IL FRONTE DEI SINDACI
Il più chiaro e diretto è Luigi Brugnaro. Ma

Martedì 20 Ottobre 2020
IL FRONTE DEI SINDACI
Il più chiaro e diretto è Luigi Brugnaro. Ma anche gli altri sindaci del territorio non hanno affatto gradito il passaggio del decreto Conte che attribuisce ai primi cittadini il potere di chiudere le zone calde delle loro città. «Provvedimenti confusi e che creeranno confusione», è la bocciatura senza appello espressa dal sindaco di Venezia. Ma anche Valerio Zoggia, primo cittadino di Jesolo patria della movida non solo estiva, si dice «fortemente contrariato da quanto indicato nel Dpcm. Di certo - aggiunge il sindaco - io non ho nessuna intenzione di far chiudere alle 21, senza contare il non senso di impedire a una persona di bersi un caffè al banco, se va al bar da solo dopo le 18. Noi, come sindaci, non abbiamo competenze in materia di sicurezza, ma solo sanitaria, per cui non abbiamo i poteri per decidere quanto ci viene indicato: è solo uno scaricabarile del nostro Governo sui sindaci, un modo per non assumersi delle responsabilità. Solidali con l'Anci se verranno decise delle azioni di protesta».
«PRIVI DI POTERI»
In sostanza Zoggia è convinto di non avere i poteri per prendere certi provvedimenti: «Le persone - dice il sindaco - vanno responsabilizzate, da parte nostra andranno fatti i controlli sul rispetto delle norme (gli assembramenti, l'uso delle mascherine) e, se non verranno rispettate, si faranno delle sanzioni. Qua a Jesolo, in ogni caso, andiamo avanti con l'organizzazione degli eventi per il periodo di Natale. A tale proposito abbiamo deciso di avanzare una richiesta al Prefetto, proprio sulla possibilità di andare avanti. Se da parte sua, come crediamo, non ci saranno problemi andremo avanti. E' chiaro, se poi arriverà un lockdown totale, dovremo arrenderci, ma noi abbiamo il diritto di dare speranza ai nostri commercianti e ai nostri imprenditori».
Sulla stessa lunghezza d'onda Alessandro Ferro, sindaco di Chioggia. «Hanno ragione, hanno assolutamente ragione i colleghi sindaci che dicono che è uno scaricabarile», assicura Ferro, nel commentare la norma dell'ultimo Dpcm che prevede la possibilità di chiudere determinate aree della città quando si crei un pericolo di assembramento. Una possibilità che il decreto attribuiva, dapprima, ai sindaci, ma che è stata, poi, resa più generica, al punto che non è chiaro chi possa o debba decidere. «E' assurdo dare ai sindaci la facoltà di imporre regole che i sindaci stessi non sono in grado di far rispettare dice Ferro : io non dispongo della possibilità di organizzare gli interventi della polizia, dei carabinieri, della guardia di finanza. Dispongo solo della polizia locale che, da sola, può fare ben poco». E' recentissima in città, infatti, la polemica sul controllo degli assembramenti che si creano in alcune zone, tipicamente piazza Europa, a Sottomarina, ma anche vicino ad altri luoghi del centro storico. Ferro aveva annunciato l'intenzione di organizzare delle ronde istituendo, almeno al sabato, un terzo turno per la polizia locale, dopo le 20. Ma per poterlo fare ha dovuto attendere la disponibilità della questura a organizzare un servizio interforze, perché due o tre agenti, da soli, non avrebbero potuto nulla rispetto a folle di centinaia di giovani galvanizzati.
«SPIAZZATI DAL DECRETO»
Anche nel Miranese chi amministra si è trovato spiazzato dal Dpcm, anche se lo dice con toni più sfumati. Mirano e Noale, centri di movida e con piazze, si sentono tirati per la giacca: da un lato i cittadini che chiedono tutela per la loro salute, dall'altro gli esercenti che chiedono di non essere penalizzati ancor di più. «Per il momento - spiega Maria Rosa Pavanello da Mirano - ci atterremo alle disposizioni e monitoreremo la situazione per capire se sarà necessario emanare ordinanze più restrittive. Credo però che possa essere utile coinvolgere attori come il prefetto e l'Ulss. Il problema è: chi monitorerà? Io ho fiducia nei miei cittadini, che si sono dimostrati responsabili e rispettosi, dopodiché una forma di controllo è necessaria. Valuteremo con rapidità quale sarà la forma migliore da utilizzare nel caso, nei prossimi giorni, si rendano necessarie ordinanze più restrittive, anche in base all'entità delle limitazioni che saranno imposte e alla loro durata, se basterà la polizia locale dell'Unione dei comuni o servirà una sinergia con le forze dell'ordine». «Il problema - le fa eco la collega di Noale Patrizia Andreotti - non è emettere eventuali ordinanze, ma avere un monitoraggio puntuale sul territorio, in qualsiasi momento. Vanno valutati gli effetti sui cittadini e sulle attività economiche, oltre a capire quali forze dell'ordine andrebbero messe in campo per i controlli e le sanzioni. Finora, sia nell'Unione che nella conferenza dei sindaci, abbiamo sempre cercato di lavorare su una linea condivisa».
Fabrizio Cibin
Diego Degan
Filippo De Gaspari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci