IL CASO
SAN DONA' DI PIAVE «Sono una operatrice sociosanitaria alla casa

Venerdì 9 Aprile 2021
IL CASO SAN DONA' DI PIAVE «Sono una operatrice sociosanitaria alla casa
IL CASO
SAN DONA' DI PIAVE «Sono una operatrice sociosanitaria alla casa di riposo, sono tra coloro che non avevano voluto farsi il vaccino. Ma non sono responsabile dei contagi di questi giorni». La dipendente dell'Ulss 4 (ha chiesto di evitare il nome) ha sessant'anni, sessantuno fra qualche settimana, e da trentuno lavora alla casa di riposo Monumento ai Caduti di San Donà di Piave, la struttura balzata agli onori della cronaca per il numero elevato di contagi (59 in tutto), situazione per certi versi anomala visto che la maggior parte degli ospiti (tranne 4 su 165 complessivi) si è vaccinata e così buona parte dei dipendenti (tranne 23 su 130).
I CONTAGI
«Anche se vaccinati il tampone può risultare positivo, in genere debolmente positivo proprio come riscontrato in questi casi. Tuttavia ciò non significa che siamo in presenza di nuovi contagi, bensì del riscontro di una sorta di cicatrice di una vecchia o precedente infezione», così aveva voluto spiegare il neo direttore del dipartimento di prevenzione dell'Ulss 4, Anna Pupo. E ieri è stata proprio l'operatrice a precisare che con quei contagi lei non centra, non si sente per nulla responsabile.
«I tamponi sono sempre risultati tutti negativi ed ho sempre usato tutti i dispositivi che la struttura mi aveva fornito», ha ribadito con forza. Lei è una operatrice addetta all'assistenza. Una oss insomma. Nella prima fase delle vaccinazioni, quando ospiti e personale delle rsa di tutto il Veneto Orientale (complessivamente 12, per circa 2200 persone) vennero inseriti nell'elenco delle categorie da sottoporre a vaccino, c'è chi ha ritenuto di non farlo. E tra il personale del Monumento ai Caduti che non ha voluto farsi vaccinare c'è, appunto, lei.
L'OBBLIGO
«Non l'ho fatto perché mi sembrava presto per farlo: voleva capire bene ogni cosa relativa al vaccino. Inoltre io ho sempre lavorato a contatto con gli ospiti della struttura, anche quelli che avevano il Covid-19, quindi sempre a contatto con gli operatori e non sono mai risultata positiva. Ho sempre eseguito i tamponi, dai quali non è mai emersa la positività, neanche debolmente positiva. Senza contare che ho sempre utilizzato tutti i dispositivi (dal camice, al tutone, alle mascherin...) che mi venivano forniti dalla struttura. Non mi sono vaccinata, ma non mi sento assolutamente responsabile di quanto avvenuto in questi giorni».
Tuttavia con l'introduzione della legge del primo aprile, che obbliga tutte le persone che lavorano in determinate categorie, vedi la sanità o gli operatori delle case di riposo, anche lei dovrà vaccinarsi. «Ora che è obbligatorio, accetterò di farlo e continuerò a lavorare per questa struttura». Però ammette anche che, senza l'obbligo, lei avrebbe continuato a lavorare, pur con tutte le precauzioni del caso, senza farsi vaccinare. «Senza l'obbligo non lo farei: non sono del tutto convinta. Non nego la pericolosità del Covid-19, anzi, ma ritengo che lo sia per le persone deboli e che hanno dei problemi».
Fabrizio Cibin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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