IL CASO
PARMA Il corpo di Totò u curtu è su un tavolo d'acciaio dell'istituto

Sabato 18 Novembre 2017
IL CASO
PARMA Il corpo di Totò u curtu è su un tavolo d'acciaio dell'istituto di medicina legale, in un seminterrato dell'ospedale maggiore di Parma. Due giorni fa ha compiuto 87 anni, di cui 24 passati in carcere in regime di 41 bis che non lo hanno fiaccato. Totò Riina non si è mai pentito e per lui un funerale pubblico «è impensabile», ammoniscono i vescovi. Se in chiesa è entrato da vivo, per sposare la moglie Ninetta Bagarella, non tornerà da morto.
ARRIVA LA FAMIGLIA
Operato due volte nelle ultime settimane, da dieci giorni era in terapia intensiva nel reparto detenuti dell'ospedale e da lunedì scorso in un coma farmacologico che lo ha accompagnato fino all'ultimo battito, alle 3.37 di giovedì notte. Oggi i medici eseguiranno l'autopsia, decisa dal capo della Procura di Parma Antonio Rustico poiché «si tratta di un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti». Per disporre gli esami, come atto dovuto il pm Umberto Ausiello ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando il reato di omicidio colposo e ha informato del procedimento i famigliari, in quanto persone offese. Poi il capo dei capi sarà restituito alla moglie Ninetta e ai quattro figli. Stanno raggiungendo Parma alla spicciolata, tutti tranne Giovanni condannato all'ergastolo per quattro omicidi. Nonostante il permesso straordinario firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nessuno di loro ha ancora visto il padre, ed è mistero fitto su Ninetta Bagarella. Arriverà oggi, dice qualcuno. Se è stata accanto al marito negli ultimi istanti, lo ha fatto nell'ombra, infilandosi da uno degli ingressi laterali del padiglione. La polizia controlla a vista il portone principale, vietato avvicinarsi, il boss è un sorvegliato speciale anche da morto. «La famiglia chiede il più stretto riserbo», taglia corto il legale del capomafia, Luca Cianferoni. Del resto, come afferma il colonnello Sergio De Caprio, il «capitano Ultimo» che ammanettò Riina, «è una questione che riguarda lui, la sua famiglia e Dio». Per molti il capomafia era un padre. Per il figlio prediletto Salvuccio, naturalmente, che ha scritto su Facebook: «Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà». Ma anche per il pentito Gaspare Mutolo, ex autista e uomo di fiducia del boss, che per rilasciare la seguente dichiarazione si presenta incappucciato: «Riina era un uomo carismatico, per me è stato un papà. Non abbiamo mai litigato, a un certo punto ognuno ha preso la sua strada».
«PUBBLICO PECCATORE»
Ora a Ninetta Bagarella e ai figli non resta che attendere l'autorizzazione alla sepoltura per riportare Riina a Corleone. Nessun funerale pubblico, al massimo una preghiera privata: la misericordia, anche volendo, per il padrino sarebbe inapplicabile. Sulla mafia non si deflette, nemmeno davanti alla richiesta di esequie (che comunque per il momento non è pervenuta dai famigliari del boss). Forse in passato, soprattutto in terra siciliana, il rigore non sempre era stato applicato alla lettera dai parroci, anche solo per evitare il pubblico scandalo. Ma con Papa Francesco si è registrato un cambio di passo, una sensibilità accresciuta circa il pericolo mafioso. Che risalta anche nelle parole del vescovo di Monreale, la diocesi dove c'è Corleone e dove il boss dei boss verrà tumulato nel camposanto locale. «Con la morte di Totò Riina è finito il delirio di onnipotenza del capo dei capi, ma la mafia non è stata sconfitta e non bisogna abbassare la guardia. Il compito della Chiesa è educare le coscienze alla giustizia e alla legalità e contrastare la mentalità mafiosa». Monsignor Michele Pennisi non sa ancora quando la salma di Riina verrà trasportata in Sicilia. La decisione spetta al prefetto di Palermo. Una cosa però è chiara: «Trattandosi di un pubblico peccatore non si potranno fare funerali pubblici». I familiari qualora dovessero inoltrare la richiesta per un rito esequiale, potranno strappare giusto una preghiera al cimitero, in forma privata. Senza nessun altro. «In quel cimitero è sepolto Bernardo Provenzano. Anche per lui era stata fatta una preghiera, ma nessun funerale in chiesa e in pubblico».
LA SEPOLTURA
Ora c'è il timore che la tomba di Riina possa diventare meta di turismo di fanatici o curiosi. Il rischio è alto e nessuno esclude che il prefetto di Palermo possa disporre la tumulazione altrove. Un po' come è stato fatto quattro anni fa con Erich Priebke, sepolto in un luogo ignoto, coperto dal segreto di Stato per non alimentare pellegrinaggi di estremisti.
Franca Giansoldati
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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