IL CASO
VENEZIA Fabio Gaiatto, il trader finanziario condannato ad oltre 15 anni

Mercoledì 20 Novembre 2019
IL CASO
VENEZIA Fabio Gaiatto, il trader finanziario condannato ad oltre 15 anni di reclusione per una truffa milionaria ai danni di numerosi risparmiatori ha ingenti somme di denaro ancora nascoste all'estero, in Croazia. Lo sostiene il consulente del lavoro di Torre di Mosto, Angelo Di Corrado, in un interrogatorio sostenuto nel marzo del 2019, nell'ambito dell'inchiesta per la quale è stato arrestato lo scorso febbraio, quella sulle infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale e sul boss Luciano Donadio, per conto del quale si occupò di frodi tributarie e altri illeciti societari, e che dopo l'arresto ha iniziato a collaborare con la Procura.
Di Corrado ha raccontato di aver incontrato Gaiatto durante l'ora d'aria nel carcere di Tolmezzo, nel quale erano entrambi detenuti, e di aver ricevuto da lui confidenze e proposte su possibili progetti futuri.
HOLDING A MALTA
«Mi ha detto che i denari che lui ha investito e attualmente giacenti all'estero sono quelli dei casalesi e delle Acciaierie Valbruna... Mi ha anche chiesto di aiutarlo, appena usciamo dal carcere, creando una holding a Malta o Cipro che dovrebbe controllare una finanziaria incaricata di ottenere licenze ad operare nel mercato finanziario, facendo così confluire il denaro che attualmente si trova in Croazia intestato ad un prestanome».
Verità o invenzioni quelle raccontate dal consulente del lavoro, in passato molto ben introdotto in Fincantieri e ora indagato anche a Roma per corruzione di un ex ambasciatore? Spetterà agli investigatori scoprirlo.
Resta il fatto che Di Corrado mostra di conoscere molti dettagli dei rapporti che Gaiatto ha intrattenuto con il boss Donadio e con uno dei suoi uomini di fiducia, Samuele Faè, di Caorle, il quale sostiene di aver perso nel crac della Venice investments di Gaiatto circa 7 milioni di euro, parte dei quali erano probabilmente del boss di Eraclea. Secondo Di Corrado, la rimanente parte del denaro era del titolare delle Acciaierie Valbruna di Vicenza, Michele Amenduni, versione però smentita da Faè: «La provvista che usavo era data dalla disponibilità di denaro che mi derivava dall'acquisto dalla Sineco (società mineraria) di materiale minerario che pagavo a 60 giorni dalla data di consegna del materiale». Poi rivenduto a prezzo maggiorato alle Acciaierie Valbruna con pagamento alla consegna del materiale o alla firma del contratto.
LE MINACCE DI DONADIO
Anche Gaiatto, lo scorso luglio, ha accettato di rispondere alle domande del pm Terzo, ricordando che fu Donadio a presentarsi da lui per sollecitarlo a restituire i soldi a Faè quando, a causa della crisi di liquidità della Venice Investments, iniziò a non onorare i suoi impegni: «Tu non sai con chi hai a che fare», lo minacciò il boss, nel corso di un incontro al quale era presente Claudio Casella, l'ex carabiniere, poi diventato imprenditore, anche lui indagato nell'inchiesta sulla camorra ad Eraclea.
In un verbale pieno di omissis, Gaiatto ha ricordato come, successivamente, entrò in scena un gruppo di napoletani che aveva investito con lui e che pretendeva di avere indietro i soldi: «Sono andati da Donadio dicendogli che da quel momento avrebbero provveduto loro a riscuotere nei miei confronti e avrebbero poi dato la parte al Donadio per quello che riguardava Faè. Donadio aveva accettato», ha dichiarato Gaiatto, facendo riferimento all'intervento di una persona «le cui volontà Donadio rispetta», il cui nome è stato secretato.
LA TRUFFA DEI NAPOLETANI
Ma le cose non sarebbero poi andate secondo gli accordi: Gaiatto sostiene che i napoletani hanno truffato sia lui che Donadio, riuscendo ad accordarsi con il suo commercialista, e recandosi in Croazia a prelevare «somme di denaro di cui si sono impossessati andandosele a prendere direttamente a Pola». Versione che non corrisponde però alle risultanze dell'inchiesta svolta a Pordenone, dove Gaiatto è già stato condannato e il commercialista contro cui punta l'indice figura parte offesa.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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