IL CASO
PARIGI Scatta il primo allarme a Notre-Dame, nelle strutture della cattedrale

Mercoledì 17 Aprile 2019
IL CASO
PARIGI Scatta il primo allarme a Notre-Dame, nelle strutture della cattedrale si insinua già il fuoco. C'è preoccupazione, arriva il sopralluogo per sgomberare il campo dai dubbi. Niente di anomalo, il responso. Trascorrono altri minuti e, alle 18:43, arriva la seconda allerta, con le fiamme che hanno già raggiunto la struttura. Remy Heitz, il procuratore di Parigi, sta passando al setaccio quei 23, fatali minuti, in cui si è deciso di non agire. E durante i quali, per fortuna, il principio di cautela ha spinto i responsabili della cattedrale ad evacuare la navata piena di fedeli. Il fuoco è spento, Notre-Dame ha tremato ma è ancora in piedi, salvata sul filo dei minuti, fra i 15 e i 30 precisa il sottosegretario all'Interno, Laurent Nunez. La struttura ha tenuto ma le prime immagini all'interno sono impressionanti, con la navata centrale in buona parte a cielo aperto per il crollo del tetto e della volta. Una struttura medievale in legno di valore inestimabile: «Ci vorranno decenni» dice qualcuno, «dovrebbe essere ricostruita per le Olimpiadi del 2024», replica ancora molto confusa la sindaca Anne Hidalgo.
L'inchiesta avviata è per «disastro colposo» e da questa ipotesi gli inquirenti non si spostano. È quella «privilegiata», ha confermato Heitz, e «nulla lascia pensare» a un atto doloso. Il ministro dell'Interno, Christophe Castaner, in risposta alle ipotesi del sovranista Nicolas Dupont-Aignan («i francesi vogliono la verità»), ha detto che «chi si crogiola in ipotesi complottiste non è un politico».
IL RITARDO
Ma il fatale ritardo, l'inefficacia iniziale dell'intervento dei pompieri - lodati poi per aver salvato la struttura della cattedrale - e soprattutto la notizia del primo allarme ignorato hanno fomentato le polemiche. Anche se, già da ieri, è stata definitivamente archiviata quella sul mancato utilizzo di Canadair, ipotesi suggerita da un tweet del presidente americano Donald Trump: gli esperti sono unanimemente d'accordo con la Protezione civile, che ha escluso tale eventualità poiché bombardare d'acqua monumenti così delicati può facilmente provocarne il crollo generale. Il capo della principale impresa di restauro, una delle 5 presenti a Notre- Dame da alcuni giorni per la maxioperazione di messa in sicurezza e relooking, ha assicurato che «tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza sono stati pienamente rispettati». Le reliquie di inestimabile valore che si trovavano nella cattedrale sono in salvo, dalla corona di spine che la tradizione attribuisce a Gesù Cristo, fino alla tunica del sovrano San Luigi. I tre rosoni di Notre-Dame hanno resistito al terribile calore, mentre la buona sorte ha fatto sì che le 16 statue che troneggiano sul tetto fossero state asportate soltanto 4 giorni prima per procedere al restauro in laboratorio.
I DIPINTI
Grande il timore, invece, per i grandi dipinti: il ministro della Cultura, Franck Riester, ha detto che non potranno essere staccati dal muro per la «deumidificazione» prima di venerdì. Lo stesso Riester ha aggiunto di avere invece timore per la tenuta del pinnacolo del transetto nord, che rischia di cadere sulla strada sottostante, tanto che 5 edifici restano evacuati da ieri sera. Ha sofferto ma non è danneggiato irreparabilmente anche il monumentale organo di Notre- Dame: Johann Vexo, uno degli organisti della cattedrale, stava suonando proprio ieri sera quando le fiamme hanno attaccato la struttura. «Il sacerdote ha improvvisamente taciuto - ha raccontato ricostruendo gli ultimi minuti di funzione - ci siamo guardati tutti, sorpresi, stupiti. Ho pensato a qualcosa che non funzionava, non pensavo a un incendio, non c'era né fumo né odore. Per un minuto tutti sono rimasti in silenzio, immobili. Poi i fedeli si sono alzati e sono usciti dalle porte sul fondo, senza panico. In qualche minuto, la cattedrale si è svuotata».
Francesca Pierantozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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