IL CASO
VENEZIA «Paolo Gentiloni ha sbagliato a impugnare il referendum.

Lunedì 4 Giugno 2018
IL CASO
VENEZIA «Paolo Gentiloni ha sbagliato a impugnare il referendum. Chiederemo di revocare l'impugnativa davanti alla Consulta. Non vedo perché da Roma si debba mettere becco in vicende che riguardano veneziani e mestrini. Anzi, io avrei anche aggiunto il referendum di cui abbiamo parlato in campagna elettorale e poi il sindaco Luigi Brugnaro se ne è dimenticato della separazione del Lido da Venezia». Nell'intervista al Gazzettino, il leader della Lega Matteo Salvini, fresco d'investitura a ministro dell'Interno e vice presidente del Consiglio, ha sparigliato le carte su quella che sarebbe la quinta chiamata alle urne dei residenti nel Comune di Venezia, per chiedere loro se dividere amministrativamente Venezia e Mestre. Una prospettiva cui si oppone il sindaco Luigi Brugnaro che è ricorso al Tar sia come Comune che come Città metropolitana ritenendo che la consultazione sarebbe illegittima in quanto per questa materia non si dovrebbe più applicare la legge regionale, come previsto dalla Costituzione, ma la nuova legge Delrio che disciplina le Città metropolitane. A elezioni avvenute, l'ex premier Gentiloni si era rivolto alla Consulta per conflitto di attribuzione avverso la decisione con cui la Regione Veneto ha indetto il voto per il 30 settembre. Adesso, però, il neo capo del Viminale annuncia che darà mandato all'Avvocatura dello Stato di fare retromarcia, fermo restando che pende sempre il ricorso al Tar che si pronuncerà il 18 luglio.
LE REAZIONI
«Non commento fa sapere Brugnaro perché non intendo personalizzare la questione. L'ho detto fin dall'inizio. Abbiamo sempre e solo sostenuto che sia importante verificare la legittimità prima di chiamare i cittadini alle urne. Per il resto mai ci siamo intestati la cosa e mai lo faremo». Esultano, invece, i comitati che chiedono la celebrazione del referendum e che hanno raccolto oltre 9 mila firme per strappare un nuovo voto, dopo che nelle prime tre consultazioni aveva vinto il no alla separazione e nella quarta non era stato raggiunto il quorum. «Bravo Salvini! Gentiloni ha sbagliato così come anche le impugnazioni di Ca' Farsetti e Ca' Corner non hanno mai avuto ragion d'esistere. La Costituzione parla chiaramente nell'attribuire il potere di dividere le circoscrizioni comunali alla Regione, ma evidentemente c'è chi la Carta la usa a spot, a suo uso e consumo. È giusto che i cittadini votino e personalmente resto separatista», dice il consigliere regionale leghista Alberto Semenzato. A Venezia, però, la posizione del Carroccio è diversa, con la consigliera comunale Silvana Tosi che sottolinea: «Nel metodo è giusto far votare. Nel merito lasciamo libertà di voto». Ad applaudire a Salvini, a conferma del nuovo asse governativo pentaleghista, è la capogruppo dei Cinquestelle Sara Visman: «Noi siamo sempre per la democrazia diretta». Tra i contrari, come il senatore del Pd Andrea Ferrazzi e il giornalista Maurizio Crovato, figura di primo piano della lista fucsia del sindaco, emerge un interrogativo: «E se si vota e poi si scopre che il referendum era illegittimo, che si fa?». «Gentiloni aveva promosso il ricorso proprio per fare chiarezza, perché sarebbe bizzarro far votare e poi scoprire che non si poteva e la pronuncia non conta nulla», sostiene Ferrazzi.
Alvise Sperandio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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