IL CASO
VENEZIA Se non li voleva nessuno prima, adesso non ci si può certo

Venerdì 7 Agosto 2020
IL CASO
VENEZIA Se non li voleva nessuno prima, adesso non ci si può certo aspettare tappeti rossi e braccia aperte. Il tema dei migranti e della loro sistemazione continua a essere caldo, e il prefetto Vittorio Zappalorto ormai l'ha capito: nessuno, tra i 44 sindaci della città metropolitana, alzerà mai la mano per dire «li prendo io». Solo che non si può nascondere la testa sotto alla sabbia e sfuggire al problema: l'emergenza sanitaria è ancora in corso, coinvolge anche i richiedenti asilo, e presto con ogni probabilità si dovrà fare i conti con una nuova ondata migratoria.
Una cosa alla volta, però. Adesso la prima esigenza è quella di trovare una nuova collocazione ai migranti di Jesolo. L'ulss 4 è stata chiara: le ultime due ispezioni hanno bocciato la sede della Croce rossa, considerata non idonea a fare da hub per la quarantena. «Dobbiamo procedere a un progressivo svuotamento - spiega il prefetto - è necessario trovare dei posti. Dove? Pensiamo a Sprar o altre strutture in provincia, ma ancora non le abbiamo individuate. Di certo rimane aperta Cavarzere, almeno fino a quando non avremo chiuso Jesolo». I positivi, in particolare, rimarranno lì fino a quando non saranno negativizzati. «Al momento - continua Zappalorto - quelli che se ne sono andati sono una decina. Hanno tutti reddito e lavoro, sono indipendenti e liberi dall'accoglienza». La domanda è sempre la stessa: se non lì (Jesolo), dove? «Le strutture per il trasferimento non le abbiamo ancora individuate - aggiunge il prefetto - dobbiamo cercare tra quelle idonee ad accogliere i migranti e con determinate condizioni (diverse, quindi, da quelle che ci sono nella sede della Cri, ndr) ma resta il fatto che continuo a non sentire alcuna collaborazione da parte dei sindaci. Dovrò scegliere io». L'idea è di tenere fuori dal sorteggio i comuni che a settembre andranno al voto, per evitare che lo spostamento dei migranti possa essere utilizzato come veicolo elettorale e quindi influenzare l'esito delle urne. «Terrò conto delle esigenze politiche - conclude Zappalorto - ma se non si dovesse trovare una soluzione adeguata, dovrò valutare le opzioni anche all'interno di quei territori».
«SOLO EDIFICI DA ABBATTERE»
Pronta la replica dei sindaci. I primi cittadini hanno incassato a lungo le stoccate del prefetto in questi giorni, ma ora passano al contrattacco. «Scarsa collaborazione? Semplicemente non abbiamo più nulla di agibile - ribatte la sindaca di Mirano e vice presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello - si pensi che abbiamo decine e decine di persone in lista d'attesa per avere le case ad affitto agevolato. La realtà è semplicemente che le strutture che possono mettere a disposizione i Comuni hanno bisogno di interventi che richiedono milioni di euro, non spiccioli. Le scuole? C'è forse qualche comune che ha degli istituti non utilizzati? Non mi risulta». Senza contare che la redistribuzione degli alunni, anche in vista della ripresa scolastica in tempo di emergenza sanitaria, passa inevitabilmente per lo sfruttamento di ogni minimo spazio disponibile. E neanche l'ipotesi Sprar sembra andare troppo a genio alla prima cittadina miranese. «Sono tre in tutta la provincia: Venezia, Mirano e Spinea - prosegue Pavanello - non trovo corretto penalizzare i comuni che hanno sempre collaborato con lo Stato. Spero che si siano valutate le conseguenze, compreso il rischio dell'allarme sociale tra i cittadini». Inevitabilmente la situazione attuale, pur per motivi diversi, sembra un deja vu di quanto accaduto qualche anno fa. «Mi pare di tornare all'emergenza del 2015 - continua la sindaca - solo che oggi non c'è più una cabina di regia, non c'è più un tavolo tra prefettura e sindaci sulla questione migranti. Mi rendo conto che si sia scaricando tutto sulle spalle dei prefetti, ma noi non stiamo facendo i capricci: stiamo collaborando con l'Ulss, per esempio, per le badanti in quarantena. Vogliono aggiungere carne al fuoco? Si accomodino: da noi troveranno solo edifici da abbattere».
Davide Tamiello
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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