IL CENTRODESTRA
ROMA Di Maio ha alzato un muro, la Lega gli chiede di smetterla

Martedì 17 Aprile 2018
IL CENTRODESTRA
ROMA Di Maio ha alzato un muro, la Lega gli chiede di smetterla con il protagonismo, di non ripetere «scenate» come quella dopo l'incontro dei leader del centrodestra con il Capo dello Stato. Ma Berlusconi tiene il punto: «Non mi metterò da parte. Non ci sono piani B. Bisogna pensare agli interessi del Paese, non ai capricci dei grillini». Il Cavaliere era anche disposto a ragionare su una possibile concessione. In un primo momento si erano individuate anche le figure politiche spendibili per un eventuale esecutivo (si facevano i nomi, tra gli altri, di Aprea e Prestigiacomo), ma l'eventualità di inserire ministri di area in un governo centrodestra-M5s non era stata esclusa del tutto. Con la consapevolezza però che il partito azzurro si sarebbe rivoltato, considerata la fila degli aspiranti sottosegretari e pure ministri.
Dopo l'aut aut dell'ex vicepresidente della Camera, per l'ex presidente del Consiglio «il tempo è scaduto». E allora la posizione non cambierà, FI non entrerà in un governo dalla porta di servizio: «Non cederò ai ricatti», ha ribadito l'ex presidente del Consiglio ai suoi. Berlusconi, spinto da Salvini e Meloni, nell'ultimo vertice a palazzo Grazioli aveva aperto al confronto con M5s. Nella dichiarazione letta da Salvini al Colle era scritto nero su bianco che il canale privilegiato erano i 5Stelle. «Basta trattare, quelle di Di Maio sono pretese assurde. Non ha vinto certo lui le elezioni», si è sfogato il Cavaliere. Con l'auspicio che neanche il Colle possa avallare la tesi di un partito che rappresenta il 32% e non il 37%. Dunque o un governo targato centrodestra appoggiato da un gruppo di responsabili oppure un governissimo con tutti dentro.
PACE CON TOTI
Forza Italia auspica in realtà che il mandato esplorativo venga affidato a Fico, così da costringere i pentastellati a sedersi al tavolo ed evitare che venga bruciata l'unica carta istituzionale di FI, ovvero il presidente del Senato. Ma la convinzione è che sia proprio la Casellati a dover cercare eventuali convergenze. «E' brava, cercherà di smussare gli angoli ma difficilmente potrà cambiare qualcosa», osserva Schifani. A questo punto dunque si punta sul governo del presidente. E su questa ipotesi non chiude neanche Toti per il quale si tratterebbe di una ultima ratio. E' proprio il governatore della Liguria, tornato ad avere un ruolo centrale in Forza Italia anche grazie ad un ritrovato rapporto con Ghedini, a dire un secco no alle richieste dei pentastellati. «Il veto M5S sottolinea - è irricevibile e strumentale. Berlusconi è un falso problema, lavora per una soluzione, non per personalismi».
Il partito dunque è compatto a difesa del suo leader. E lo sosterrà anche domani quando si riuniranno i gruppi per fare il punto della situazione. L'ex premier spiegherà di volersi affidare alla saggezza del presidente della Repubblica, confermerà che la strategia è quella della responsabilità. Ovvero in questo momento, la sua tesi, anche per la grave crisi siriana occorre un governo che guardi all'Europa e che metta al bando i populismi. Ma i timori sulle prossime mosse di Salvini restano. Il sospetto è che il giovane Matteo voglia passare all'incasso nel caso di una vittoria schiacciante in Friuli. E accelerare sulla strada della federazione dei gruppi parlamentari e poi del partito unico. Una direzione che il Cavaliere non prende neppure in considerazione. «Salvini potrebbe essere il segretario, Meloni la vice e Berlusconi il presidente», azzarda un big di FI.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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