IL CASO
VENEZIA La storia è questa: la veneta Maria Angela Riva è stata

Martedì 17 Ottobre 2017
IL CASO
VENEZIA La storia è questa: la veneta Maria Angela Riva è stata ingaggiata come tirocinante dall'eurodeputata campana Isabella Adinolfi, rappresentante del Movimento 5 Stelle, formazione di cui a Bruxelles è leader il trevigiano David Borrelli, nella vita compagno della nuova collaboratrice. Per il settimanale L'Espresso, che ha svelato il retroscena, si tratta di un chiaro caso di «casta». Il braccio destro dei Casaleggio (Gianroberto prima e Davide poi) si difende e contrattacca: «Non l'ho certo assunta io, chi si azzarda a sostenere mie presunte pressioni se ne assumerà ogni responsabilità». Ma la Rete questa volta non sembra voler perdonare.
LO STAFF
Ogni europarlamentare può contare su un fondo di 24.164 euro al mese, erogato direttamente dall'istituzione, per pagare uno staff composto da diverse possibili figure: gli assistenti accreditati stanno a Bruxelles, Strasburgo o Lussemburgo e dipendono dal Parlamento Europeo; gli assistenti locali assistono il deputato nel suo Stato membro di elezione, in forza di contratti gestiti da un terzo erogatore riconosciuto che garantisce il rispetto delle disposizioni in materia di previdenza e fisco; i tirocinanti possono effettuare uno stage retribuito nei locali del Parlamento o nello Stato di elezione. Riva appartiene a quest'ultima categoria: professionista freelance, esperta di pubbliche relazioni e organizzazione di mostre, critica d'arte, è una dei dieci collaboratori dell'onorevole Adinolfi, componente del gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta, la forza euroscettica guidata dal britannico Nigel Farage e, fino al gennaio scorso, pure da Borrelli, in qualità di co-presidente.
Nella vita privata David e Maria Angela sono fidanzati. Lui primo consigliere comunale grillino d'Italia (a Treviso nel 2008, quando il M5S non era ancora stato fondato), lei candidata alle ultime amministrative proprio nel capoluogo della Marca (ma le 19 preferenze ottenute non bastarono per farla entrare a Palazzo dei Trecento). Un legame che, alla luce del nuovo incarico professionale della 44enne, siti e social stigmatizzano, tanto più quelli frequentati dai detrattori del Movimento. Leggere per credere le decine di commenti furiosi postati sul profilo Facebook Il M5S non ci piace, del tipo: «Pure i grilli tengono famiglia», «Mai vista una parentopoli gigantesca come quella grillina», «E si strappavano le vesti quando un ministro (Giuliano Poletti, ndr.) disse: più utile una partita di pallone che mandare curriculum alle aziende». E via di questo passo.
ACCUSA E DIFESA
Più di tutto all'ideatore della piattaforma Rousseau viene rinfacciata la dura posizione presa nel 2013 in riferimento ad Alessandro Gnocchi, candidato sindaco pentastellato e unico consigliere eletto a Treviso, finito nell'occhio del ciclone per aver avanzato la candidatura di due colleghe e della fidanzata nell'Ente Parco del Sile. «Proporre la propria compagna per un posto di lavoro ci sembra eticamente discutibile. Il tutto anche se la persona in questione ha un buon curriculum», tuonò Borrelli, chiedendo le dimissioni di Gnocchi (che invece lasciò il M5S ma rimase in consiglio comunale). «Parole che ripeterei anche adesso dice l'eurodeputato perché si tratta di una vicenda completamente diversa. All'epoca quella persona era stata sponsorizzata direttamente dal consigliere, mentre nel nostro caso la mia convivente è stata selezionata in piena libertà da una mia collega, da cui ho preteso una lettera con cui mi libera da ogni coinvolgimento nella sua scelta. Se Isabella avesse assunto Maria Angela perché è la mia compagna, dovrebbe licenziarla subito. Ma sono sicuro che non è andata così, questo è solo fango da campagna elettorale».
In serata la conferma di Adinolfi: «Questo è sciacallaggio, Borrelli non c'entra nulla. Constato con tristezza che passano gli anni, ma la situazione di noi donne non cambia: prima di essere considerate per il nostro curriculum, per le nostre competenze e esperienze lavorative, veniamo giudicate per il fatto di essere compagne di. È una vergogna».
Angela Pederiva
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