IL LAVORO
BELLUNO Se le ditte vengono passate ai raggi X per scovare l'odor di

Domenica 5 Luglio 2020
IL LAVORO BELLUNO Se le ditte vengono passate ai raggi X per scovare l'odor di
IL LAVORO
BELLUNO Se le ditte vengono passate ai raggi X per scovare l'odor di mafia, il radiologo è la squadra di lavoro costituita dalla Prefettura e da un gruppo interforze, che si riunisce periodicamente a Palazzo dei Rettori. Centinaia le istruttorie condotte fino ad oggi. Nella maggior parte dei casi si concludono senza conseguenze: le aziende sono sane e non c'è pericolo. Negli altri casi scatta l'interdittiva antimafia, ovvero quello strumento di prevenzione amministrativa di competenza del prefetto, introdotto dal Codice antimafia del 2011, per impedire che la mafia e, in generale, la criminalità organizzata penetrino all'interno dell'economia legale. Il prefetto Adriana Cogode in poco meno di un anno ne ha firmati due. Uno a carico della Sap, impresa di trattamento rifiuti di Fonzaso che è in fase di fallimento. L'altro a carico sempre di un'azienda bellunese che aveva partecipato a un appalto e non aveva nemmeno i requisiti legali per parteciparvi. Alle imprese colpite dall'interdittiva è vietato avere qualsiasi rapporto con la Pubblica amministrazione, dalla partecipazione agli appalti alla percezione di fondi o contributi, fino alle autorizzazioni commerciali.
IL PROCESSO
L'azienda che richiede di essere iscritta alla white list, ovvero l'elenco della prefettura in cui ci sono ditte sottoposte a tutti i controlli antimafia, viene sottoposta a un'istruttoria. Così come le aziende sospette. Il tavolo a palazzo dei Rettori che si riunisce mensilmente, a volte anche con frequenza maggiore, vede al lavoro oltre al capo di gabinetto della Prefettura Andrea Celsi, che coordina, le varie forze di polizia e un rappresentante della Dia, ovvero direzione investigativa antimafia. Tutte le pratiche vengono sottoposte al vaglio dell'attività istruttoria collegiale. «Lo stesso soggetto viene esaminato, studiato e approfondito da queste 4 strutture del gruppo interforze e Dia - spiega il prefetto Adriana Cogode -. In particolare la Dia essendo sovra-provinciale ha una banca dati più importante, nazionale. Quindi si acquisiscono gli elementi, ci si riunisce, si analizzano questi elementi». Alla fine l'istruttoria arriva su tavolo del prefetto che decide se adottare o meno l'interdittiva antimafia.
LA SICUREZZA
«Questo lavoro - sottolinea il prefetto Adriana Cogode - non si potrebbe mai fare se non ci fosse grande collaborazione delle forze di polizia, ma anche una grande coesione tra loro: fanno squadra. E si lavora insieme a qualcosa di strategico e importante che è sicurezza». L'istruttoria può anche uscire dal Palazzo. «Si possono fare tante altre cose di ulteriore approfondimento - prosegue Cogode-. Il prefetto può disporre un accesso alla ditta (che non è quello che su sta facendo con Anas in vista dei Mondiali, quella è un'altra cosa ndr). In questo caso si delega al nucleo di polizia tributaria che poi va a esaminare in sede: ad esempio le fatture per operazioni inesistenti sono un forte elemento indiziante». «Per me come prefetto è un'attività fortemente impegnativa- prosegue -, ma anche di grande spessore perché è un attività che ti mette nelle condizioni di perseguire quella missione della sicurezza non necessariamente attraverso ciò che palesemente è violazione di legge, ma attraverso l'analisi del territorio. Così capisci quali sono le dinamiche di un'articolazione criminale, che sono vere e proprie cosche. Sono strutturate in determinate dinamiche che bisogna prima capire». E il prefetto conclude sorridendo con una battuta: «Insomma le prefetture non tagliano solo nastri alle inaugurazioni».
ol.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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