ma soltanto di anticiparla, visto che è sempre stato detto che il successore sarebbe stato un interno, un dirigente che faceva già parte della squadra. A guidare il gigante italo-americano sarà Michael Manley, un inglese del Kent nato nel 1964 che lavora in Chrysler dal 2000 (all'epoca era controllata da Daimler) e che sotto la guida di Sergio Marchionne è cresciuto occupando posizioni sempre più importanti. Manley faceva parte di un ristrettissimo gruppo di papabili a prendere l'eredità del manager italo-canadese fra cui c'erano l'altro inglese e attuale direttore finanziario Richard Palmer e i due italiani Alfredo Altavilla e Pietro Gorlier. Il primo guida da tempo la strategica regione Emea, l'altro è a capo della Magneti Marelli e della Mopar, l'azienda del gruppo che si occupa degli accessori e dei ricambi. A pesare sulla scelta più che i profili tutti di altissimo spessore sono probabilmente state le specializzazioni, la provenienza e le competenze. Manley non è americano, è europeo, ma lavora per Auburn Hills da quasi vent'anni e nell'ultimo periodo ha vissuto negli States e si è occupato dei brand su cui l'azienda ha puntato forte per continuare ad espandersi.
I VOLUMI
Anche grazie alla costante crescita del mercato nord americano dopo la crisi del 2008-2009, Fiat Chrysler realizza la parte più consistente delle vendite, del fatturato e dei profitti in Nord America. Il marchio di gran lunga più forte e quello con le maggiori prospettive di sviluppo è Jeep, il brand feudo di Manley. Il manager britannico ha la responsabilità anche di Ram, l'azienda che produce i light truck, il segmento di mercato più amato dagli automobilisti americani e quello dove i margini sono più elevati. Ram ha quasi raddoppiato i volumi nell'ultimo periodo e proprio al salone di Detroit 2018 ha presentato il nuovo pick up 1500 che ha l'ambizione di attaccare ulteriormente le posizioni del Ford F-150 e dello Chevrolet Silverado (della General Motors). Un veicolo tecnologicamente molto avanzato che si pone al vertice della categoria. Ancora più ambiziosi i piani per Jeep che nel 2018 punta ad una crescita di oltre il 20% per avvicinarsi ai due milioni di unità vendute. Il più famoso brand di fuoristrada ormai ha fabbriche in Nord America, Italia, Brasile e Cina e nel nostro paese è ormai quasi certo che verrà prodotto un altro modello, probabilmente il citysuv più compatto del Renegade che nasce a Melfi. La Jeep guidata da Manley ha da poco lanciato la nuova generazione di Wrangler, il fuoristrada più antico e famoso del mondo che ora può vantare caratteristiche tecniche all'avanguardia. Oltre che del mercato, dei prodotti e della produzione, Manley si è occupato anche del business e per un periodo è stato responsabile anche della region Apac (l'Asia-Pacifico), un'area geografica dove l'azienda italo-americana ha una presenza ancora limitata, ma i margini di sviluppo sono molto ampi. È probabile che nel dopo Marchionne aumenti la sua operatività anche John Elkann e, visto che starà sicuramente più in Europa che in America e magari non viaggerà quanto Marchionne, il presidente potrebbe curare più da vicino le relazioni ad alto livello che prima seguiva l'amministratore delegato sopperendo alla minor conoscenza di Manley dello scenario nel nostro continente.
I RAPPORTI
Non sarà facile, in ogni caso, sostituire Marchionne soprattutto nei rapporti con Washington (il presidente Trump ha definito Sergio il suo manager preferito) e con la comunità finanziaria di Wall Street che ha sempre premiato le scelte fatte dal manager italo-canadese. Ci sono ancora dei dossier aperti di cui il manager abruzzese si occupava in prima persona sfruttando la sua ampia rete di relazioni e la sua capacità negoziale. Fca sta ancora dialogando con le autorità Usa per risolvere definitivamente la questione delle emissioni ed è impegnata direttamente nel dialogo con l'amministrazione per trovare una soluzione alla questione dei dazi che non riguarda solo Fiat Chrysler, ma crea agitazione all'intero settore automotive.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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